Il suo curriculum parla da solo e se c’è un allenatore in grado di riportare la Jeraghese in alto, quello è proprio Fabrizio Baratelli. L’annata passata con la retrocessione in Seconda Categoria non ha minimamente scalfito l’animo del mister, pronto per una nuova stagione che dovrà essere quella della rinascita.
Quella dello scorso anno è stata un annata difficoltosa, cosa pensi si possa migliorare?
“Quando sono arrivato a novembre sapevo che ci sarebbe stato molto su cui lavorare: bisogna migliorare tutto partendo dai giovani rimasti. Abbiamo fatto un mercato importante e la società mi ha dimostrato di volersi impegnare seriamente in questo progetto, che deve ripartire praticamente da zero”.
Questa stagione sarà quella del riscatto?
“Come detto in precedenza sapevo quanto lavoro ci fosse da fare e come andasse fatto. Io voglio ridare appeal ed entusiasmo ad una piazza che lo merita eccome; so per esperienza che lavoro e sacrificio portano risultati, quindi dobbiamo fare bene”.
Avete fatto tanti acquisti sul mercato, cosa potranno portare i nuovi innesti?
“Abbiamo perseguito obiettivi concreti e mirati, giocatori che porteranno fisicità, forza, gamba e centimetri che, nel calcio di oggi, sono fondamentali. C’è un progetto serio alle spalle e quindi bisogna fare la differenza: il primo step è già stato fatto mandando un messaggio importante con il mercato per far capire che si vuole tornare in alto”.
Con così tanti nuovi giocatori ci saranno delle difficoltà aggiuntive nel portare risultati da subito dovendo creare un’intesa di squadra?
“Assolutamente no: non è la prima volta che mi ritrovo con tanti nuovi acquisti e, onestamente, non mi sono mai trovato in difficoltà. Abbiamo dieci ragazzi nuovi e undici confermati, ma sono sicuro che fin dal primo momento in cui si lavorerà insieme ci si conoscerà bene; sono fiducioso”.
Cosa vuoi vedere dai tuoi giocatori quando sono in campo?
“Spirito di sacrificio e voglia di lavorare, bisogna sempre dare il massimo. Io sono un allenatore da bastone e carota: si ride e si scherza fuori dal campo, ma nel rettangolo di gioco voglio vedere sudore ed impegno per dimostrare di amare questo sport. Sono poi dell’idea che siano i giocatori a rendere grandi gli allenatori, ma la squadra va costruita bene perché, tra infortuni e squalifiche, servono almeno due giocatori per ruolo. Tutti possono giocare ed andare in panchina, conta solo il bene comune della squadra”.
Chi pensi che potranno essere le vostre rivali per gli obiettivi che vi siete prefissati? C’è qualcuno in particolare che pensi possa darvi fastidio?
“Voglio ridare entusiasmo e lavorare con serietà, gli ingredienti fondamentali per fare bene. Se devo guardare agli altri penso che la Nuova Abbiate sia una squadra fuori categoria con tanti giocatori di un livello superiore che faranno un campionato a parte. Conosco bene anche il Marnate e so che lavorano bene, ma anche che il Cantello si sta rinforzando. Bisogna poi considerare tutte le altre squadre come Cuassese e Caravate, ma anche Don Bosco e Ceresium che sono ben attrezzate”.
Sarà un campionato più lungo di quello passato, pensi che questo possa aiutare a rendere meno casuale l’esito della stagione avendo a disposizione più partite e quindi potendo recuperare e rimediare agli errori?
“Finalmente torna ad essere un campionato come si deve: quello corto della passata stagione non mi è piaciuto perché rimane falsato. Spero che vada tutto bene, ma un girone deve essere composto da 16 squadre perché aiuta ad avere un campionato senza essere penalizzati da un singolo risultato”.
Andrea Vincenzi