Beata ignoranza. Quella che (parole sue), Max Pesenti vorrebbe portare in dote alla Pro Patria in questa tiratissima seconda parte di stagione. Presentato oggi alla stampa, il trevigliese ha offerto a flash e taccuini pizzetto furbo, tatuaggi a nastro, sorriso sgamato e dialettica di chi va per questi mari da tempo e sa benissimo quali pesci pigliare: “Tutti conoscono i miei pregi e i miei difetti. Sono uno che non molla mai. Il carattere è quello che è. Nel bene e nel male. Mi auguro di portare esperienza e gol. Pur sperandoci, non mi aspettavo di esordire già ieri e di giocare così tanto (28’ recupero compreso, ndr). Non nego l’emozione. Sono pronto e in un paio di settimane conto di trovare la migliore condizione”.

Pronto perchè negli ultimi 4 mesi è stato aggregato (negli allenamenti) allo Zingonia Verdellino (formazione di Eccellenza guidata dall’amico Alberto Mapelli): “Li ringrazio perchè mi hanno permesso di non perdere mai la voglia di tornare“. Prima, il lungo infortunio al ginocchio con ultima partita giocata il 13 dicembre 2020 (0-1 del suo Arezzo contro il Modena) e ultimo gol il 31 ottobre precedente nel 2-2 con la Triestina. Insomma, è passata davvero una vita. Per uno che ha cambiato 12 squadre (8 negli ultimi 7 anni) e a Busto poteva approdare già nel gennaio 2016 quando Alessio Pala ne caldeggiò l’acquisto.
Per poi vederlo segnare allo “Speroni”. Sì, ma con la maglia dell’Albinoleffe (2-2 il 6 febbraio 2016). Circostanza in cui il pubblico biancoblu scottato dal (si fa per dire) tradimento diede vita ad una corrispondenza di amorosi sensi a base di contumelie assortite. Ricambiate (a rete realizzata), dal neo attaccante tigrotto. Acqua (più o meno) passata. A patto di entrare spesso nel tabellino.

A fianco di Pesenti il DS Sandro Turotti, responsabile della prima firma professionistica ai tempi della comune esperienza all’Albinoleffe: “In un periodo di menta (cambio di consonante, s’intende, ndr), considero questa una bella coincidenza. Mi conoscete, non sono abituato a prendere giocatori per 6 mesi. Ma siccome sono nato a Biella e non a Collodi, per rispetto della squadra, dei tifosi e anche vostra, voglio pensare solo alla gara di sabato con il Lecco. Quello è il nostro orizzonte. Inutile andare più in là”.
Già perché riciccia sempre il polpettone societario con la netta presa di posizione (legale) di Patrizia Testa che attende la risposta del Consorzio Sgai. Il timore riguarda non tanto l’esito della vicenda (che appare scontato), quanto la tempistica. La cui diluizione potrebbe intaccare i già fragili equilibri tecnici del gruppo. Nelle more, striscia sempre lo striscione: “La Pro Patria non è un giocattolo per piccoli imprenditori, infami e malfattori”.

A chiosa del Biellese 1, il passaggio dell’ex Gatti alla Juventus per 10 mln. Se lo sarebbe mai aspettato? “Così in fretta no. Ma che sarebbe arrivato in alto era fuori discussione. Era dominante in D, lo è stato in C e lo è anche in B. Grazie ad allenatori, contesto ed, evidentemente, anche a delle chiare qualità individuali. Ora noto però che tutti avevano previsto la sua parabola sportiva. Sorrido perché con il Verbania ci siamo fatti vivi solo noi. Altrimenti, vista la nostra attenzione all’aspetto economico, sarebbe magari andato altrove. E l’estate scorsa solo 2 società di B me l’hanno chiesto (oltre al Frosinone il Crotone, ndr). A dispetto delle tante telefonate che ho fatto anche con Direttori di Serie A. L’altro giorno uno di cui non faccio il nome ha ammesso di aver sbagliato“. Parafrasando il Trap, non dire Gatti se non ce l’hai nel sacco.                                               

Giovanni Castiglioni

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