Ragione e sentimento. Al netto di un paio di vuoti di sceneggiatura difficili da colmare, il ritorno del 100% della Pro Patria nella piena disponibilità di Patrizia Testa comporta implicazioni in parte razionali ed in parte sentimentali. Perché i motivi che nell’autunno 2021 avevano portato al passaggio di consegne (sostenibilità economica ed incompatibilità politica), dovranno ora essere rimossi. Per un Testa Bis dagli orizzonti non ancora compiutamente delineati. Andando per gradi, procediamo dalla componente razionale.

– la totale titolarità delle quote garantisce completa operatività, prospettive aziendali (quantomeno) di medio periodo e (soprattutto), la sottrazione del club al Consorzio Sgai che (doveroso sottolinearlo), ha comunque facilitato la transizione. E questo è il principale merito della fugace esperienza dell’ormai ex proprietà consortile;

– pur apprezzando la sincera volontà di mettersi a disposizione, l’alternativa proposta dall’advisor Studio Spreafico (trinomio Tosi/Cerrone/Alberti), non sembrava godere del tempo necessario a coagulare intorno a sé forze ulteriori. Scenario questo che avrebbe messo la Testa nelle condizioni di fare ancora da collante. A quel punto, meglio prendersi in toto la scena;

– chiunque volesse (sempre che qualcuno non abbia già manifestato interesse), acquisire in un futuro più o meno prossimo la Pro Patria si sentirebbe certamente più garantito dal rilevarla dalla Testa che non da altri management meno testati nel tempo.

Ammettendo la necessaria dose di licenza poetica, sul piano sentimentale il ritorno a pieno titolo in via Cà Bianca coinvolge invece altro genere di risvolti.

Stefania Salmerigo è stato uno dei motivi (se non il principale) per cui Patrizia Testa 7 anni fa è entrata nel board tigrotto. Vederla ora nel ruolo di Vice Presidente oltre che una valenza ereditario/generazionale assume un valore simbolico. E (chissà), può costituire anche un link familiare per le future proprietà;

– inutile girarci intorno, la reciproca fiducia tra la Testa e il DS Turotti è stata messa a dura prova dalle modalità di cessione del club. Ma tanto la Presidentessa quanto il Biellese sanno che il robusto fatturato sportivo biancoblu ha profonde radici nell’operato di entrambi. Da professionisti, sapranno proseguire in parallelo comprendendo le rispettive ragioni;

– dopo quasi 8 mesi da consigliere comunale, nella Testa potrebbe essere maturata la coscienza della difficoltà di trasferire i propri principi in un agone amministrativo che ha tempi e regole specifici. E pur nel rispetto dell’investitura ricevuta alle Comunali da 309 elettori bustocchi, potrebbe essere subentrata la determinazione di chiudere la propria parentesi a Palazzo Gilardoni. In fondo, quale atto potrebbe avere un valore più profondamente politico del salvare uno degli storici simboli cittadini come la Pro Patria? Domanda (e/o risposta) tutt’altro che retoriche.                 

Giovanni Castiglioni  

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