Lo scudetto 1990-91 della Sampdoria ha portato al MIV Varese molti tifosi blucerchiati per la proiezione del docu-filmLa bella stagione”. Alla serata organizzata dal giornalista Diego Pisati, nella inedita veste di supporter blucerchiato, e presentata dal direttore di Giocabet TV Vito Romaniello, hanno preso parte gli ex calciatori Luca Pellegrini e Beppe Dossena (che quest’anno ha festeggiato anche i 40 dal mondiale vinto in Spagna con gli azzurri di Bearzot).

A salutare il capitano della Sampdoria c’erano un gruppo dell’USD Bosto, dove il capitano della Samp ha cominciato a giocare, con in testa il presidente Osvaldo Tonelli e il dirigente Luigi Trogher, e una rappresentanza del Città di Varese: il vicepresidente Stefano Pertile è stato accompagnato dai responsabili del settore giovanile biancorosso e dai calciatori Gianluca Parpinel, Giovanni Foschiani con il baby Edoardo Cornelli.

Una storia importante quella del Varese Calcio che oltre ai fratelli Pellegrini, ha lanciato nel calcio che conta anche i campioni del mondo Claudio Gentile e Gianpiero Marini, accolti dal sindaco Galimberti qualche settimana fa. “La bella stagione” non è stata solo un racconto di sport, i simboli di quella squadra, Vialli e Mancini, hanno parlato di importanza del gruppo, di forza dello spogliatoio a volte diviso e allo stesso tempo compatto di fronte all’avversario, di grandi uomini come il presidente di quella Samp Paolo Mantovani.

Il varesino Luca Pellegrini ha voluto raccontare il suo legame Varese-Sampdoria con un aneddoto legata alla sua prima stagione in blucerchiato proveniente proprio dai biancorosso. Era la stagione 1980-81, 7 giugno 1981, 36^ giornata di campionato, la terz’ultima, al Franco Ossola si gioca Varese-Sampdoria e ai biancorossi servono punti importanti per raggiungere la salvezza mentre i liguri inseguono ancora il sogno Serie A: “Sono andato il gol nel mio stadio proprio alla prima da ex. E’ stata la rete dell’1-0 (24′ pt ndr) in una partita che finì 2-2. Mister Fascetti, che solo l’anno prima mi aveva lanciato nel modo del calcio vero a soli 16 anni, mi guardò malissimo… lo ricordo ancora oggi”.

Michele Marocco

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