Amaro in bocca? Sì, delusione? Forse, ma fondamentalmente anche meno di quello che in realtà dovrebbe essere. La sconfitta per certi versi inaspettata contro la Nutribullet Treviso di ieri sera lascia un senso d’incompiutezza in casa Pallacanestro Varese da archiviare presto.
L’80-89 di ieri sera con cui si è materializzata la seconda sconfitta consecutiva tra le mura amiche dell’Enerxenia Arena per la OJM spegne forse definitivamente il sogno playoff biancorosso, anche se ancora tutto può accadere in un campionato così aperto e impronosticabile, ma non deve lasciare l’amarezza e la delusione che invece serpeggiano nell’aria.
Innanzitutto Varese affrontava sì una squadra in grossa crisi, capace di vincere solo 3 delle ultime 12 partite disputate, completamente diversa però nello spirito e nell’abnegazione dopo il cambio di allenatore che, parlando di valori in campo, ha riabilitato un certo Sims, messo fuori squadra da Menetti e che nella notte di Masnago ha giocato da vero e proprio dominatore dell’area, ricostruendo l’asse play-pivot con Russel che ad inizio stagione si era mostrato assolutamente efficace.
Treviso si è mostrata squadra più fisica, più lunga e più tecnica di Varese, vincendo meritatamente una partita in cui ha saputo approcciare meglio ai 40′, reagendo anche ai momenti di difficoltà.
Non che Varese non l’abbia fatto questo, anzi, la reazione del terzo quarto sta lì a dimostrare i valori morali e tecnici di questo gruppo che però, ha messo in luce anche i propri limiti: di rotazioni, di tecnica e di esperienza.
Il fatto che l’assenza in quintetto e nel giro dei cambi di Librizzi abbia pesato così tanto poi nell’economia di gestione della gara, a detta proprio di coach Roijakkers in conferenza stampa, rappresenta al meglio il quadro della Varese di oggi.
Una squadra capace di grande imprese, come quella di una settimana fa sul parquet di Brindisi contro una squadra più forte sulla carta sotto tutti i punti di vista, ma che ha bisogno di essere al 100% in ogni suo effettivo per rendere al meglio e sostenere un’impostazione tattica davvero dispendiosa.
Dimostrazione di ciò era stata anche la partita contro Pesaro, in cui una Varese debilitata dall’influenza fece molta fatica contro l’aggressività e la fisicità degli avversari. Perché poi anche di questo bisogna tenere conto: velocità, intensità ed atletismo lasciano spazio ad una minor prestanza e peso fisico in campo. Il tutto collegato anche ad una questione puramente anagrafica: la Varese di oggi è squadra spregiudicata e dalla faccia tosta, che vive di queste caratteristiche sia nel bene che nel male, contando un’età media del gruppo molto bassa, con tanti giocatori giovani che possono peccare nella gestione di alcune partite, dove sono chiamati ad essere loro ad avere in mano in gioco e non a mostrarsi come puri scassinatori delle velleità altrui.
Una realtà dei fatti che deve essere vanto ancor di più per quanto i biancorossi stanno costruendo e che non devono smettere di costruire, perché c’è una salvezza da conquistare vincendo mercoledì contro Trieste, dove analisi, alibi e quant’altro non conteranno più nulla ma ci sarà solo da vincere per allontanare sempre più lo spettro salvezza e vivere con serenità gli ultimi mesi di una stagione che può ancora essere trionfale, nonostante tutto, nonostante sia iniziata solo tre mesi fa.
Alessandro Burin