Se negli ultimi quattro anni c’è stato un filo conduttore nelle stagioni della Pallacanestro Varese, sono i pochi infortuni muscolari che hanno colpito i tanti giocatori passati ai piedi del Sacro Monte.

Un dato importante, merito e frutto dell’ottimo lavoro del preparatore atletico biancorosso, Silvio Barnabà che, al suo quinto anno nella Città Giardino, è pronto a preparare ancora una volta al meglio la OJM in vista della stagione.
Un lavoro, quello di quest’estate di Barnabà, che assume un valore ancor più importante se considerato il fatto che quest’anno Varese ha scelto di avere sulla carta una struttura meno fisica delle altre squadre, puntando molto sulla corsa e sul ritmo di gioco.

Barnabà, come approccia a questo suo quinto anno con la Pallacanestro Varese?
“Con grande entusiasmo. Quest’anno c’è una nuova idea di club, nuove filosofie di lavoro e questo è molto stimolante. Se non ci fosse stato tutto questo cambiamento sarebbe stato entusiasmante in ugual modo iniziare, perché ogni anno porta con sé delle novità da affrontare, si spera di fare meglio rispetto all’anno precedente e non solo in termini di risultati, che nella mia area vuol dire sapersi approcciare al meglio con nuove tecnologie e metodi di lavoro. Devo dire che è molto bello avere la possibilità di lavorare e conoscere persone che magari fino a quest’anno erano al di fuori del nostro basket e questo non può far altro che accrescere il mio bagaglio di conoscenze, anche al di fuori dell’ambito lavorativo”.

Com’è stato l’incontro con il nuovo coach e il suo staff? Che impressione le hanno fatto?
“Posso dare un giudizio puramente personale, non entro nel discorso della metodica di lavoro perché su quello ci stiamo ancora confrontando e conoscendo. A livello umano ho trovato coach Brase, così come alcuni componenti del suo staff, molto aperti al confronto e alla condivisione, cosa che forse in alcune stagioni passate era venuta meno. Questo penso sia molto importante al fine di creare un ambiente in cui lavorare con grande sinergia”.

Quest’anno Varese ha fatto una scelta molto netta sul mercato, costruendo una squadra meno fisica ma più agile e versatile, che dovrà puntare tanto sulla corsa e sul tiro da fuori. Questo influenzerà il suo lavoro in fase di preparazione?
“Io non entro nello specifico della tattica perché non è un campo che mi compete. E’ chiaro che durante la preparazione, ma così poi come nel corso di tutta l’annata, quello che farò sarà andare a lavorare sulle qualità e peculiarità dei singoli per cercare di migliorarle e farle crescere sempre più. La metodologia di lavoro che imposto in palestra non cambia a seconda dei giocatori, cambiano le aree sulle quali si va a concentrare l’allenamento, in funzione delle caratteristiche dei singoli cercando di enfatizzarle. Il tutto senza sovraccaricare i giocatori che poi devono reggere le tensioni degli allenamenti e delle partite”.

Data la sua conoscenza del nostro campionato, pensa che questa tipologia di squadra avrà più difficoltà o si adatterà bene al basket italiano che solitamente è molto fisico?
“E’ difficile ora poter dare un giudizio, bisognerebbe mettere sul tavolo tutte le singole caratteristiche delle altre squadre e analizzarle una ad una e comunque, poi non è detto che ciò che vale sulla carta si realizzi effettivamente in campo. Io penso che dobbiamo arrivare più che pronti all’inizio della stagione, poi sarà il campo a dire la sua. E’ chiaro che punteremo molto sulla corsa e sulle qualità balistiche dei nostri giocatori, ma questo è evidente anche solo guardando alle caratteristiche del roster”.

Infine le chiedo che impressione le hanno fatto i nuovi arrivati e mi riferisco ai tre acquisti Owens, Ross e Brown?
“Devo dire che mi hanno fatto una buona impressione. Li ho visti tutti e tre in buono stato, nessuno ha mostrato problemi particolari. Poi è chiaro in questi giorni effettueranno le visite mediche e inizieranno a fare qualche lavoro sul campo e lì valuteremo bene tutto, però così a caldo mi hanno lasciato una bella immagine, li ho visti molto carichi”.

Alessandro Burin

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