Una categoria troppo spesso sottovalutata, eppure parliamo di un banco di prova importantissimo per i giovani calciatori che si affacciano al mondo dei grandi. La Juniores Nazionale è proprio questo, un trampolino di lancio che può portare in orbita Serie D, ad un passo dal professionismo. Categoria difficile sia vivere sia da leggere, ma la costante è rappresentata da quelle (tante) squadre che mettono al centro di tutto la crescita e la maturazione del calciatore per prepararlo a palcoscenici di livello più alto.

È il caso della Caronnese di Alessandro Munari, un gruppo compatto e coeso cui il tecnico ha già dato quell’impronta tattica che gli Under19 rossoblù ritroveranno in Prima Squadra agli ordini di Manuel Scalise. Tattica a parte, il lavoro sulla tecnica e sulla mentalità è altrettanto fondamentale: ingredienti ben amalgamati dal Munari per creare una Caronnese che sa giocare a calcio, sa divertire e, soprattutto sa vincere.

Lo dimostra il risultato ottenuto sabato scorso, quando a Caronno Pertusella i padroni di casa si sono aggiudicati il derby con la Castellanzese vincendo 2-0, ed è proprio da qui che parte la nostra chiacchierata con il tecnico. “Contro la capolista – spiega Munari – abbiamo espresso il nostro calcio portando avanti la filosofia che ci contraddistingue, quell’identità che abbiamo ottenuto lavorando con estrema umiltà. Sabato ho visto un gruppo in grado di controllare il match dall’inizio alla fine, senza mai buttare via il pallone o concedere qualcosa agli avversari. La Caronnese in palleggio ha qualità devastanti e il 4-3-1-2 ci dà equilibrio in entrambe le fasi; non posso che essere felice del risultato ottenuto”.

L’inizio del 2022 non è però stato facile con una vittoria e quattro sconfitte, poi la svolta: nelle ultime quattro partite sono arrivati altrettanti successi (di cui due contro Castellanzese e Alcione, rispettivamente prima e seconda) con 15 gol fatti e zero subìti. Cosa è cambiato?
“Credo sia normale, all’interno di un percorso in campionato, attraversare un momento di calo che può essere dovuto a numerosi aspetti. Di mio non cerco alibi e non mi attaccherò alle tante assenze avute, dato che la maturità di una squadra si evince anche nel far fronte alle emergenze; di sicuro, però, la coperta corta, un pizzico di sfiducia dopo il primo risultato negativo e un momento no in generale ci hanno portato ad affrontare un mese difficile. Qui a Caronno ho la fortuna di avere un gruppo molto coeso: c’è un’ottima connessione tra gruppo, allenatore, staff e società, si può lavorare bene senza pressioni ed è proprio quello che abbiamo fatto. Io non ho mai mollato, ho sempre creduto nel gruppo, i ragazzi hanno fatto altrettanto e ne siamo usciti più forti di prima”.

È questo il segreto della tua Caronnese, l’alchimia? Oppure c’è di più? A livello statistico siete il secondo miglior attacco e la terza miglior difesa…
“Direi proprio che la nostra forza è la coesione, sia all’interno del gruppo sia con la società nel suo insieme. Nella Juniores ci sono molti equilibri che si possono rompere, dato che a volte scendono dalla Prima Squadra giocatori che trovano poco spazio o che devono recuperare da un infortunio; il fatto che noi, già di base, interagiamo spesso con “i grandi” ci ha aiutato non poco a creare una bellissima atmosfera. La Juniores qui a Caronno, e purtroppo non ovunque è così, è tenuta in grandissima considerazione e questo aspetto vuol dire tanto: la proposta di crescita rossoblù alletta molti giocatori”.

Non è un mistero che molti tuoi ragazzi siano già in orbita Serie D: tutto questo quanto gratifica il vostro lavoro?
“Ci dà un’enorme soddisfazione ed è una motivazione intrinseca a fare ancora meglio, un assist che la società ha dato a tutti i giocatori della Juniores: le porte della Prima Squadra sono aperte a chiunque, e ciascuno dei miei ragazzi vuole dimostrare di meritarsela”.

