La settimana di pausa dal campionato LBA si sta rivelando molto utile per cercare di analizzare a fondo quella che è stata la rinascita dell’ultime mese in casa Pallacanestro Varese. 5 vittorie su 6 partite ed una nuova identità per la truppa di coach Roijakkers che si sta regalando una seconda parte di stagione da grande protagonista, un po’ sulla falsa riga di quello che è stato lo scorso anno.

La Openjobmetis Varese di oggi è squadra vera che è ripartita da un concetto fondamentale, quello dell’unità di gruppo, con giocatori che amano aiutarsi in campo e trovarsi al di fuori, in una chimica ed alchimia che si respira e si percepisce in ogni angolo del Lino Oldrini.

Sarebbe però troppo approssimativo ridurre la rinascita varesina ad una mera questione mentale o di spirito, perché nella ripartenza che Varese ha messo in campo da ormai un mese c’è tanta tecnica e tattica ed in questo, una caratteristica che si nota più delle altre, è l’efficacia del tanto caro asse play-pivot che è tornato a funzionare.

Ad inizio stagione la mancanza di un vero playmaker, con un Kell forzatamente adattato e Egbunu che tra infortuni e poco legame con Vertemati non è mai riuscito ad esprimersi, avevano tolto la spina dorsale a Varese, che infatti non è mai riuscita a consolidarsi e trovare una propria struttura. Con l’arrivo di Roijakkers, la nuova esplosione di De Nicolao e la ormai nuova vita di Sorokas nel pitturato da 5 purissimo, hanno restituito l’assunto più vecchio e più importante della pallacanestro.

Non è un caso che anche lo scorso anno la OJM di Bulleri, trovò una propria continuità e con essa la salvezza, nel momento in cui Ruzzier ed Egbunu riuscirono a costituire questo asse, così come sta avvenendo quest’anno.

Un asse atipico, quello di oggi, perché Sorokas sulla carta non doveva essere un lungo ma lo fa talmente bene che sembra nato apposta per questo e che con la sua totalità nel ruolo, capace di colpire da due, da tre e reggere il peso nella lotta a rimbalzo grazie al proprio atletismo, sta dando un punto di riferimento costante a tutta la manovra biancorossa e perché De Nicolao, fino a gennaio, era in fondo alle rotazioni di Vertemati, che addirittura gli preferiva il buon Amato, e forse basta questo per capire tanti dei problemi di Varese della prima parte di stagione.

Una coppia, quella De Nick-Sorokas, supportata dal grandissimo lavoro di Siim-Sander Vene, vero uomo cardine capace di tenere insieme tutte le fila del gioco biancorosso. Un gioco che ha ritrovato la propria struttura portante e che per quanto possa essere un assunto cestistico di vecchia data, continua a rivelarsi vincente all’ombra del Sacro Monte: un asse play-pivot tanto atipico ma così efficace di cui non si può e non si vuole più fare a meno.

Alessandro Burin

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