In attesa di scoprire come sarà la nuova Pallacanestro Varese diretta e condotta da coach Matt Brase, ad oggi l’unica cosa che si può fare è ragionare sulle caratteristiche dei singoli e più in generale del gruppo squadra, per farsi un’idea della OJM che vedremo sui parquet di tutta la LBA.

Una Varese che senza dubbio sarà votata alla corsa, all’intensità, che dovrà sapere tirare con alte percentuali e che cercherà di perseguire quella strada che l’anno scorso la breve ma intensissima esperienza di coach Johan Roijakkers ai piedi del Sacro Monte aveva tracciato. Della nuova squadra biancorossa che è pronta a nascere ne abbiamo parlato con chi a Varese è di casa e l’aria del palazzetto di Masnago la conosce benissimo, Sandro De Pol.

Cosa ne pensa della scelta da parte della società di costruire una squadra under size, meno fisica e più votata al gioco small ball?
“Penso che l’anno scorso questa impostazione abbia dato delle soddisfazioni. E’ vero che parliamo di un’idea di gioco e di squadra che presenta sicuramente dei rischi, soprattutto dal punto di vista della lotta fisica e dei rimbalzi, perché sotto canestro spesso e volentieri ha la meglio chi è più fisicato, anche se poi per prendere i rimbalzi ci sono altri fattori che entrano in gioco ma è anche vero che è una squadra sulla carta che può creare grandi problemi alle altre compagini. Parliamo di un roster molto eclettico, con giocatori versatili che daranno l’opportunità al coach di mettere in campo quintetti sempre diversi che non diano punti di riferimento alle difese avversarie. Tolto Owens, gli altri sono tutti giocatori che possono attaccare dal perimetro ed aprire gli spazi per le iniziative di Ross o di Brown”.

Tra i nuovi acquisti biancorossi, ce n’è uno in particolare che secondo lei può far fare il salto di qualità a Varese?
“Credo che Brown e Johnson siano sicuramente due giocatori di livello. E’ chiaro che sugli esterni Varese deve puntare tutto perchè ha grande qualità e ampia scelta. Credo molto nella crescita di De Nicolao, che sta migliorando anno dopo anno, che nel finale della scorsa stagione è cresciuto in maniera esponenziale e che adesso è chiamato a fare un ulteriore step in avanti nel suo sviluppo come giocatore. Penso che i miglioramenti del gruppo degli italiani, come ad esempio anche Woldetensae, possa dare quel qualcosa in più a tutta la squadra”.

Lei Varese la conosce benissimo, sa che ambiente è e cosa richiede. Come vede la scelta della società di affidare il nuovo corso ad un allenatore che arriva dall’altra parte dell’Oceano, mettendogli affianco però un giovane esperto del nostro basket come Galbiati?
“Vorrei sottolineare l’estrema intelligenza ed esperienza della dirigenza biancorossa. Due figure come Scola ed Arcieri sanno benissimo come costruire le squadre, dallo staff ai giocatori e in questa scelta dell’allenatore lo hanno dimostrato una volta ancora di più. Hanno puntato su un coach bravo, all’avanguardia, capace ma che non ha mai vissuto il basket italiano ed europeo ed allora cosa fanno? Gli mettono affianco l’esperienza e le conoscenze di Paolo Galbiati. Questo secondo me denota grande lungimiranza e penso che Galbiati sarà molto importante in questo ruolo di appoggio per un allenatore chei si è dimostrato essere molto bravo e competente dall’altra parte dell’oceano, tanto da meritarsi questa opportunità a Varese”.

Andiamo sul resto del campionato, alle battute finali di questo mercato scoppiettante, che torneo si sta delineando secondo lei?
“Innanzitutto avremo sempre due squadre sopra le altre, ovvero Milano e la Virtus Bologna che fanno un torneo quasi a parte. Detto ciò, quest’anno vedo diverse squadre pronte fin da subito a dire la loro in maniera importante, come Brescia, Venezia, Sassari che mi aspetto possano fare davvero bene. Dopo di loro ci sarà una grande bagarre tra playoff e zona salvezza. Direi comunque che vivremo un campionato diviso in due tronconi: le squadre che sulla carta sono più competitive e pronte per lottare per le zone alte classifica e quelle che invece dovranno sudarsi la permanenza in A”.

Infine facciamo un punto sulla nuova Nazionale del suo amico Pozzecco. Come lo sta vedendo in questo ruolo di CT e più in generale come valuta fino ad oggi la sua ItalBasket?
“Gianmarco lo vedo molto bene in questo ruolo. Non è facile ereditare un testimone pesante come quello di Sacchetti, soprattutto dopo quello che aveva fatto nell’ultimo anno ma penso che Pozzecco si sia calato nel nuovo ruolo in maniera perfetta. E’ un allentore che ha avuto sempre la caratteristica di saper far esprimere al di sopra del proprio valore i giocatori con cui ha lavorato e lavora. Questa è una granda dote di Gianmarco, al di là della grande competenza tecnica. La capacità di capire come gestire le rotazioni all’interno di una partita e quella di dare ed avere grande entusiasmo in tutta la squadra, come si denota dalle prime interviste degli azzurri, penso siano qualità che aiuteranno molto questo gruppo a crescere e a cercare di raggiungere grandi risultati”.

Alessandro Burin

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