Serata di amicizia, di trasporto di passione. Quella per la pallacanestro e per uno di quei giocatori che hanno scritto la storia di questo sport con le proprie gesta in campo e che ora è lì a descriverle fuori.
Nella sala Campiotti della Camera di Commercio di Varese Paolo Vittori presenta il suo libro “No gavevo premura” (edito dalla nostra Sunrise Media), che racconta una carriera, una vita passata con la palla da basket in mano, la sua migliore amica, con cui ha scritto pagine di storia enormi della pallacanestro.
Erano anni che mi dicevo che avrei scritto un librodice Vittori-. Sono molto contento di aver fatto quello che ne è uscito e spero possa piacere a molti”.

Non solo però, perché la presentazione del libro di Paolo Vittori è stata anche l’occasione per la presentazione della nuova edizione del Trofeo Garbosi, che torna a svolgersi e a riunire tanti ragazzi dopo due anni di assenza a causa del covid.
Vittori campione nato nel fenomeno goriziano del post seconda guerra mondiale grazie all’influenza degli alleati, in un libro in cui passa tutte le tappe della sua carriera, dai grandi successi sul campo con le maglie di Milano e Varese, al rapporto con la famiglia Bulgheroni, agli screzi con Nikolic, al rapporto tormentato con la Nazionale, in un percorso che ha segnato la via della pallacanestro italiana.

Ad aprire la serata non poteva che essere il primo cittadino di Varese, Davide Galimberti: “Presentare il Garbosi ed il libro di Vittori insieme oggi è qualcosa di importante per la città. L’arrivo di Vittori a Varese fu un pezzo di storia importante per la pallacanestro varesina. Oggi più che mai ci rendiamo conto quanto il mondo della pallacanestro veda Varese come punto di riferimento ed è bello il parallelismo tra la storia del basket internazionale e la presentazione del trofeo Garbosi, il più importante a livello giovanile in Italia“.

Tanti gli ospiti di rilievo presenti che hanno scritto e stanno scrivendo, in un modo o nell’atro, la storia della pallacanestro qui a Varese: da coach Recalcati a Meo Sacchetti e Toto Bulgheroni, da Max Ferraiuolo a Giancarlo Ferrero, passando per lo storico massofisioterapista biancorosso Sandro Galleani, presenti per omaggiare, ognuno a modo proprio Paolo Vittori.

Non presente fisicamente, ma solo in maniera virtuale il Presidente di regione Lombardia, Attilio Fontana: “Vittori è stato un uomo che ha dato tantissimo al basket ed allo sport, a Varese come alla Lombardia ed alla Nazionale. Il suo nome mi riporta alla Ignis degli anni 60-70. Mi ricordo ancora il giorno dell’annuncio del suo acquisto, che poi portò alla nascita di una squadra straordinaria. Ricordo anche bene la prima grande vittoria con Paolo in campo, la Coppa Intercontinentale. Fu una grande emozione e gioia“.

Immancabile un pensiero del suo compagno organizzatore del Garbosi, Gianni Chiapparo: “Vittori è stato un grande giocatore che in campo ha fatto cose grandiose, anche se la sua opera più grande è avvenuta fuori dal campo, dove ha permesso a tanti ragazzi di giocare a pallacanestro, prima creando campetti e centri qui a Varese e poi con la nascita del torneo Garbosi. La più grande idea e novità fu quella di far ospitare squadre ospiti alle realtà di Varese, abbattendo muri. Questo è un valore più grande di una vittoria sportiva”.

Tra i grandi allenatori che Vittori ha incontrato in carriera, Dan Peterson, ai tempi della Simmenthal Milano, che lo saluta con poche ma chiare parole: “Paolo Vittori un Campione con la C maiuscola. Tutti ti ricordano come un grande attaccante e difensore, ma io ti ricordo come grande portatore di palla”.
Campione in campo, esempio fuori per i giovani, come fu per Charlie Recalcati: “Io vedevo Vittori come un grande campione della Simmenthal Milano. Il mio primo ricordo di lui giocatore è di un giovane Vittori, esempio da seguire per fare carriera”.
Un giocatore che ha scritto la storia di questo sport, una storia a volte poco conosciuta o studiata dai giovani, come dice il ct della Nazionale, Meo Sacchetti: “Queste storie di vita e di basket, come quella di Paolo, servirebbe che arrivassero ai ragazzi giovani, che dovrebbero studiare di più la storia del nostro sport, per capire come si è evoluta negli anni ed i grandi che l’hanno scritta, con le loro gesta e valori“.

E poi Toto Bulgheroni, compagno ed amico di Vittori ai tempi della grande Ignis che lo racconta con quella malinconia di una grandezza passata, che chissà quando torneremo ad ammirare: “Io devo dividere la mia amicizia e conoscenza con Vittori in due parti: prima e dopo il 1969. Lui non se lo può ricordare, Ignis-Moto Morini 83-82 alla casa dello Sport, la mia prima in panchina a Varese la sua ultima alla Moto Morini. Negli ultimi anni lui incuteva timore, come giocatore e uomo, perché non dava confidenza a tutti. Nel 1969 poi abbiamo condiviso la stanza per due anni e lì il rapporto è cambiato. La città di Varese credo sia stata molto ospitale per lui ed averlo vissuto nel post carriera qui in città, per noi è stato qualcosa di unico. Per lui io provo solo grande stima”.

Alessandro Burin


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