Roberto Prini, capo redattore della sezione calcio a SKY Sport e responsabile del coordinamento esterno degli eventi in diretta, nello scorso mese di marzo, dopo6 anni, ha lasciato l’incarico di Responsabile del Settore Giovanile alla Valceresio e, di fatto, il mondo del calcio. E’ passato a trovarci in redazione per parlare a tutto tondo del momento attuale.
“Lo avevo dichiarato apertamente proprio a Varese Sport, la mia è stata una scelta di vita e dopo 10mesi ne sono ancora convinto”.
Non ti manca il mondo del calcio… vissuto da dentro?
“E’ sempre stata la mia passione, un hobby, mai un lavoro. Un hobby da vivere a 360° dando tutto me stesso, normale che qualcosa mi manchi, ma sono contento così, ho scoperto e valorizzato tante altre cose”.
Vuoi dirmi che in questo periodo nessuno è mai venuto a bussare alla tua porta?
“Certo che sì, tre-quattro società mi hanno fatto delle proposte che mi hanno fatto anche molto piacere. Ho declinato perchè prima di tutto non potrei fare adesso quello che ho fatto alla Valceresio in una società concorrente e poi perchè il tempo che mi assorbe il weekend col mio lavoro a Sky è lo stesso di 10 mesi fa e se allora non mi sentivo più nella possibilità di fare le cose come ritengo vadano fatte, oggi è ancora così”.

Per il futuro, qualcosa bolla in pentola?
“Con due amici stiamo lavorando ad un progetto per una società professionistica. Sono due persone molto valide che sanno fare il loro lavoro, se la trattativa andrà in porto cureremo il Settore Giovanile con l’obiettivo di consolidare e sviluppare. Sarebbe un’esperienza nuova per me, in una realtà diversa dal passato, tenendo ben presente che per me sarà sempre un hobby, dove dedicherò tutto me stesso, ma un hobby”.

Visto da fuori come ti sembra il mondo del calcio giovanile nella provincia di Varese?
“Devo essere sincero: sono un po’ preoccupato. La cosa che mi ha sorpreso negativamente, leggendo le varie classifiche, è che le squadre della nostra zona soffrono molto nei campionati Regionali e molte occupano le ultime posizioni. Premetto che ho visto pochissime partite dal vivo, ma quando una gara finisce con un distacco di gol importante, c’è poco da vedere. Quando giochiamo contro le formazioni del milanese spesso prendiamo delle imbarcate e questo non va bene”.
Quali le cause, secondo te?
“La prima cosa che mi balza all’occhio è la troppa differenza che esiste tra le squadre top e quelle di livello inferiore nella nostra provincia. Diverse partite finiscono 8-0, 10-0 e questo non fa bene a nessuna delle due formazioni. Chi perde si sente umiliato e chi vince si sente fortissimo, anche se in realtà non lo è, e dunque non cresce. Manca la competitività, i ragazzi non si abituano a lottare e poi quando giocano fuori provincia si trovano davanti ad una realtà a cui non sono abituati e le conseguenze sono quelle di cui ti ho parlato prima. Forse bisognerebbe fare da subito dei gironi provinciali con delle meritocrazie: a inizio stagione si conosce già il valore di una squadra a grandi linee, dividere già le squadre in gironi equilibrati potrebbe aiutare ad aumentare la competitività. E’ necessario cambiare qualcosa, la Delegazione di Varese ha questo importante compito, ci sono persone nuove e competenti che possono sicuramente fare qualcosa. Anche per le Rappresentative: servono idee e coraggio nel metterle in pratica, andando oltre le solite logiche che conosciamo tutti”.

Le società, invece, cosa potrebbero fare?
“Beh, prima di tutto pensare un po’ di più alla qualità che non alla quantità. Le rette fanno gola a tutti e sono la linfa vitale per un Settore Giovanile, a maggior ragione in questo periodo di pandemia, però qualcosa si può fare e deve essere fatto a partire ad esempio dagli istruttori. Spesso, soprattutto nelle società più di vertice del calcio dilettanti, si da poca importanza alla crescita dei ragazzi, viene sottovalutata e viene sminuito il lavoro fatto da chi se ne occupa. Cambiare questa mentalità potrebbe essere già un primo passo importante, riconoscere i meriti a chi fa un buon lavoro è fondamentale oltre che gratificante per chi lo ha svolto, spesso dietro le quinte. Le società devono avere un occhio di riguardo per i propri collaboratori siano essi dirigenti o allenatori riconoscendo loro i meriti, facendoli crescere e senza doversi accorgere del valore magari dopo che se ne sono andati”.

Emergenza Covid, campionati rinviati, cosa è giusto fare?
“Di fronte a una situazione come questa è giusto fermarsi, soprattutto nel mondo giovanile. A metà gennaio ci dovrebbe essere il picco di contagi e poi la situazione si dovrebbe normalizzare. Aspettiamo la fine del mese e poi riprendiamo tutti insieme in sicurezza senza avere campionati con giornate giocate a metà o squadre che sono in difficoltà a mettere in campo gli undici a causa delle positività”.

In chiusura, non posso esimermi, da chiederti un parere sulla ‘tua’ Valceresio.
“Negli anni è stato fatto un ottimo lavoro e la linea seguita in questa stagione è la stessa. La Prima squadra è stata abilmente costruita da Marchesi con un mix di anziani e giovani che si sta rivelando vincente: spero che alla fine arrivi la tanto desiderata promozione. Per me veder giocare da titolari ragazzi del 98, 99, 2000, 2001, 2002 e 2003 cresciuti attraverso le categorie regionali del settore giovanile è motivo di grande orgoglio, anche personale. A livello giovanile mi auguro, e ci sono tutti i presupposti, che le categorie Regionali vengano salvate e che i ragazzi e l’intera società continuino nel loro percorso di crescita”.

Michele Marocco

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