A chiunque avessero chiesto di descrivere la serata perfetta della Pallacanestro Varese lo avrebbe fatto immaginando la partita che i biancorossi ieri sera, domenica 2 ottobre, hanno giocato e vinto contro la Dinamo Sassari per 87-81. Il modo migliore per inaugurare la stagione della rivoluzione in casa biancorossa, dalla società al campo.
Una rivoluzione che però ha un unico filo conduttore, già molto visibile e determinante fin da ieri, ovvero i tifosi. La passione del pubblico biancorosso, intelligente, competente, assolutamente passionale ma anche razionale, capace di guidare la squadra nei momenti più bui senza mai abbandonarla ed in grado di ergersi a sesto uomo insostituibile nei momenti di massimo splendore del gruppo guidato da coach Matt Brase. Ieri sera gli oltre 4000 supporters presenti a Masnago sono stati questo e molto di più.
La forza in più di un gruppo che ha viaggiato a meraviglia, che ha messo in campo quell’intensità, fisicità ed energia per tutti e 40′ che dovrà essere il mantra della nuova stagione biancorossa. Una stagione che dipenderà molto dall’efficacia offensiva di un gruppo nato sulla carta per stupire in attacco ma che basa ogni suo successo sulla difesa.
Così esce fuori che la OJM viene trainata dai senatori De Nicolao e Ferrero, che in un contesto di lotta, intensità e ritmo si esaltano e sanno esaltare il gruppo, ma non solo. La squadra trova il suo leader tecnico indiscusso, Johnson, capace di saper aspettare il momento propizio per colpire anche se questo arriva dopo ben 18 minuti e rendere i restanti un proprio show personale ed essere il primo a sacrificarsi nella propria metà campo prendendo rimbalzi, ben 10 all fine i suoi, buttandosi su ogni pallone, alzando il ritmo e l’attenzione di tutto il gruppo. Un gruppo che si aggrappa ai muscoli e centimetri di Caruso che in questo momento, nulla ce ne voglia Owens, è il lungo che davvero fa la differenza in campo.
Ma al di là dei singoli è il complessivo che fa la forza di questa squadra, l’intercambiabilità dei ruoli, la versatilità estremizzata al massimo dei suoi livelli, senza schemi fissi, senza una regola precisa o un’ordine tattico da seguire, in attacco. E non si confonda questo per anarchia o caos, ma lo si inserisca in un contesto di gioco studiato e ricercato, nato e costruito per portare imprevedibilità alle giocate biancorosse.
Ci si aggiunga la bravura di Brase nell’esaltare il gruppo e la fame e la voglia di Galbiati che dalla panchina non fa passare un secondo senza una raccomandazione o un’incitamento, per quella che sembra una coppia già ben assortita.
Insomma, ciò che esce alla fine di tutto è la perfezione di una prima serata che lascia entusiasmo e la convizione di aver trovato, forse, una squadra che possa davvero vivere una stagione di alto livello, dopo annate dure e complicate. Questo è però solo l’inizio di un campionato in cui ogni lasciata sarà persa e guai a specchiarsi nella propria bellezza, perché potrebbe essere il più grande errore che questa Varese possa mai commettere.
Alessandro Burin