Il covid-19 è tornato più forte che mai a spaventare anche il mondo dello sport. Stop, rinvii, contagi e la paura che si torni alla situazione di due anni fa stanno caratterizzando gli ultimi giorni. A questo si aggiunge poi la riapertura dopo il weekend delle scuole, con tutte le problematiche a livello di espansione dei contagi che essa si porta dietro.

In questo, tra le tante discipline coinvolte, chi cerca un po’ di luce in un buio che ormai perdura da due anni è il mondo del minibasket, costretto a combattere tra mille difficoltà per andare avanti, nonostante comprenda la parte di popolazione, ossia i bambini e i ragazzini, che in questo momento è la più colpita dall’ultima variante, senza una percentuale pesante di vaccinati in campo e con il timore che un nuovo stop possa allontanare ancora più ragazzi dalle palestre.

Il barlume di speranza per il movimento però arriva da alcune iniziative e tornei, come quello di Bassano del Grappa della scorsa settimana, in cui il BasketBall Gallarate ha partecipato, vincendo e dando l’opportunità ai proprio bambini di tornare a vivere un’esperienza così bella, che da tanto tempo mancava.
A parlarne è il responsabile del Settore Minibasket dell’HUB Sempione, Matteo Rizzo, che ha descritto in maniera accurata quanto lavoro di prevenzione sicurezza sia stato messo in campo per permettere questa manifestazione.

Com’è stato tornare a fare un torneo lontano da Gallarate e vincerlo?
“In maniera egoistica dico che ne avevamo bisogno. Uscire di casa e parlare di minibasket con istruttori che non vedevi da un po’ e che fanno questo di lavoro è qualcosa che è servita molto a noi allenatori. Si è discusso di prospettive future, della realtà che stiamo vivendo e questo ha aiutato a sentirsi meno soli. Il torneo è stato organizzato dalla MBA Association di Bassano del Grappa, nella figura di Carla Bizzotto, che ha reso il torneo a norma di protocollo in ogni sua singola attività. Le partite sono andate bene ed i bambini sono stati felici”.

Com’è stato vivere questa esperienza nel bel mezzo della pandemia?
“Chi ha organizzato il torneo è stato super preciso e preparato in tutto e per tutto. Abbiamo fatto un tampone il 27 dicembre prima della partenza il 28. Quando siamo arrivati ci hanno dato una FFp2 a testa e ritirato l’esito dei tamponi fatti. I genitori hanno alloggiato in albergo, ogni volta che venivano in palestra mostravano il Green Pass, igienizzavano le mani e tenevano la mascherina. I bambini entravano in palestra con la mascherina, il sacchettino con il loro nome fornitoci dalla signora Bizzotto, prima di entrare in campo la toglievano ed appena uscivano la rimettevano subito. I ragazzi sono stati favolosi, hanno seguito tutte le regole in maniera perfetta. In più il 29 abbiamo fatto un altro tampone di controllo, 48 ore dopo il primo. Nel momento in cui abbiamo visto tutti gli esiti negativi è stato un vero e proprio sollievo. In questo, vorrei citare i dirigenti Matteo Cucco e Maurizio Mauri che ci hanno aiutato e ci aiutano sempre molto e Damiano di Toma, che ha plasmato questo gruppo, nel quale io sono entrato in corsa, trovando un’ottima base costruita da Damiano e che continua a forgiare giorno dopo giorno”.

Questo modo di fare le cose può essere una via per arginare la pandemia in un momento in cui la fascia più colpita è proprio quella del minibasket come età?
“Non so se sia il modo giusto. Sicuramente questo è un modo. Non vorrei nemmeno che questa debba diventare la normalità con cui si organizza un torneo, nel senso che viene prima lo stupore per il tampone negativo che per la partita in campo per i bambini. Se si vuole, le cose si possono fare, con mille attenzioni e regole ma si può, come abbiamo fatto a Gallarate ad inizio anno. Ci vuole però serietà, responsabilità e che le persone si fidino dell’organizzazione”.

I genitori come stanno vivendo questo periodo?
“Qui ci sono tre diverse tipologie d’approccio dei genitori. Quelli che hanno capito che non si possono più tenere i bambini in casa e stanno facendo di tutto per riportarli alla normalità, vaccinandoli, mandandoli a tornei come questo o accettando il rischio di poter rimanere in quarantena per alcuni giorni. Poi c’è chi è mezzo e mezzo, nel senso che fa il minimo indispensabile ma è titubante su tutto. Infine c’è chi non si fida e tiene a casa il bambino perché ha paura. Nessuna di queste tre casistiche è sbagliata poiché ognuna è comprensibile. Dal mio punto di vista non posso dire che tenere a casa i bambini sia l’opzione giusta, mi auguro che molti ora vengano vaccinati e per essi cambino le regole”.

Cosa si aspetta per il 2022?
“Mi aspetto che le scuole riaprano, che cambino i protocolli del Return to play per chi è vaccinato, non meno stringenti ma diversi. Mi aspetto meno titubanza dei genitori e che possano sentirsi più tutelati a mandare il figlio a giocare. Infine, come successo per settembre, che il lavoro non solo di Gallarate ma di tutto l’HUB a livello di minibasket venga apprezzato e riesca a tranquillizzare le famiglie. Noi facciamo quattro allenamenti a settimana, questo gruppo se lo merita. Cerchiamo di portare i ragazzi in palestra e tenerli lì il più possibile dopo anni così complicati”.

Alessandro Burin

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