Il 2022 di Mattia Bellucci è stato veramente un anno magico. 7 titoli durante tutto l’arco della stagione, culminata con i due trofei Challenger consecutivi alzati al cielo tra Saint-Tropez e Vilnius, a cui, di conseguenza, si aggiunge la scalata nel ranking ATP. Dalla 681esima posizione alla 153esima, occupata questa settimana, in dodici mesi. E allora, durante il periodo di preparazione per l’inizio della nuova stagione, che vedrà, come primo impegno importante, le qualificazioni dell’Australian Open, lo abbiamo incontrato e ne abbiamo approfittato per fargli qualche domanda e conoscerlo più da vicino.

Come stai e come procede la preparazione?
“Devo dire tutto alla grande. Fisicamente mi sento a posto e stiamo entrando nel periodo finale della pre-season. Mi sto allenando un po’ a Moriggia (campi in sintetico a Gallarate, ndr) e un po’ in altre città, ad esempio sono stato a Torino e Vigevano per allenarmi con altri ragazzi professionisti, alcuni dei quali saranno in Australia con me. Sono stato anche una settimana a Sanremo, a giocare sui campi in sintetico all’aperto, per simulare le condizioni che troveremo in India (ATP 250 di Pune, ndr) e poi, appunto, agli Australian Open e per confrontarci anche con altri amici e colleghi (ad esempio Matteo Arnaldi, numero 134 ATP, ndr). Sono condizioni che mi piacciono particolarmente, spero di poter fare il meglio possibile”.

Riavvolgiamo un attimo il nastro e ritorniamo a quando eri bambino. Come hai iniziato ad appassionarti ed a giocare a tennis?
“Sempre una bella domanda a cui rispondere. Mio papà è maestro e, da quando avevo 4 anni, mi faceva giocare nel campetto vicino alla nostra casa di allora. Per me è stato amore a prima vista, piangevo perché non volevo uscire dal campo (ride,ndr). Con il passare del tempo ho ricordi anche dei primi tornei fatti puramente per divertimento, quando papà si era spostato a Solbiate Olona ad insegnare. I primi passi “competitivi” li ho svolti allenandomi, sempre con mio padre, in un campo in erba sintetica, a Castellanza. Qui mi raggiungevano tanti amici ed, ora, colleghi, come Lorenzo Rottoli (numero 762 ATP, ndr) e Filippo Speziali (numero 922 ATP,ndr). È bello vedere come anche loro siano cresciuti tanto”.

Da questo punto entriamo negli inizi veri e propri della tua carriera come tennista, prima a livello Juniores e poi da Pro..
“Esatto. A livello juniores, purtroppo o per fortuna, dato che ho frequentato una scuola superiore pubblica, ho giocato poco ed il mio percorso non è stato esaltante. Dopo aver vinto i campionati italiani Under13, mi sono un po’ “fermato” a livello tecnico e di risultati. Anche in quei pochi tornei ITF Junior che ho giocato in Italia ho raccolto risultati discreti, ma non eccellenti. La scuola, però, per me è sempre stata importante. Aver finito senza particolari problemi le superiori ed essermi diplomato è per me un traguardo magnifico. Addirittura, nell’anno del Covid, il fatto di avere la maturità in programma è stata proprio una salvezza per me, almeno potevo non pensare al fatto di non potermi praticamente allenare. Ritornando a noi, il salto nel circuito professionistico è stato graduale, ma non traumatico. Ho preso i primi punti nel 2019, ma poi, con il Transition Tour (Riforma del 2019 per agevolare la carriera ai giovani tennisti, poi abolita perché inefficace, ndr) li ho persi tutti. Dopo essermi diplomato ho ricominciato a giocare con maggior continuità, ma sentivo che ancora qualcosa non andava. Arriviamo così al torneo ITF di Gaiba del 2021 (primo ITF su erba in Italia, ndr). In questa occasione si è rotto definitivamente il rapporto tra me e mio papà come coach, anche se a livello umano eravamo e siamo molto legati. Questo è stato un evento spiacevole, ma anche la svolta, anche a livello mentale della mia carriera. Dall’Agosto 2021 ho intrapreso il mio nuovo percorso con MXP Tennis Academy, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti”.

Arriviamo, dunque, alla stagione appena conclusa. Qui si sono visti i veri frutti del lavoro, o sbaglio?
“Non sbagli. Se mi riguardo indietro credo di aver fatto la scelta giusta al momento giusto. Magari c’è stata anche un po’ di fortuna (ride,ndr). Il percorso intrapreso mi ha portato, gradualmente, step-by-step, a competere ad alto livello prima nei 15mila Dollari, poi nei 25mila Dollari (Tornei ITF con diversa somma di montepremi complessivo, ndr), fino ad arrivare nel circuito ATP Challenger. È stata una stagione incredibile, ed il salto in classifica lo testimonia. E’ arrivato tutto così in fretta, ma, probabilmente, siamo stati bravi a meritarcelo. Ci sono stati anche dei momenti complicati, con qualche problema fisico, che, però, sembrano essere rientrati”.

