Con il secondo posto a quota 29 punti, il Ponte Tresa è certamente una delle rivelazioni del girone A di Terza Categoria. Partendo infatti da una squadra nata solamente due anni fa, il mister Cristian Pellegrino ha saputo costruire un gruppo solido e con uno stile di gioco per preciso, raccogliendo in poco tempo già degli ottimi risultati. Non è però di certo frutto del caso, perché l’allenatore classe ’84, nonostante la giovane età, ha alle spalle diverse esperienze, specialmente all’estero, che hanno arricchito non poco il suo bagaglio calcistico. A parlarcene è proprio lui in prima persona, raccontandoci quelle che sono state le sue esperienze, oltre che naturalmente, delle ambizioni del suo Ponte Tresa.

Buongiorno mister, dopo un po’ di girovagare ti troviamo finalmente sulla panchina del tuo paese. Che sensazione ti dà allenare la squadra in cui sei nato e cresciuto?
“Esatto, io sono nato e cresciuto a Ponte Tresa e quindi anche per questo motivo ho deciso di allenare questa nuova squadra nata due anni fa. Il presidente Colabufo mi ha fatto questa proposta di sedere in panchina in questa nuova avventura, ed alla fine ha prevalso il sentimento del paese. Non nego che all’inizio ci fosse un po’ di scetticismo legato alla categoria; tuttavia ho accettato per provare una nuova esperienza e per dare una mano a quella che comunque era un società emergente. Infine, un altro motivo, è stato certamente la presenza di molti giocatori con i quali c’è un bellissimo rapporto d’amicizia e con cui non è stato difficile formare subito un bel gruppo”.

Alle spalle hai un passato molto legato al calcio svizzero. Com’è stata l’esperienza in terra elvetica?
“A 31 anni ho ricevuto una chiamata importante da parte del Lugano per il ruolo di assistente nell’Under 19. La primissima esperienza è stata però all’FC Agno, con la Juniores, quando ancora giocavo nella Seconda Lega sempre in Svizzera. Da giocatore, infatti, ho girato parecchie squadre nella zona del Ticino, mentre in Italia ho giocato solamente nel Luino tra Prima e Promozione. Ad ogni modo, con il Lugano ho fatto sette bellissimi anni insieme, terminando appunto poco fa; ho iniziato con l’Under 19, per poi arrivare fino ai campionati nazionali Giovanissimi. La parte bella di questo incarico è che tocchi con mano il professionismo: giochi partite e tornei internazionali, vai nei centri sportivi di livello, hai un’organizzazione perfetta…Insomma è stata proprio un’esperienza bella e formativa”.

Che differenze hai trovato tra quell’esperienza e questa attuale con il Ponte Tresa?
“La differenza è che a livello giovanile non hai carta bianca: c’è un direttore tecnico che ti dà un microciclo e la metodologia da attuare e tu devi seguire queste indicazioni. Poi si, puoi metterci qualcosa del tuo, ma rispettando sempre i concetti che ti vengono dati; diciamo quindi che non si può uscire molto dalle righe. Qui invece la cosa positiva della realtà di Prima Squadra è che il presidente ti chiede sì il risultato finale, ma poi fai tu tutto quello che ritieni necessario per raggiungerlo, hai carta bianca. Questa è una cosa che a me piace; poi è chiaro che in questa realtà sei solo, non hai un preparatore atletico, oppure un vice, un direttore tecnico. Le differenze principali quindi sono queste, qui ti devi arrangiare un po’ in tutto, devi essere mister, preparatore atletico, insomma un po’ un tuttofare; mentre in realtà strutturate come il Lugano hai tutte le figure a tua disposizione”.


Passando al vostro campionato, la classifica recita 29 punti ed il secondo posto a 6 giornate dalla fine. Ti aspettavi ad inizio stagione di trovarti qui a questo punto?
“L’ambizione del presidente era fare i playoff. Non mi aspettavo di essere proprio secondi, ma di stare nei primi cinque posti si, era un po’ la nostra ambizione. C’è da dire che nel girone d’andata, ma anche in questo di ritorno, siamo stati un po’ sfortunati con gli infortuni, non avendo mai la squadra al completo, ed inventandomi la formazione di domenica in domenica. Tra l’alto non avevamo nemmeno iniziato bene, facendo pochissimi punti nelle prime partite, perdendo un bel po’ di terreno già da subito. Tuttavia, come ho detto, l’ambizione è sempre stata quella di rientrare nei play-off, e siamo felici di essere per ora in linea con questa aspettativa”.

Ritieni sia ancora possibile poter insidiare il primo posto del Don Bosco?
“Secondo me no, perché loro hanno già incontrato le prime, ed ora ha un calendario agevole. In più mancano solamente sei partite, e ciò vuol dire che ne dovrebbero sbagliare almeno quattro, e vedendo i loro risulti fin qui, penso sia ormai chiaro al 100% che arriveranno primi. Noi invece cercheremo di arrivare secondi o terzi, per avere il vantaggio di giocarci i play-off in casa”.

Guardando la vostra rosa non si può non notare come ci siano due giocatori come Tafuri e Nania che stanno vivendo una grande stagione. Si può dire che anche un po’ merito del mister?
“Per quanto riguarda Tafuri, è stato sfortunato perché ha un problema al ginocchio, ed infatti le partite che ha giocato non sono state moltissime. Lui ha una potente mole fisica, che gli fa caricare sempre un peso considerevole sulle ginocchia e dunque non è mai stato al 100%. Spiace perché è un giocatore di categoria superiore che potrebbe segnare tantissimo, ed infatti i suoi gol un po’ ci mancano, ma non è colpa sua né di nessuno, perché è sempre stato martoriato da questi infortuni. Nania invece è praticamente un mio amico, abbiamo giocato anche insieme, ed è un giocatore di carattere personalità, oltre che essere un jolly in campo perché può ricoprire più ruoli. Questo fa sì che lui sia l’anima del Ponte Tresa, ed anche in fase realizzativa è uno che vede parecchio la porta, e quindi mi aspettavo da lui un campionato del genere. Io quello che ho fatto è stato solo metterli in condizione di sentirsi a proprio agio e di poter far gol”

Domenica andrete in un campo ostico come quello di Biandronno per quello che sarà un vero e proprio scontro diretto in chiave play-off. Dopo il pareggio dell’andata cosa ti aspetti da questa partita?
“Loro, quando gli avevamo affrontati all’andata, erano lì a giocarsela con il Don Bosco, ed avevano subito solo 3 gol. Stimolati dalla voglia di segnargli, alla fine eravamo riusciti a fargliene 3 qui in casa, ribaltando una partita in cui loro avevamo approcciato meglio, andando sul 2-0, salvo poi uscire meglio noi nella ripresa. Mi aspetto quindi una partita equilibrata, da loro abbiamo giocato due anni fa, in un campo che ricordo bello e molto grande, perdendo per 1-0 allo scadere sotto un acquazzone. Domenica non dovrebbe essere una giornata piovosa, per cui essendo un campo bello si potrà giocare a calcio, così come cerchiamo sempre di fare noi. Sarà una partita combattuta, loro sono molto quadrati specialmente dietro, però io penso che se giochiamo come sappiamo fare possiamo fare un risultato positivo”.

Francesco Vasco

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui