I traguardi raggiunti con la prima squadra sono sotto gli occhi di tutti e l’Insubria Volley Mornago conosce l’importanza di avere un settore giovanile di livello per costruire una società forte. I ragazzi non vengono istruiti solo sulla pallavolo, ma vengono inseriti in un sistema di valori ed attività al di fuori dell’attività sportiva con attività specifiche. Ne parliamo con il presidente Claudio Fiozzi.

Da dove si parte per arrivare a traguardi come quelli raggiunti quest’anno?
“Abbiamo mosso i primi passi ormai da qualche tempo ed infatti abbiamo investito sul settore giovanile. Sotto questo aspetto possiamo ritenerci soddisfatti sia per la qualità della proposta, sia per i risultati; siamo infatti riusciti ad arrivare sempre alle finali con almeno un Under negli ultimi tre anni ed ai playoff con la prima divisione. Con quest’ultimi avevamo anche conquistato la serie D ma, in accordo con i giocatori, abbiamo deciso di non affrontare quel percorso”.

La vostra società non si propone solo ai più esperti e talentuosi, ma anche come punto di partenza per la pallavolo con i settori giovanili. Quanta cura mettete nella gestione dei più giovani e quali sono i vostri propositi?
“Parte tutto dalla prima impressione: lasciamo perdere l’organico della società, le pareti ed i genitori, abituiamoci a ragionare con un’interfaccia. Qual è quest’interfaccia? Gli allenatori. La società lavora su di loro ed è un processo molto complicato perché, in primo luogo, bisogna trovare un’organizzazione complessa con dei valori morali che rispecchino quelli della società; inoltre devono essere ben preparati e non basta la conoscenza, ma serve anche l’indole di proporsi ai ragazzi come un’attività positiva che possa attrarli e divertirli. Tutto questo si concretizza nella ricerca sul territorio di quelli che sono gli allenatori.

Su cosa pensa che si possa ancora migliorare nell’ambito giovanile?
“Sappiamo di avere ampio margine proprio sulla ricerca degli allenatori: eravamo partiti con un allenatore ma, per vicende che non sono dipese dalla nostra volontà, abbiamo avuto dei problemi durante l’anno perché l’abbiamo perso nel percorso e, di conseguenza, ci siamo trovati a dover tappare un buco che in precedenza incarnava tutti i crismi già citati. Chi è arrivato ha fatto un ottimo lavoro, ma non ci piace la precarietà; noi vogliamo programmare con una ricerca di quelli che saranno delle pietre importanti con cui portare avanti la società”.

Come vi proponete di aiutare i ragazzi del settore giovanile?
“Noi collaboriamo con Sumirago per il passaggio dei piccoli atleti del minivolley e dell’Under 13. Questo passaggio deve avvenire in un contesto di fiducia e, siccome conosciamo tutti coloro che lavorano lì, abbiamo deciso di fare la proposta alle nostre bimbe uscenti dal minivolley di passare a Sumirago. Abbiamo avviato un programma di sharing degli allenatori per far prendere confidenza ai ragazzi con chi li allenerà successivamente: questo funziona perché i ragazzi sono contenti e sanno già quello che dovranno fare. Inoltre i genitori possono essere tranquilli del fatto che le attività che saranno svolte dai figli saranno di buona qualità”.

Quanto impegno richiede la gestione di una stagione?
“Noi partiamo dal minivolley in questa stagione, però dipende dalle varie annate, ed abbiamo molte squadre a livello giovanile. Gestire con l’organico dell’esecutivo tutta la stagione è molto impegnativo. L’anno prossimo, avendo iniziato a programmare a gennaio, abbiamo un programma per ampliare le nostre attività accessorie in modo da far conoscere il mondo della pallavolo e renderci più visibili”.

Quali sono le attività che proponete?
“Sono principalmente attività extra pallavolo, di cui alcune hanno un valore puramente etico: per esempio quest’anno, grazie a Roberta Gobbato, siamo riusciti ad avere in palestra un equipe di medici del San Raffaele di Milano per aiutare l’associazione Donatori Midollo Osseo e, tutte e tre le volte, ha avuto un grande successo. La prima volta è stato con noi un illustre personaggio della pallavolo di anni passati come Giacomo Sintini, che ha portato la sua esperienza pallavolistica qui da noi ed, inoltre, ha raccontato della sua esperienza molto meno positiva legata alla sua malattia che lo ha avvicinato al mondo dei donatori. Abbiamo inoltre avviato un’altra attività con la pallavolo Sumirago, che ha avuto un buon riscontro. In queste iniziative il successo è rappresentato da quante persone diventino attive rispetto alla situazione presentate al posto di essere spettatori. Da noi sono stati in 30 a diventare donatori e, in un contesto così piccolo, rappresenta un grande traguardo. Abbiamo iniziato a programmare altre attività come camp estivi e tornei di beach volley, ma sono ancora in fase di studio”.

Avete avviato anche il progetto scuola, cosa vi ha portato a proporlo e quali sono le proposte che portate avanti con questa iniziativa?
“L’abbiamo dovuto accantonare per motivi di forza maggiore, ma è un progetto che portiamo avanti da tanti anni con uno dei nostri principali maestri di pallavolo per giovani, cioè Lorenzo Dell’Ernia. Andiamo nelle scuole di Mornago, Casale Litta e Sumirago per diffondere il verbo della pallavolo. Questa iniziativa ha il fine di trasmettere, fin dalla giovane età, un’educazione sportiva per ampliare il nostro bacino d’utenza. Si parte da lì per rinfoltire il nostro settore giovanile e portare i ragazzi a giocare, prima nelle squadre Under e, successivamente, in prima squadra”.

Andrea Vincenzi

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