“La invitiamo a rivolgersi ad un altro general contractor”. Questo parte del contenuto della lettera che secondo La Tribuna di Treviso avrebbero ricevuto i clienti nella Marca del Consorzio Sgai. A tutti gli effetti una resa divenuta obbligata per conseguenza di inchieste e sequestri plurimilionari che hanno vincolato l’operatività dell’azienda campana. I 68 titolari dei contratti sottoscritti nel trevigiano per ristrutturare immobili in ossequio alla normativa sul Superbonus 110% sarebbero così liberi di bussare altrove. Dopo mesi di attesa, denunce, smentite e contorni giudiziari non esattamente commendevoli.
Sia come sia, la stessa lettera è stata idealmente recapitata anche in via Cà Bianca. Perché se Sgai non è nelle condizioni di poter assolvere al proprio core business, figuriamoci come possa gestire un club di calcio. Sfangata in qualche modo l’ordinaria amministrazione di queste settimane, la straordinaria non può chiaramente essere onorata dalla proprietà consortile. E la Pro Patria torna ad esporre in vetrina il cartello “Vendesi”. Scenario tutt’altro che sorprendente (tracciato qui lo scorso 23 marzo), che va in ogni caso messo in parallelo con la strisciante querelle legale tra Sgai e Patrizia Testa. In soldoni, chi vorrà acquisire il pacchetto di controllo dovrà trattare con la maggioranza le quote e con la minoranza le garanzie. E al momento proposte concrete (a quanto se ne può sapere), non ne sono arrivate.
Quando il 25 novembre scorso (data posteriore alla misura cautelare nei confronti del Presidente di Sgai Roberto Galloro), la sala stampa dello “Speroni” fu teatro del passaggio di consegne tra l’uscente e l’entrante proprietà, il neo presidente Domenica Citarella dichiarò: “Il consorzio Sgai è estraneo alle vicende giudiziarie, la nostra passione per il calcio è nota a tutti. Anche tutti gli attacchi ricevuti sui social me li lascio cadere. L’impegno per fare una grande squadra ce lo metteremo tutti”. Buoni propositi. Scontratisi con la dura realtà.
Giovanni Castiglioni
