Stefano Bizzozi e la Pallacanestro Varese, declinata in tutte le sue forme, anche Varese Academy. Una storia d’amore che ha lasciato, da entrambe le parti, qualcosa di più di un semplice rapporto lavorativo. Dalla Serie A alle giovanili, anni di durissimo lavoro e tanta passione per un allenatore capace nell’ultimo anno di portare ben due squadre, under 19 e 17 sul tetto d’Italia.

Un ciclo arrivato a conclusione, con lo stesso Bizzozi che conferma il proprio addio ai colori biancorossi, dopo aver contribuito a scrivere un piccolo pezzo di storia.

Coach partirei dalla fine e dalla conquista dello scudetto con l’under 17, arrivato al culmine di una stagione straordinaria chiusa senza neanche una sconfitta, con 33 vittorie in 33 partite. Me la racconta dal suo punto di vista?
“Ringrazio per aver definito la stagione straordinaria. Abbiamo fatto una buona annata, non ci eravamo preposti nessun tipo di obiettivo o risultato ma eravamo partiti ad inizio anno solo con degli obiettivi di crescita per i giocatori, a livello mentale, tattico, tecnico, di conoscenza del gioco e di miglioramento difensivo. Infine abbiamo cercato di portare i giocatori ad avere una grande versatilità che gli permettesse di giocare in tutti i ruoli, come poi è stato, visto che non avevamo ad esempio lunghi di ruolo e tutti a turno si son trovati a giocare spalle a canestro”.

A livello personale che valore ha la vittoria di questo scudetto?
“E’ molto bello. Penso che questo tipo di risultato sia di prestigio per il club e crei una forma di legame all’interno del gruppo che si protrarrà nel tempo, creando quell’unione che anche tra 40 anni li porterà a ritrovarsi pensando a questo successo. Portare a casa uno scudetto permette di entrare nella storia, perchè si finisce in albo d’oro e quindi si lascia un segno tangibile di quanto fatto. Dal punto di vista dell’esperienza dei singoli ragazzi è significativo aver giocato una finale di questo livello, crea consapevolezza ed esperienza per il futuro. E’ il famoso traguardo volante come si dice nel ciclismo, si è raggiunto un obiettivo ma il vero tragurdo è più avanti. Ha un valore molto più emotivo che altro. E’ un successo che sicuramente rimane ma che non deve essere un arrivo finale ma solo un ulteriore step nella crescita dei ragazzi, come se fosse un esame universitario superato che dà la spinta per arrivare alla laurea. Il vero obiettivo è quello di cercare di essere i migliori giocatori possibili e tramite lo sport cercare di diventare delle persone migliori”.

Allargando il discorso anche all’under 19, si aspettava una stagione di questo livello? Si può dire che esiste un trucco Bizzozi che ha portato a questi risultati?
“Mi piace la definizione “trucco Bizzozi” (ride, ndr). Sinceramente non mi aspettavo un’annata del genere, l’under 19 ha ottenuto un titolo nazionale vincendo la Next Gen LBA che è molto importante e c’è il rammarico di aver disputato i playoff senza 4 giocatori di spessore. Penso che il segreto che riguarda me ed il mio metodo di lavoro sia quello di non pensare al risultato ma solo al miglioramento o alla crescita dei giocatori. Spesso io non so contro chi giochiamo e nemmeno a che ora, mi concentro solo sugli allenamenti e su cosa devono fare i ragazzi. Da quando non penso al risultato diciamo che arriva più spesso un esito positivo, che poi non è solo vincere o perdere una partita, è anche e soprattutto vedere lo sviluppo e la crescita dei ragazzi in campo. Molte volte nei settori giovanili si dice che vincere è come perdere e perdere è come vincere, quindi penso che più siamo liberi da questo tipo di pressione e più si può essere liberi quando si giocano anche finali di un certo livello, come quella con la Stella Azzurra per l’under 17 o quella con Treviso in Next Gen per i 19. Io penso sia molto più difficile se ci si concentra sull’avversario che si deve andare ad affrontare invece che pensare di dover giocare solo contro se stesso per migliorarsi ogni giono di più. Non so se questo sia giusto o sbagliato ma è ciò che contraddistingue il mio lavoro. In questa annata non abbiamo mai fatto video o sedute di studio degli avversari. Ci siamo sempre e solo concentrati su noi stessi e devo dire che questo metodo di lavoro ha portato risultati”.

In questi giorni si è vociferato di un suo addio a Varese Academy, lei me lo conferma?
“Sì confermo. Penso che ormai siamo arrivati alla fine di un ciclo ed è giusto che le strade si separino. In questi tre anni abbiamo fatto tantissime cose e penso che si sia esaurito tutto ciò che io potessi dare alla pallacanestro giovanile di Varese. In più, ritengo che concludere con un successo sia meglio che andare avanti e non essere certi di poter dare qualcosa di concreto. Devo ringraziare il presidente Ponti per quello che ha fatto per Varese Academy e mi auguro che sia per loro che per Pallacanestro Varese con questo nuovo progetto, si sviluppi tutto per il meglio”.

Nel suo futuro c’è già qualcosa?
“No, se non il fatto che adesso andrò a casa per stare un po’ di più con la mia famiglia. Non perché loro abbiano deciso questa cosa, ma per recuperare quanto il covid ha tolto in questi anni a chi fa il mio lavoro. Con la pandemia la mia famiglia non è mai potuta venire qui a trovarmi e viceversa. Noi siamo andati avanti a lavorare senza mai fermarci e questo a livello di rapporti familiari ha tolto molto. Credo che adesso sia il momento giusto per recuperare quanto tutta questa pandemia ha tolto”.

Possiamo però dire che lei a Varese lascerà un pezzo di cuore?
“Assolutamente sì. La motivazione del mio addio è quella che ho detto prima. Ritengo si sia esaurito il mio ciclo ma non è una cosa negativa, anzi. Sarebbe stato lo stesso anche se non avessimo vinto lo scudetto con l’under 17. E’ chiaro che la mia storia qui a Varese mi lascerà sempre qualcosa di indelebile. I primi due anni con la Prima Squadra sono stati unici. Il primo qualcosa di storico che solo un problema al polpaccio di Dunston non ci ha permesso di concludere in gloria, il secondo più duro nel quale eravamo ultimi e poi sotto poi la mia gestione penso abbiamo fatto bene, chiudendo noni con alcune vittorie in fila e con la possibilità di arrivare quinti, svanita con Siena al supplementare quando Banks sbattè la testa contro l’arbitro e fu costretto ad uscire. Infine con Varese Academy abbiamo fatto un buon lavoro, dico con orgoglio che Librizzi e Virginio hanno fatto parte del loro percorso di crescita con noi e quindi qualcosa gli abbiamo lasciato e siamo orgogliosi di quello che hanno raggiunto. L’anno scorso abbiamo fatto le finali regionali, quest’anno tante finali nazionali, insomma qualcosa abbiamo fatto. Varese mi rimarrà nel cuore e spero e penso di aver lasciato qualcosina ai colori biancorossi e questo dare e ricevere è sempre la cosa più bella per un allenatore”.

Alessandro Burin

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