L’ istruttore di lotta greco-romana Francesco Placenti, del Kokoro Dai a Cairate, presidente regionale lombardo della FIJLKAM, illustra il mondo della lotta olimpica: gli incontri, e le differenze principali rispetto alla lotta in stile libero, e alle arti marziali.

Come avvenne il suo approccio alla lotta greco-romana?
“Mio padre, vigile del fuoco nella provincia di Palermo, era già un atleta di lotta greco-romana e ho mantenuto viva la sua passione anche quando sono venuto qui in Lombardia trent’anni fa. Questa disciplina ha una vocazione essenzialmente agonistica, ma ci sono anche degli atleti amatoriali che svolgono la stessa fase di preparazione psico-fisica”.

Quali sono le origini della lotta greco-romana e quali aspetti questa disciplina riprende dall’età classica?
“La lotta greco-romana nacque a Roma in epoca risorgimentale e in seguito si diffuse in tutta l’Europa. Nella seconda metà dell’800’, ispirandosi al classicismo, si ripresero due metodi di combattimento: gli antichi Romani combattevano solamente in piedi, mentre i Greci lottavano anche da terra, e la fusione delle due tradizioni diede origine a questo stile di lotta. Il greco-romano prevede come tecniche gli sbilanciamenti, le prese, e le proiezioni; la vittoria in un incontro si ottiene atterrando l’avversario, e bloccandolo di spalle. Il ko è definito come la schienata”.

Per quale ragione nella lotta greco-romana non sono previsti né i calci e né i pugni?
“La lotta greco-romana non è considerata un’arte marziale perché non ha lo scopo della difesa personale; è considerata come uno sport olimpico, molto disciplinato e regolamentato, nel quale sono esclusi i colpi che possono ledere gli avversari. Sono consentite invece le leve che non provocano né sforzi e né fratture alle articolazioni. Al termine degli incontri, è obbligatorio salutare l’avversario, altrimenti si incorre in sanzioni”.

Qual è la differenza tra le leve previste nel Judo e quelle della lotta greco-romana?
“Nella lotta greco-romana la divisa è un abbigliamento aderente al corpo, elasticizzato, che permette libertà di movimento, simile a quella del canottaggio; pertanto, non sono ammesse le prese al costume. Nel Judo, invece, sono previste anche le prese sia all’uniforme o judogi che alla cintura. Il lottatore in stile greco-romano deve allenarsi ad effettuare le proiezioni, ossia degli attacchi frontali o laterali, che hanno lo scopo di far alzare l’avversario da terra e di farlo cadere al tappeto di spalle”.

Quali sono le differenze principali tra la lotta greco-romana e la lotta in stile libero?
“Negli incontri di lotta greco-romana non sono previste le prese al di sotto del bacino, mentre in quella in stile libero sono ammesse. La lotta olimpionica prevede anche lo stile libero, che include sgambetti e scalciate e prevede molta più agilità e inventiva. Dal 2004, la lotta libera è consentita anche alle donne e, qualche anno fa, la nostra atleta Elena Placenti ha svolto due Europei Under15, in Ungheria e Polonia. Angela Crapio Casarola ha vinto l’Argento, nell’ ultimo Europeo Under15 femminile a Zagabria”.

La lotta greco-romana ha elementi in comune con la lotta di Sumo giapponese?
“Nel complesso, l’analogia fondamentale è il fatto che non sia consentito all’atleta di uscire dal cerchio, che è lo spazio, come il ring, nel quale si svolgono gli incontri”.

Quanto dura un incontro di lotta greco-romana?
“Alle Olimpiadi un incontro ha la durata totale di sei minuti ed è intervallato da una pausa di tre secondi nei quali gli atleti sono intorno all’angolo e parlano con i rispettivi allenatori, in merito al corretto approccio e alla strategia vincente nei confronti dell’avversario. Durante l’incontro non sono ammessi né mani in faccia né dita negli occhi, e non è consentito fuggire dall’avversario. Si possono atterrare i rivali solo usando le gambe, ma non sono previsti gli sgambetti. La portata dell’avversario fuori dal cerchio è possibile, ma la schienata al dì fuori del cerchio della lotta non è consentita: il suo atterramento di pancia vale due punti, mentre la sua caduta di spalle senza la schienata vale quattro punti e la portata fuori dal cerchio porta invece un solo punto”.

Quali sono le nazionali più abili nella lotta greco-romana?
“La Russia e i paesi in precedenza dominati dall’Unione Sovietica, le nazioni scandinave e la Germania. L’Italia e la Francia sono le prime due nazioni a livello di medaglie, negli USA è il quarto sport più praticato; negli ultimi anni anche India, Iran, Venezuela, Brasile e Messico hanno dato vida ad una bella tradizione. Enrico Porro fu un lottatore italiano che vinse la medaglia d’oro in questa disciplina alle Olimpiadi di Londra del 1908, e quest’anno, il nostro ex atleta (varesotto, ndr) Alessio Arancioha ha partecipato all’Europeo Under15 di Zagabria. La lotta greco-romana è attualmente vietata alle donne per ragioni di sicurezza, perché in ambito femminile la caduta di petto si potrebbe rivelare molto rischiosa”.

Nabil Morcos

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