Se sei anni e mezzo avessero forma assomiglierebbero di più ad un treno che viaggia veloce o ad un’enorme valigia difficile da chiudere, stracolma di avventure, ricordi, emozioni, lacrime? E voltarsi indietro, oggi, vede i “se” prevalere sul percorso o schiacciati ad ogni passo fatto a prescindere da dove quella strada abbia portato?
Quello che è certo è che sei anni e mezzo sono un pavimento, un tetto, una finestra, una porta, ma anche un comodino, un abatjour, un divano, un frigorifero…, qualunque cosa ricordi casa.
Samuele Piccinotti, attaccante classe ’94, ha appena varcato la soglia di quel portone, se l’è richiuso alle spalle ed ha lasciato un post-it nella buca delle lettere con scritto “Arrivederci Valceresio”.
C’è un treno per la Svizzera, fermata Ligornetto, che lo attende.
Biglietto di sola andata?”, “Andata e ritorno…almeno, io lo spero”.
Non sembra ma sono sensile, non mi far commuovereesordisce al telefono con la paura che io possa chiedergli di sfogliare l’album di ricordi. “Da qualche parte dobbiamo pur iniziare per raccontare quest’avventura” gli faccio eco.

Partiamo dall’inizio: sei anni e mezzo fa avresti mai immaginato di rimanere qui così tanto a lungo?
“Quando ho messo piede ad Arcisate arrivavo da un altro mondo, ho fatto un cambio radicale ed una scelta di vita, all’inizio non sapevo quanto potesse durare la mia esperienza, ma in poco tempo mi sono detto “Mi sa che qui ci resto per sempre”.

Wow, questa è una dichiarazione d’amore. 
“Eh sì, io di questa società sono innamorato, è famiglia, è casa, e lo sono ancor di più adesso che sto andando via”.

E perché?
“Perché avevo bisogno di prendermi una pausa dalla Valceresio e la Valceresio aveva bisogno di prendersi una pausa da me, ci sta, stiamo facendo la cosa giusta, volevo nuovi stimoli mentre questa squadra oggi necessita di altre caratteristiche, non c’è stato un litigio, una scaramuccia, un’incomprensione, davvero nulla, è solo che per un po’ dobbiamo percorrere strade diverse”. 

Cosa ti aspetti di trovare a Ligornetto?
“È una società che punta a vincere il campionato, vado in Svizzera, in un territorio che per me a livello calcistico è sconosciuto, sono pronto a rimettermi in gioco e a fare del mio meglio per aiutare la squadra a raggiungere l’obiettivo che si è prefissata”.

Restando sulla Valceresio, cos’ha questa società di diverso rispetto alle altre?
“A questo livello, ma anche se ci affacciamo qualche categoria più in su, non esiste una società così ottimamente organizzata, ognuno ha il suo ruolo ed il suo compito, la serietà di questo club è uno dei motivi che mi ha protratto per così tanto tempo qui, questo è il primo motivo per cui la Valceresio si distingue dalle altre”.

Hai instaurato tanti legami, ma ce n’è uno in particolare che ti ha coinvolto, quello con mister Basso D’Onofrio: questa decisione sarebbe arrivata lo stesso se ci fosse stato ancora lui in panchina?
“Ahi…questa è una domanda difficile…sinceramente non lo so, ma so che se sono rimasto così a lungo è anche per lui, quello che il mister ha dato a questa società e a me è indescrivibile, ho appreso tanto, siamo stati insieme per cinque anni ed in questi cinque anni questo gruppo si è allineato nelle intenzioni, nelle metodologie, nell’atteggiamento, in tante cose, ma se devo dirla tutta penso che manchi ancor di più a livello umano, ora non me ne voglia assolutamente mister Colombo, che è appena arrivato e che per me ha tutte le carte in regola per fare bene, ma 5 anni sono 5 anni, così intensi poi…”

Se ti guardi indietro riesci a mettere in fila le emozioni più belle?
“Ce ne sono tante, il gruppo è un’emozione, non ho mai visto un gruppo così, egoisticamente parlando dico il gol nel derby contro il Cantello Belfortese, ma più di tutto dico ogni inizio, la scintilla prima di ogni preparazione, ritrovarsi al campo, era quasi tutto uguale ma non c’era nulla di monotono, sempre un piacere, sempre un “Non vedo l’ora”.

Ed i rimpianti? 
“Non sempre è andato tutto come volevamo, ma per me il rimpianto è uno solo, quella partita con la Faloppiese dello scorso anno, non perdevamo in casa da un sacco di tempo ed è arrivato un ko nella gara che meno ci aspettavamo e che ha compromesso il nostro finale di campionato, ci ha tagliato le gambe e alla fine poi la sconfitta con il Ferno nei playoff è stata una conseguenza”.

Emozioni, rimpianti, già che ci siamo ci racconti anche qualche aneddoto divertente?
“Primo fra tutti la macchina di Bruno che sfonda il muretto e vola in campo, un momento epico, ancora ridiamo, un’altra volta stavano sistemando gli spogliatoi e ci cambiavamo in una specie di container, una sera entriamo e si sfonda il pavimento, l’ultimo coinvolge il direttore Marchesi, dopo due minuti segno contro la Vanzaghellese, corro ad esultare verso di lui, nello spingere la rete lui vola all’indietro e cala il gelo, quante me ne ha dette per quel livido”. “Aspetta, ne ho un altro”. Spara. “Lo sapevi che Di Carluccio tutte le domeniche mattina mi blocca su whatsapp? Da adesso lo videochiamo” (ride ndr).

Tornerai al Peppino Prisco?
“Non è che torno, non me ne sono mai andato, alleno i pulcini 2013 e sono il responsabile della scuola calcio, almeno questo lasciamelo…ma comunque sarò presente anche tutte le volte che potrò da primo tifoso”.

Cosa auguri a questa squadra?
“Di tenere sempre bene a mente l’obiettivo dei playoff, anche se non dovesse essere più raggiungibile, la Valceresio deve lottare per quello, e poi sono convinto che se i miei compagni non sbaglieranno le prime partite del girone di ritorno, ne vedremo delle belle”. 

E a Samuele Piccinotti cosa auguri per il 2023?
“Innanzitutto di non avere più infortuni, gli ultimi due anni sono stati abbastanza tormentati, e poi di riuscire a raggiungere l’obiettivo che la mia nuova squadra si è prefissato”.

Infine, sei bravo nei ringraziamenti?
“Oddio mica tanto, la lista è lunghissima, grazie a tutti i miei compagni, agli allenatori, al nostro ex presidente che per questa società ha dato l’anima anche nel periodo più brutto, quello del covid, grazie ai dirigenti, al direttore Marchesi, a tutti…come ho già detto è stato un bel viaggio”.

Solo andata? Andata e ritorno? Chissà, il calcio riesce sempre a stupire.

Mariella Lamonica

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