Donato Disabato (Paradiso), Francesco Mapelli (Legnano), Luca Piraccini (Caronnese), Valerio Pinto (svincolato), Emanuele Marcaletti (Gozzano), Roberto Cappai (Cynthialbalonga), Gabriele Premoli (Fossano), Riccardo Goffi (vicino al Seregno). Sono otto le uscite del Città di Varese al termine della finestra invernale di calciomercato, alcune delle quali davvero dolorose per la tifoseria biancorossa (vedi Disabato e Mapelli) soprattutto alla luce della gestione umana-sportiva-comunicativa da parte della società (vedi il caso Premoli).

A fronte dei tanti addii, la rivoluzione biancorossa ha portato a Varese sei volti nuovi: Bryan Mecca (Fanfulla), Riccardo Rossini (Casale), Alessandro Rossi (Casale), Nicolò Gremi (Novara), Roberto Candido (Casale) e Alessandro Salami (Borgosesia). Il bilancio? Posto che a governare il mondo del calcio sono sempre e solo i risultati, la tifoseria biancorossa al momento non è soddisfatta e non può esserlo: da un Varese quart’ultimo in classifica con appena 16 punti in 17 giornate (il Lumezzane, con cui si doveva competere, è a 42) ci si aspettava qualcosa in più. Mister Luciano De Paola si era lamentato di una coperta corta che resterà tale (salvo news dalla lista svincoli), ragion per cui nel girone di ritorno servirà qualcosa in più rispetto a quanto fatto vedere nell’andata. Il Varese attualmente si trova a metà strada tra la salvezza (-4) e il baratro retrocessione in Eccellenza (+4); al momento è impossibile valutare l’efficacia degli acquisti perché, lo ripetiamo, a governare sono sempre e solo i risultati.

Si può però fare un raffronto tra uscite ed entrate, utile a capire il malumore del tecnico e dei tifosi. In linea di principio tra le otto uscite e le sei entrate la situazione è quasi in parità (a maggior ragione se consideriamo che Pinto, arrivato in corsa, non ha di fatto mai giocato e né Marcaletti né Goffi erano titolari fissi); il problema sta nel bisogno di alzare l’asticella. Il Varese c’è riuscito?

Partiamo dal confronto più semplice: fuori Disabato (’90), Mapelli (’97) e Piraccini (’87), dentro Mecca (’99), Rossi (’94) e Rossini (’93). Sulla carta si tratta di sei autentiche garanzie per la Serie D, di fatto negli stessi ruoli, ma la differenza la fa proprio la maglia. I tre uscenti hanno avuto modo di dimostrare l’attaccamento ai colori biancorossi entrando nel cuore dei tifosi; proprio per questo il loro trattamento ha fatto così discutere, seppur motivato dal presidente Stefano Amirante, il quale ha ribadito come lo scarso rendimento di questa stagione abbia portato all’inevitabile separazione. Il compito del trio in entrata sarà quello di rimpiazzare tre profili del genere rendendo ancor di più ed entrando a loro volta nel cuore dei tifosi (e non sarà facile).

Fuori Marcaletti (’02) e dentro Gremi (’04), un esterno basso per un esterno basso. Anche Marcaletti ha saputo conquistarsi in fretta l’amore della tifoseria con il suo sorriso educato e la sua genuina spontaneità: mancino educatissimo e tanta corsa erano state armi importanti per il Varese che, quest’anno, ha deciso di relegarlo in panchina. Chiaro, però, che si aveva la certezza di avere un giocatore pronto ad entrare in ogni momento; il classe ’04 sarà invece un elemento tutto da scoprire e da valutare.

Fuori Goffi (’02), dentro Salami (’01). L’ex Inter doveva essere il jolly offensivo dell’attacco biancorosso, ma nelle nove presenze raccolte in campionato non ha certo impressionato e, anzi, ha convinto il tecnico a fare a meno di lui. Come esterno offensivo, in compenso, ecco il classe ’01: a Borgosesia, però, sono arrivate appena dieci presenze (di cui solo una da titolare) con un gol. Sulla carta non è il to player che scalda i tifosi, ma l’ex granata potrà senz’altro risultare utile a De Paola soprattutto se inizierà a trovare continuità di rendimento.

I confronti diretti finiscono qui perché il ruolo di Candido (’93) non coincide con quelli di Cappai (’89) e Premoli (’98). Il trequartista in arrivo da Casale è reduce da una prima parte di stagione sfortunatissima in cui non è mai potuto scendere in campo a causa di un problema alla caviglia. Come già ribadito, il suo valore è indubbio e la carriera parla per lui (il vizio del gol non gli manca affatto); qualora recuperasse appieno dall’infortunio sarebbe un elemento centrale della trequarti biancorossa e, supportato a dovere da Mecca e Rossini, potrebbe davvero fare la differenza. Il condizionale è però d’obbligo.

Di contro, al Varese di oggi manca in maniera lampante un vice Ferrario (qualora, e via di scongiuri, il centravanti avesse un problema sarebbero dolori) visto che Cappai era a tutti gli effetti la riserva dell’attaccante classe ’86. Alla punta sarda, tra l’altro, si deve il passaggio del turno con il Franciacorta e, in un momento come questo, il suo peso offensivo poteva servire; la commissione mercato ha evidentemente ritenuto che Cappai non fosse più utile al Varese e che Ferrario bastasse a reggere tutto l’attacco biancorosso.

Manca anche un adeguato sostituto di Premoli (13 presenze di cui dieci da titolare), un autentico jolly tuttofare che, seppur a volte con prestazioni altalenanti, si è sempre sacrificato per la maglia e per la squadra. Il classe ’98 è uno di quei giocatori fondamentali per il lavoro sporco, uno di quelli la cui importanza si avverte nel momento in cui non è in campo: difensore centrale, terzino, centrocampista, esterno di centrocampo, qualsiasi ruolo per ovviare alle emergenze. Il Varese, per il girone di ritorno, non avrà più un elemento del genere in rosa e, a lungo andare, la sua assenza potrebbe farsi sentire.

Va da sé che (e non ci stancheremo mai di ribadirlo) sono sempre e solo i risultati a dominare il mondo del calcio. Il Varese non vincerà di sicuro il campionato, ma è impensabile che una squadra del genere possa retrocedere: il girone di ritorno dovrà vedere i biancorossi scalare la classifica e portarsi fuori dalla red zone. Se ciò avverrà la commissione mercato potrà vantarsi di aver avuto ragione nell’effettuare tali scelte e festeggiare quello che ad oggi è l’obiettivo del Varese: la salvezza. Un traguardo leggermente diverso da quello paventato a inizio campionato, a meno che le parole del presidente Amirante (“La nostra intenzione è quella di vincere, ma non è scontato farlo“) non implicassero proprio il dover lottare per mantenere la categoria.

Matteo Carraro

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