Dal 1944 ad oggi il format dei game show a premi ha subìto una costante evoluzione, adattandosi continuamente alle preferenze del pubblico e al progredire dei tempi. Quale sarà il futuro dei giochi a premi in Italia?

I game show italiani tra gli anni ‘50 e ‘90

Il primo gioco a quiz approdato in Italia è stato “Botta e risposta” del 1944, un programma radiofonico condotto da Silvio Gigli, in cui il conduttore poneva domande di cultura generale al proprio pubblico e questo, per alzata di mano, poteva prenotarsi per fornire una risposta e provare a vincere prodotti di consumo reclamizzati durante la trasmissione. Con la diffusione delle televisioni, nella metà degli anni cinquanta, il format del gioco a quiz venne ulteriormente consolidato e nacquero trasmissioni di immenso successo come “Lascia o raddoppia?” e “Il musichiere”, consacrando la figura di Mike Bongiorno come quella di conduttore televisivo più apprezzato in Italia.

Lo stesso Mike Bongiorno ha portato nelle case degli italiani, durante gli anni ‘70 e ‘80, i quiz televisivi “Rischiatutto”, “Flash” e “Superflash”. Sul finire degli anni ‘80 l’emittente italiana Canale 5 mandò in onda la celebre trasmissione “La ruota della fortuna”, la cui coloratissima e iconica ruota è ancora impressa nell’immaginario dei telespettatori nati negli anni ‘90 e che, ancora oggi, ispira tantissimi giochi moderni reperibili su casinò online, in cui è possibile giocare a Crazy Time live e rivivere le stesse ambientazioni scenografiche. Impossibile, peraltro, dimenticare la celebre e accattivante sigla del gioco televisivo (Gira la ruota, yeye).

Il format televisivo, così come venne consolidato, premiava principalmente la cultura dei concorrenti, i quali dovevano dimostrarsi all’altezza di rispondere a domande relative alle più disparate categorie come storia, geografia, musica, arte e spettacolo. I fortunati vincitori potevano portare a casa premi in denaro, ma anche automobili nuove di zecca, viaggi o elettrodomestici di elevato valore.I game show degli anni 2000

Avvicinandoci ai tempi moderni, è innegabile che questo tipo di format televisivo sia mutato drasticamente, dal momento che le redazioni televisive hanno cercato di rendere sempre più spettacolari e divertenti le dinamiche delle trasmissioni. Qualcuno tra i più attempati ricorderà il celebre “Quiz show”, presentato da un giovanissimo Amadeus sull’emittente pubblica Rai 1, a cui hanno fatto seguito i game show più recenti come “L’eredità”, “Affari tuoi”, celebre gioco dei pacchi, e “Avanti un altro” condotto dall’irriverente Paolo Bonolis.

I concorrenti della nuova generazione di game show sono scelti dalle redazioni in maniera molto più attenta e cominciano a venir prediletti personaggi estrosi, buffi o semplicemente strani, ma che sono in grado di colorare di umorismo la trasmissione. A causa di ciò, talvolta, i quiz show odierni trascendono nel trash, se non addirittura nel volgare, tutto studiato rigorosamente a beneficio di un’audience più alta. La conseguenza principale è che la cultura viene messa da parte per dare risalto a un intrattenimento più leggero e meno sofisticato.

I tempi cambiano, è chiaro, e la televisione è sempre più abbandonata dalle nuove generazioni, che preferiscono un intrattenimento “on demand” che soltanto internet è in grado di offrire. Negli ultimi anni, infatti, anche in Italia hanno ottenuto grandissimo successo le piattaforme di gioco online, le quali propongono una moderna versione dei più celebri game show giocabili in tempo reale su computer e smartphone.

I game show del futuro: cosa aspettarci?

Con la rivoluzione della realtà virtuale e con lo sviluppo del metaverso, non è improbabile che presto i telespettatori di un tempo saranno in grado di proiettarsi direttamente all’interno del loro game show preferito in un casinò virtuale, sia come spettatori che come concorrenti. Una cosa è certa: la cultura verrà discutibilmente accantonata sempre di più per far spazio a un intrattenimento sempre più digeribile da parte del pubblico. Giusto o sbagliato? Su questo non ci esprimiamo per la paura di poter essere inevitabilmente definiti dei dinosauri, ma lo lasciamo stabilire a voi.

Redazione
(Foto Pixabay)

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