Notare ed elogiare le prestazioni dei calciatori quando gioco e risultati vanno a braccetto è facile; farlo quando la squadra non riesce né a vincere né a sorridere, un po’ meno. Ciononostante, è proprio nei periodi di sofferenza che saltano all’occhio quei numeri e quelle performance capaci di illuminare come un faro in mare aperto. Ad oggi, nel Città di Varese, quel lume porta il nome di Carlo Ferrario. Tanto nelle gioie, poche ultimamente, quanto nelle difficoltà, troppe per il momento, l’attaccante di Porlezza è sembrato essere l’unico vero catalizzatore nella manovra biancorossa. Ferrario non lo scopriamo certo oggi: una punta da oltre 150 gol in carriera non ha bisogno di particolari presentazioni. Quello che colpisce è il suo rendimento in relazione agli eventi circostanti, tra cambi d’allenatore e malcontento generale, e le sue cinque reti messe a segno in queste prime sette giornate ne sono la conferma. Se la stagione dovesse proseguire come previsto da mister De Paola, ovvero con l’obiettivo della salvezza rispetto al primato preventivato a inizio stagione, allora i tifosi non potranno che affidare le loro speranze all’esperto numero 9.

Come sempre, è la storia a venirci incontro, permettendoci di immaginare il futuro attraverso  gli occhi del passato. Cercando tra le possibili similitudini, l’orologio dei ricordi si ferma alla travagliata stagione 2013-2014. Se la panchina si rivela un porto di mare (furono ben quattro gli avvicendamenti tra Sottili, Gautieri e Bettinelli), in attacco ci pensò una giovane punta in forte ascesa a mettere tutti d’accordo: Leonardo Pavoletti. In quel fronte offensivo che poteva contare su nomi di spicco quali Neto Pereira, Sasa Bjelanovic, Caetano Calil e Arturo Lupoli, fu proprio il livornese a rubare la scena, mettendo a referto quella che, ancora oggi, rimane la sua miglior stagione in termini di rendimento.  Le sue 24 reti furono la costante di quel Varese altalenante, capace di lottare per un posto ai playoff durante il girone d’andata, prima di crollare vertiginosamente in quello di ritorno fino allo scontro diretto con il Novara ai playout. Neanche a dirlo, il protagonista assoluto di quella doppia sfida fu sempre lui, avendo firmato tanto la vittoria per 2-0 al Piola quanto il 2-2 all’Ossola che salvò i biancorossi e condannò i piemontesi.

Il viaggio nella cronologia varesina fa tappa al 1988: il 15 febbraio il Varese Calcio affronta il primo fallimento societario della sua storia. A capo della società c’è il giovane Claudio Milanese, che racchiude nella sua figura presidenziale una cordata di investitori locali. Ripartire non è certo facile, ma la voglia di aprire un nuovo ciclo con il neonato Varese Football Club è tanta. Pietro Maroso torna in panchina per quella che sarà la sua ultima esperienza come allenatore dei biancorossi e tra i tanti arrivi del mercato estivo, è quello di Alessandro Tatti a lasciare il segno. L’attaccante toscano proveniente dal Casale diventa il protagonista di quella stagione con 11 reti, capocannoniere di quella squadra che raggiunge un anonimo decimo posto prima di tornare a trionfare l’anno successivo. Epilogo simile è stato quello di Luigi Zerbio, che nel 1987 provò a trascinare i suoi con tredici marcature messe a referto, ma non riuscendo a portare il Varese più in là di una tranquilla salvezza. Decisamente più sfortunata la sorte di Gabriele Bongiorni, capace di andare a segno ben 15 volte nel campionato ’84-’85 ma inutili ai fini del risultato finale, poiché il 17° posto finale costrinse i biancorossi a salutare la Serie B.

Gli attaccanti passati da Masnago hanno saputo scrivere la storia anche nelle stagioni avverse, caricandosi il gruppo sulle spalle e trascinando i compagni oltre le difficoltà. Probabilmente non è quanto Ferrario si aspettava di dover fare quest’anno, ma c’è da credere che un attaccante della sua caratura non saprà dire di no a una sfida intricata come questa. L’inizio, risultati a parte, promette bene e mantenendo questa media gol riuscirebbe ad arrivare ad un bottino di circa 25 reti a fine stagione: riuscirà a sorprenderci?

Dario Primerano

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