Aprendo una parentesi sul campionato, un aspetto che balza all’occhio guardando il calendario è il rendimento altalenante di parecchie squadre. A questi livelli quanto è difficile lavorare sulla costanza e, in particolar modo, sulla mentalità dei giocatori?
“La testa è tutto, è l’aspetto su cui bisogna focalizzarsi al 100%. Un giovane ha bisogno di essere motivato, di avere un obiettivo da raggiungere, a maggior ragione in un campionato che spesso non viene considerato quanto meriterebbe. La Juniores è una categoria che mi fa impazzire: qui si costruiscono e si vanno ad affinare i giocatori che saranno un domani protagonisti in Serie D o, perché no, più in alto. Come dicevo prima, però, è molto facile rompere gli equilibri per svariati fattori, primo su tutti l’imposizione di giocatori dall’alto. Fortunatamente la Caronnese non ha di questi problemi e infatti, tolto l’inizio del 2022, abbiamo sempre mantenuto un rendimento costante. La testa fa tutto e quando ogni aspetto all’interno di una società funziona non si avranno mai problemi di questo genere”.

A tal proposito qual’ è stata la crescita all’interno del tuo gruppo?
“Sono qui da due stagioni, ma di fatto parliamo della prima dato che lo scorso anno ci siamo dovuti fermare dopo tre partite. Abbiamo  integrato parecchi 2004 ed è normale aver bisogno di tempo per amalgamare il gruppo e trovare l’alchimia perfetta; in ogni caso credo che il percorso di crescita della Caronnese sia sotto gli occhi di tutti, e qui torniamo al discorso di prima. Attualmente sto ultimando il corso per ottenere il patentino UEFA C e, studiando, ho capito quando la psicopedagogia sia importante all’interno dello sport: per questo motivo cerco di lavorare molto sulla mentalità dei miei ragazzi e sono felice di come loro rispondano”.

Dopo una gran vittoria con la Castellanzese, domani arriverà la sfida ad un’altra diretta contendente: cosa ti aspetti dalla trasferta sul campo della Casatese?
“Abbiamo riaperto il campionato: adesso mi aspetto, indipendentemente dal nome degli avversari, di vivere nove finali. Parlando con i ragazzi ho detto proprio questo: doverosi i complimenti per la vittoria di sabato scorso, ma non è ancora finita e dobbiamo confermarci giornata dopo giornata. Per quanto l’obiettivo sia la crescita del giovane, è chiaro che più ti dimostri vincente più avrai possibilità di raggiungere la Prima Squadra. Adesso siamo lì e ce la giochiamo: per assurdo consiglio di non guardare mai la classifica, perché siamo in un campionato in cui non puoi sottovalutare nessuno. Men che mai la Casatese”.

Ti aspettavi una lotta così aperta per playoff?
“Onestamente sì, questo campionato è un’altalena. Per quanto io mi concentri solo sulla mai Caronnese, dando un’occhiata veloce anche agli altri gironi vedo che ci sono sempre almeno sei o sette squadre in lotta per i playoff. Anche chi partiva un gradino dietro si è ben attrezzato nel mercato invernale, e adesso vivremo un finale di stagione al cardiopalma”.

Visto il vostro stato di forma, ci sono dei rimpianti per alcune partite?
“Bisogna essere onesti e non nascondersi dietro a un capello. Per quanto la sconfitta faccia parte dello sport, abbiamo giocato molto male contro Folgore Caratese, Fanfulla e Vis Nova. Tre partite che, in caso contrario, avrebbero potuto portare punti importanti alla nostra causa. L’importante è stato resettare e ripartire”.

Hai parlato di nove finali: cos’hai chiesto ai tuoi ragazzi?
“Di restare sempre concentrati. Non oso nemmeno immaginare a cosa potrebbe succedere se andassimo a giocare contro le ultime in classifica a testa libera. Voglio vedere i miei ragazzi uscire dal campo con la maglia madida di sudore dopo aver dato tutto ciò che hanno per contribuire alla nostra causa, giocando con grinta, determinazione e intelligenza. È questo l’input che sto cercando di dare e la mia Caronnese ha fin qui risposto alla grande”.

Matteo Carraro

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