Il nuovo corso del Città di Varese riparte dalla “varesinità” dei suoi tesserati (come ampiamente sottolineato dal presidente Stefano Amirante nel corso della conferenza stampa di presentazione della stagione), ma tra questi non rientrerà Lorenzo Ritondale.

Trequartista esterno (adattabile ad altri ruoli) che sa vedere bene la porta, il varesino classe ’03 è stato uno dei pilastri della cavalcata della Juniores Nazionale di Gianluca Porro (poi promosso in Prima Squadra), anche se l’accesso ai playoff è sfumato proprio all’ultimo con Roberto Civita in panchina. La rinascita del nuovo corso Under19 biancorosso targato Alessandro Ungaro ha inevitabilmente portato ad un rinnovamento della rosa e la gran parte dei protagonisti dell’ultimo biennio non ha trovato spazio nel gruppo della Serie D.

Nemmeno il varesino doc Lorenzo Ritondale che, di conseguenza, ha dovuto guardarsi intorno per trovare una nuova casa. La scelta è ricaduta sull’ambizioso Oltrepò che ha tutta l’intenzione di ritagliarsi un ruolo da protagonista in Eccellenza per conquistarsi la Serie D sul campo. “Avevo offerte da entrambe le categorie – spiega Ritondale – ma ho scelto l’Oltrepò per i valori della società e per il forte interesse che hanno manifestato nei mie confronti. Il DS Nicola Raso non ha esitato un momento per venire da Pavia a Varese e incontrarmi al Socrate: è bastata una chiacchierata per convincermi e far passare in secondo piano le altre richieste”.

Quali sono le tue sensazioni?
“Arrivo in una società che ha ambizioni importanti. Già l’anno scorso sono andati vicini a vincere il campionato ma, tra infortuni e altre problematiche, la Varesina ha avuto la meglio. La prossima stagione sarà lunga e difficile con tante squadre che avranno il nostro stesso obiettivo. Solbiatese? Non ci sono solo loro. Giocando a Varese ho imparato che non bisogna sottovalutare nessuno e il campionato sarà davvero tosto. Sono comunque ansioso di cominciare perché sarà una bella occasione per mettermi alla prova”.

Passare dall’Under19 all’Eccellenza è un bel salto: cosa ti aspetti?
“Sarà la mia prima stagione tra i grandi e ho aspettative molto alte. Credo che, per le mie caratteristiche, potrò risultare utile alla squadra: mister Porro mi ha insegnato a ricoprire tanti ruoli e, anche se nasco esterno, so giocare da centrale e in altre posizioni. Siamo solo all’inizio, è vero, ma per quello che ho potuto vedere finora noi abbiamo quel qualcosa in più che ci può garantire la possibilità di salire di categoria”.

Cosa ti ha chiesto mister Albertini?
“L’ho conosciuto quando sono andato a incontrare il presidente Catenacci a Pavia e la prima impressione è stata assolutamente positiva. L’idea base è di partire con un 3-4-1-2 o un 3-4-2-1 e io dovrei giocare da esterno ma, come ho detto, sono pronto a tutto e mi metterò a disposizione con massima umiltà. Credo che Albertini assomigli molto a mister Porro perché, fin da subito, mi ha trasmesso una carica esplosiva tale da farmi venir subito voglia di entrare in campo: è un grande allenatore e sono sicuro che porterà l’Oltrepò al successo”.

Ti sei posto degli obiettivi personali?
“Il mio obiettivo è di crescere ogni anno e, per come la vedo io, la crescita non si misura in gol e in assist: voglio solo ambientarmi in fretta e aiutare la squadra a raggiungere il suo obiettivo. Non mi interessa se farò trenta gol e se non ne farò nessuno perché preferisco vincere l’Eccellenza piuttosto che segnare a raffica e non vincere. L’obiettivo primario è il bene della squadra, se poi arriveranno gioie personali tanto meglio”.

Hai parlato di crescita, per cui è inevitabile ora aprire la parentesi Città di Varese: quanto sei cresciuto nel biennio in biancorosso?
“Sono arrivato al Varese dopo due stagioni da “bambino” alla Vergiatese e ho subito respirato una mentalità che non avevo mai visto prima: a Vergiate avevo giocato a livello regionale, ma passare ad un campionato nazionale è stato un gran bel salto. Il Covid ha portato alla sospensione del campionato ma, grazie a Gianni Califano e Andrea Scandola, ho avuto l’enorme fortuna di essere aggregato alla prima Squadra e non ho quindi mai smesso di allenarmi: da David Sassarini ad Ezio Rossi ho imparato davvero tanto ed entrambi mi hanno aiutato a crescere tantissimo. Nell’ultima stagione, invece, anche il nostro campionato ha trovato la regolarità di cui aveva bisogno e l’annata con mister Porro è stata semplicemente indimenticabile”.

La riviviamo?
“Assolutamente sì. In qualunque squadra allenerà Gianluca Porro non sarà mai un mister da panchina perché, fosse per lui, entrerebbe in campo ad ogni azione. Si è dimostrato il dodicesimo uomo del Varese: ha preso in mano una squadra che aveva ottimi valori individuali e ci ha trasformato in un gruppo coeso in grado di stare al passo con i primi. Ci ha dato la mentalità dei vincenti e, non a caso, quando è salito in Prima Squadra il Varese è tornato a vincere anche in Serie D. Purtroppo, per quel che ci riguarda, è mancato qualcosa nel finale e, senza parlare di decisioni arbitrali, non siamo riusciti ad arrivare ai playoff. C’è stata davvero tanta amarezza, ma nulla cancellerà i momenti fantastici vissuti negli ultimi due anni”.

Per quanto tu sia già proiettato alla tua prossima avventura, mi sembra di percepire un po’ di rimpianto nel non esser rimasto a Varese…
“Io ho sempre avuto un sogno: vestire la maglia biancorossa della Prima Squadra. Sono nato a Varese, Varese è la mia squadra e per me sarebbe stato magico poter rimanere. Tuttavia credo che uno capisca quando debba andarsene: io, ormai, sentivo di non far più parte del Varese e che dovevo prendere un’altra strada per poi, chissà, incontrarsi di nuovo in futuro. Era il passo necessario da fare e, insieme alla mia famiglia, abbiamo ritenuto che l’Oltrepò fosse la scelta migliore”.

Alla luce delle parole del presidente Amirante sulla volontà di investire sui varesini, ti aspettavi una riconferma?
“Non sono qualificato per fare il direttore sportivo, ma credo che come scelta tecnica ci possa anche stare: sulla carta, chi esce da una Primavera è più portato alla Serie D rispetto ad un giocatore della Juniores Nazionale. Sicuramente un filo di amarezza c’è stata, anche considerando che attualmente il Varese non ha poi chissà quanti 2003 in rosa, e credo che alcuni ragazzi della Juniores avrebbero meritato la possibilità di rimanere”.

Il tuo è un arrivederci o un addio?
“Spero sia un arrivederci, anche perché mi hanno fatto davvero tanto piacere le parole di Stefano Amirante. Dopo aver firmato lo svincolo gli ho scritto un messaggio per ringraziarlo dei due anni fantastici che ho passato al Varese e lui mi ha risposto con bellissime parole dicendo, in conclusione, che il Varese sarà sempre la mia casa”.

Cosa auguri al Varese per il prossimo campionato?
“Il loro obiettivo è vincere e hanno a disposizione un mister che ha tutte le carte in regola per portare la squadra alla vittoria. Tutti i giocatori sono fortissimi e gli auguro il meglio, anche se secondo me loro sono già il meglio”.

Matteo Carraro
foto Mattia Martegani

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