Ci vuoi raccontare l’emozione di vincere il primo titolo Challenger a Saint-Tropez e poi bissare subito a Vilnius?
“Esprimere a parole, anche ora che è passato un po’ di tempo, quello che ho provato è molto difficile. A Saint-Tropez arrivavo da un periodo di stop a causa di qualche problema fisico, come ti ho detto prima. Sono partito dalle qualificazioni e mi è bastato poco per capire che le condizioni e le sensazioni erano veramente buone. È stata una scalata incredibile, battendo tanti avversari di livello: Grenier, Rodionov ed, in finale, Matteo Arnaldi, mio connazionale, coetaneo e soprattutto, amico. Paradossalmente, anche se non ho incontrato avversari di livello alto come in Francia, a Vilnius è stato molto complicato ripetersi. Forse proprio la tensione che mi portavo dietro per l’ottimo risultato, o forse il cambio di condizioni di gioco (dal cemento outdoor francese a quello indoor lituano, ndr) mi hanno un po’ frenato proprio a livello tecnico e di gioco. Mi ricordo che già in viaggio guardavo intensamente il tabellone sperando di non incontrare Jules Marie, un giocatore molto forte, francese, proveniente dalle qualificazioni. Ironia della sorte, ho beccato proprio lui. Dopo averlo battuto, giocando una brutta partita (6-4 7-6 il punteggio, ndr), mi sono un po’ sciolto. Fino ad arrivare all’atto conclusivo. In quell’occasione sono stato più abile del mio avversario a gestire la pressione conquistare vincere i punti importanti. Ci ho creduto sempre ed, infine, il trionfo è arrivato”.

Dopo questi risultati in tanti si sono accorti definitivamente di te. Hai guadagnato addirittura l’opportunità di essere riserva alle Next Gen ATP Finals. Emozionante, vero?
“Direi proprio di sì. Più che emozionante è stato qualcosa che mi ha reso veramente orgoglioso. Un piccolo coronamento di un bel percorso stagionale. Già nel 2021 ero stato lì come sparring partner (compagno di allenamento dei giocatori impegnati nel torneo, ndr), ma, quest’anno, essere a Milano, vicino casa mia, come riserva è stato incredibile. La cosa positiva che porto via da quell’intensa settimana è stata la consapevolezza di essere al livello con i partecipanti della competizione. Se fosse toccato a me, non avrei di certo sfigurato”.

Parliamo adesso dell’anno che verrà. Il tuo 2023, come accennavi prima, partirà da Pune e proseguirà con le qualificazioni dell’Australian Open..
“Sì, sono molto carico per queste nuove esperienze. Saranno le mie prime qualificazioni di un ATP 250 e di un grande Slam. La rassegna indiana mi servirà, più che altro, per capire se abbiamo lavorato bene durante la preparazione e per cominciare a giocare, dopo questo periodo, match veri ed importanti. Tutto, però, finalizzato a fare bene in Australia. Arrivo al mio primo slam con un entusiasmo incredibile. Darò il 100% di me stesso, se ci sarà bisogno anche di più. Il tabellone delle qualificazioni è molto tosto e pieno di ottimi giocatori. Vedremo come andrà il sorteggio. Il mio obiettivo è quello di vincere il primo match, poi tutto quello che verrà, eventualmente, dopo, sarà un plus”.

Noi ti facciamo prima di tutto il nostro augurio di poter giocare veramente al meglio. Andando avanti con la stagione, hai già fatto una bozza di programmazione?
“Vi ringrazio. Tornando alla programmazione, direi che per forza dobbiamo essere organizzati in anticipo. Questo ci consente di pensare meno all’extra-campo quando siamo impegnati nei tornei. Dopo i due impegni prima citati, quindi, vedrò se giocare il Challenger di Nonthaburi 3 (Bangkok,ndr), in base a come andrà l’avventura a Melbourne. Dopodichè, rientrerò in Italia ad allenarmi prima di ripartire per il Nord-America. Qui sono in programma vari tornei su superfici veloci outdoor, le mie condizioni in assoluto preferite (Dallas, Delray Beach, Acapulco, ndr). Spero di potermi adattare al meglio e fare bene anche in questo contesto. Insomma, ora che ho la classifica che me lo permette, voglio giocare eventi del miglior livello possibile, anche per confrontarmi con chi mi sta sopra ed imparare da loro”.

Infine, concludo chiedendoti i tuoi obiettivi, di classifica e tecnici, per il 2023?
“Ti rispondo dicendoti che non sono un giocatore che controlla molto il ranking e le sue dinamiche. Entro sempre in campo per vincere e fare il meglio possibile. Per me la classifica è uno stimolo, ma anche uno specchio del lavoro svolto. Devo limare ancora dei dettagli per fare un ulteriore step. Personalmente conta tanto l’ordine e la continuità. L’obiettivo nel ranking è quello di entrare nella Top100 ATP di singolare. Non sarà facile ma lavoro per questo”.

Filippo Salmini

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