Quando un rapporto lungo e duraturo finisce, inevitabilmente il rumore che fa non può non passare inosservato, non solo per i protagonisti, ma anche per chi ha sempre visto in quel particolare binomio una certezza da ritrovare anno dopo anno. Era infatti questo ciò che si provava con mister Diego De Bernardi ed il San Filippo, un legame forte e apparentemente inscalfibile che la società bustocca aveva con il suo condottiero, che negli anni aveva portato un identità ad una squadra che è cresciuta di pari passo con lui. Come tutte le storie più belle tuttavia, anche questa è ufficialmente giunta al termine, e dopo averlo anticipato nella mappa delle panchine per la prossima stagione, è lo stesso De Bernardi a confermare l’addio e nella nostra intervista, oltre a raccontare le motivazioni che lo hanno portato a questa separazione, il tecnico ricorda con un sorriso tutta la sua avventura.

Dopo tanti anni di San Filippo hai deciso che era giunto il momento di chiudere la tua avventura. Quali sono state le dinamiche di questo addio?
“Le dinamiche sono principalmente il fatto di aver capito che si è chiuso un ciclo. Con questi ragazzi abbiamo riaperto un capitolo importante quattro anni fa, riportando la prima squadra a San Filippo. Grazie a loro e al presidente, i quali sono stati i miei compagni di avventura abbiamo costruito la squadra, ed ora, non c’è nulla di male nell’ammettere che questo ciclo si è concluso, anche per un discorso anagrafico. Per il bene del San Filippo ritengo quindi sia giusto che loro possano ripartire con un progetto di giovani perché sono il futuro. Spiace sempre andarsene da un posto in cui si è costruito ed in cui mi sono sempre sentito come a casa”.

Il tuo percorso in questa società infatti è alquanto lungo…
“Si esatto, ho allenato qui per la prima volta dal 2003 al 2009, per lo più con le giovanili fino alla Terza Categoria Under 18, vincendo anche diversi trofei che per una società come la nostra è sempre un motivo di vanto. La seconda parte invece riguarda questi ultimi quattro anni, in cui abbiamo portato a casa la coppa disciplina di cui andiamo molto fieri, abbiamo passato per due volte il turno in Coppa, e quest’ anno siamo arrivati ai play-off. Guardando indietro vedo con orgoglio quello che è stato fatto. Abbiamo fatto sì che il San Filippo fosse un punto sulla cartina della mappa calcistica”.

Se dovessi scegliere, qual è stato il momento più speciale di questi anni?
“E’ alquanto difficile deciderlo, ma se devo dirne uno, la più grande impresa è probabilmente la semifinale play-off del 2007, Cimiano-San Filippo per la Terza Categoria Under 18. Quell’anno avevamo iniziato il campionato così così, ma poi nel ritorno eravamo riusciti ad ingranare, agguantando i play-off da quinti, ed andando quindi contro il Cimiano che per 2 punti non era riuscita a vincere il campionato. La sensazione quando siamo arrivati da loro per la partita era quella di una goleada, ma alla fine, quasi come in Barcellona-Inter del 2010 siamo riusciti a difenderci con ordine e colpire per due volte in contropiede, vincendo per 2-0. Questa è stata la gara che ricordiamo con un grandissimo sorriso”.

Di cosa ha bisogno secondo te il San Filippo per aprire un nuovo ciclo?
“Sicuramente avrà bisogno di un’altra figura trascinante a livello di trainer, perché secondo me il lavoro che ho fatto io in questi anni ha fatto un po’ la differenza: non è stato infatti solo un compito tecnico di mettere la squadra in campo, ma specialmente il riuscire a trascinare e a coinvolgere. Ecco il San Filippo avrà bisogno di questo, di qualcuno che con entusiasmo riesca a portare tutto questo”.

Senza dimenticare poi anche i giovani…
“I giovani ci sono, specialmente l’annata 2004 che quest’anno ha fatto un’ottima stagione, e che potrebbe avere davanti un ottimo futuro. Qualche ragazzo ha già esordito quest’anno in partite per noi decisive, e tutti si sono sempre comportati benissimo. Come ho detto però, la cosa principale sarà avere qualcuno che coinvolga l’ambiente: bisogna far emozionare e far capire che vincere un campionato a San Filippo equivale e vincere dieci campionati da un’altra parte”.

Per concludere, hai già in mente dei piani per il futuro?
“Sicuramente un po’ di pausa mi ci vuole, mi dedicherò alla mia palestra e al mio lavoro. Effettivamente so già che il campo mi mancherà, perché dopo tanti anni se hai il bioritmo dell’annata calcistica è difficile uscirne. Il calcio è sempre stato parte della mia vita ed è un amore che non finirà mai. Però in questo momento è giusto anche riposarsi, fermarsi a guardare indietro quanto fatto, porsi dei dubbi sulle scelte fatte e farsi un esame di coscienza per capire dove migliorare. Poi naturalmente se arriverà qualche proposta mi siederò ad ascoltare”.

Francesco Vasco

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