Questa sera un pullman partirà dall’Italia attraversando l’Europa nel silenzio della notte per raggiungere il Belgio alle prime luci dell’alba. A bordo ci saranno anche Daniele Riccardo e Graziano Gallusi, emozionati e determinati, pronti a scrivere la storia: sabato 2 aprile intorno alle ore 07.00 per la prima volta in assoluto un tandem italiano parteciperà al Giro delle Fiandre.

È un’emozione incredibile – ci racconta Daniele – partire verso Nord sapendo di dover partecipare ad un Fiandre. Le corse italiane sono belle, per carità, ma il Giro delle Fiandre per il ciclismo equivale ad un campionato del mondo nel calcio. E noi saremo lì, a faticare e a goderci ogni momento”.  Non solo Belgio però, dato che “Per i miei quarant’anni – aggiunge il classe ’82 – Graziano e Alberto Prandoni di Vince Team mi hanno regalato la partecipazione alla Parigi-Roubaix. La mia reazione? Ho chiesto a Graziano se sapeva quello che stava facendo perché non è da tutti correre l’Inferno del Nord, per di più qualora dovesse piovere”.

L’ambizione di correre il Giro delle Fiandre risale al 2019: la pandemia ha però scombussolato i piani di Daniele e Graziano, che hanno quindi virato sull’Everesting per poi tornare ad inseguire il loro sogno aggiungendo quindi il carico da novanta della Roubaix. 2 aprile e 16 aprile, due settimane per due imprese fronteggiando due mostri sacri del ciclismo. “È una follia – riconosce Riccardo – ma, come dice sempre mia moglie, quando mi fisso un obiettivo lo porto a termine. Cosa significa per noi? Conquistare il mondo. Quando tornerò voglio raccontare cosa sono il queste due corse, voglio tornare con la medaglia del Fiandre e ho promesso a mio figlio di portare a casa il ciottolo della Roubaix”.

177 chilometri al Fiandre e 145 alla Roubaix. Un totale di 322mila metri da percorrere sulle strade belghe e francesi, tra autentici muri da scalare e un’infinita distesa di pavé da superare. Una sfida da pazzi, ma i due non vedono l’ora e Daniele continua: “Già da domani inizieremo a prendere confidenza con l’ambiente e cercheremo di capire quale sarà il clima dato che si prevede pioggia e, addirittura, qualche fiocco di neve per venerdì. Abbiamo scelto i due percorsi intermedi per un discorso logistico, ma non per questo parliamo di corse facili; anzi, tutt’altro e non è un caso se una delle due corse si chiama l’Inferno del Nord. Sarà dura, ma non potremmo essere più felici: in Belgio si respira ciclismo ovunque e la nazione si ferma per il Fiandre, sostenendo anche la corsa degli amatori, considerando che saremo in 16mila, come se fosse quella dei protagonisti”.

Un percorso del genere non si presta chiaramente ad un tandem tradizionale, e difatti il quarantenne di Locate Varesino ci spiega: “Useremo copertoni da 32 montando davanti un rapporto 42-32 e dietro un 11-32. Abbiamo optato per un tandem in alluminio, non in carbonio, con pedali da mountain bike e un rapporto più leggero e facile da scalare perché credo che sui primi muri si formeranno degli imbuti. Non cambieremo mezzo per la Roubaix e saremo pronti a spingere sui pedali, forti di tutto il nostro entusiasmo e (sorride, ndr) degli occhiali forniti da Luca Bertoni di Bertoni iWear”.

I due torneranno in Italia lunedì 4 aprile per ripartire giovedì 14 in vista dell’appuntamento della vigilia di Pasqua. In entrambe le occasioni si fermeranno per assistere alla corsa dei professionisti del giorno dopo (“Pronostico secco? Il Fiandre lo vincerà Cristophe Laporte e la Roubaix, per quanto vorrei dire Davide Ballerini, andrà a Mathieu van der Poel”), il sogno di una vita per chi ama il ciclismo. Ma chi si deve temere di più? La classifica belga o quella francese?La Roubaix – risponde senza indugi Daniele – perché non mi fa paura aggredire il pavé del Fiandre, mentre quello della Roubaix mi spaventa eccome. I ciottoli sono più larghi e, parlando con chi l’ha già corsa, so che i tratti della Foresta di Arenberg, di Mons-en-Pévèle e il Carrefour de l’Arbre sono un vero e proprio incubo. Proprio per questo, però, sarà ancor più gratificante e motivo d’orgoglio essere il primo tandem italiano ad entrare nel velodromo di Roubaix alzando la nostra bici al cielo”.

Inevitabile, a questo punto, capire anche quali siano le emozioni di Graziano Gallusi e l’atleta non vedente di Luzzara risponde con entusiasmo alla nostra chiamata: “Stiamo scalpitando, dopo tre anni di attesa finalmente ci siamo e potremo correre il Fiandre. La preparazione è andata bene e sono sicuro che, così come avvenuto per l’Everesting, dopo un minuto l’agitazione e la preoccupazione spariranno: da lì in poi saremo solo noi e la strada”.

L’impresa dell’Everesting ha dato grande consapevolezza al duo e Graziano lo conferma: “Dopo venticinque ore in bicicletta abbiamo avuto la certezza che con la testa si può andare da qualsiasi parte. Ci sono stati dei momenti di crisi, ma io e Daniele ci siamo dati coraggio l’un l’altro portando a termine il nostro obiettivo. So che sia al Fiandre sia alla Roubaix sarà lo stesso. Quale temo di più? Credimi, non lo so. Io parto con l’entusiasmo di fare bene sapendo di stare per affrontare due corse tremendamente difficili, per cui non saprei davvero cosa risponderti. Se mi richiamerai dopo la Roubaix te lo saprò dire (ride, ndr)”.

Al netto di tutto ciò, una certezza: la risposta del pubblico. Un aspetto che, in contesti del genere, vuol dire davvero tanto, a maggior ragione in un Paese in cui il ciclismo è sacro. “Finora non ho mai avuto la fortuna di correre un Fiandre – conclude Graziano – ma con il gruppo Pedalando nella Storia sono andato a Waterloo e potevo sentire il calore delle persone. In Belgio si respira tutta un’altra aria, sarà un’emozione fantastica e non posso che sperare che vada tutto bene. Incrociamo le dita e pedaliamo: siamo pronti!”.

Matteo Carraro

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