Al terzo posto dietro a Varesina e Castanese, a pari punti con il Varzi e appena davanti alla Vogherese, la Sestese ha consolidato partita dopo partita la propria presenza in zona playoff. Se l’attacco è tra i più prolifici del girone e la difesa tra le meno battute, i biancoblù non scherzano nemmeno a centrocampo. In cabina di regia troviamo l’esperto Nicolò Bigioni, arrivato la scorsa estate dopo una stagione all’Ardor Lazzate e trascorsi importanti in Serie D tra Folgore Caratese e Castellanzese. Risorsa irrinunciabile per mister Roncari e punto di riferimento per i giovanissimi, il classe 1988 custodisce con cura le chiavi di un reparto solido e compatto, in grado di coniugare corsa, qualità e sostanza.

Pensiamo già alla prossima gara contro il Varzi. All’andata vittoria di misura in casa. Ora quanto sarà delicata questa trasferta?
“Sarà uno scontro diretto a tutti gli effetti. Conosciamo la forza degli avversari, visto che nel girone di andata sono stati forse tra le squadre che ci hanno messo maggiormente in difficoltà. Era stata una partita molto difficile, quindi sappiamo che anche questa volta sarà dura; in più, avremo qualche defezione nel gruppo, ma già diverse volte abbiamo saputo sopperire a tante assenze e sono sicuro che daremo tutti quel qualcosa in più per cercare di portare a casa un buon risultato“.

In questo girone di ritorno c’è stata qualche battuta di arresto. A parte l’1-1 con la Varesina, cosa non è andato bene nei tre pareggi contro Accademia Pavese, Base 96 Seveso e Rhodense? C’è qualche rammarico?
“Guardando la classifica, ce n’è sicuramente, perché abbiamo sprecato una grossa occasione di stare a ridosso della prima non riuscendo a vincere contro tre squadre che stanno in fondo. È anche vero, però, che sulla carta è sempre facile parlare, poi sul campo è un altro discorso, nel senso che sono state tutte partite molto difficili contro squadre che si devono salvare. Noi, per come siamo strutturati, probabilmente soffriamo un po’ gli avversari che si chiudono in difesa e puntano sull’agonismo. Abbiamo fatto fatica, soprattutto contro Base 96 e Accademia Pavese, infatti non meritavamo di vincere e sono stati due pareggi giusti che ci hanno comunque permesso di portare a casa un punto. Con la Rhodense, invece, c’è un grandissimo rammarico perché siamo andati in vantaggio non una, non due, ma tre volte; se ti porti avanti di un gol, la partita deve finire, soprattutto se mancano solo cinque minuti. Sicuramente quel risultato ci è rimasto un po’ sullo stomaco, però già domenica abbiamo cercato di mettere una toppa, quindi dobbiamo ripartire da lì”.

Parlando appunto della vittoria contro l’Ardor Lazzate, pensi che vi abbia aiutato a trovare più fiducia?
Avevamo tantissima voglia di rifarci, quindi siamo partiti molto forti. Senza voler esagerare, nel primo tempo avremmo anche potuto chiudere la partita con due/tre gol di vantaggio, e invece ci siamo trovati sull’1-1, anche per qualche svista arbitrale. Poi, però, si è riacceso in noi quello spirito che magari era mancato nelle ultime partite e dal punto di vista mentale trovare il secondo gol in dieci uomini è stata una grande iniezione di fiducia in vista dello sprint finale. Ora dobbiamo recuperare il prima possibile energie e assenti per cercare di tirare fuori il massimo in queste settimane che mancano”.

Quarto miglior attacco e quarta migliore difesa: un equilibrio che ovviamente passa dal centrocampo. Da veterano del reparto e della squadra, sei soddisfatto dei vostri meccanismi di gioco?
“Noi centrocampisti siamo il collante tra difesa e attacco, quindi prendiamo meriti e demeriti di entrambi i reparti. Personalmente mi ritengo abbastanza soddisfatto sia del reparto che della squadra in generale. Abbiamo un modo di giocare ormai consolidato e sfruttiamo quelle che sono le nostre caratteristiche e i nostri grandi punti di forza, cercando di far rendere al meglio i ragazzi davanti. Non mi posso lamentare di come sta andando la stagione e di quello che stiamo facendo: siamo in linea con quello che avevamo in mente noi giocatori e con quello che pensava anche la società. Va anche detto che siamo una squadra molto giovane: abbiamo dalla nostra il vantaggio della brillantezza, del coraggio e della spensieratezza, ma a volte abbiamo lasciato qualche punto per strada per inesperienza, una mancanza che cercheremo di colmare per queste ultime partite”.

Inutile negarlo: per voi i playoff sono un traguardo sempre più concreto. Di cosa avrete più bisogno in questo rush finale, in cui vi aspettano non pochi match delicati?
“Il nostro obiettivo è sicuramente di provare a restare dove siamo rimasti per tutto il campionato, ovvero nelle prime tre posizioni. Sarà difficile perché, a parte la Varesina, dobbiamo ancora giocare con tutte le squadre lì davanti: Varzi, Vogherese, Castanese e Verbano. Anche loro, però, dovranno giocare gli scontri diretti, quindi sicuramente perderemo tutte un po’ di punti. La cosa più importante sarà di rimanere sempre squadra, qualsiasi cosa possa accadere, perché se una domenica dovesse andare meno bene, dopo tre giorni o una settimana le carte in tavolo potrebbero cambiare. Sarà fondamentale restare concentrati sull’obiettivo e giocare come abbiamo sempre fatto, senza perdere l’entusiasmo e la nostra identità, oltre a recuperare più uomini possibili, perché se ogni domenica ne perdi due o tre, diventa tutto più difficile”.

Considerando che il divario dal quinto al sesto posto sta aumentando sempre più, pensi che potrebbero ancora esserci delle sorprese o che ormai ve la giocherete tra voi quattro/cinque?
“È vero, la forbice si è allargata un po’, ma nel calcio non si può mai dire. Sicuramente i punti di distacco iniziano a essere importanti e penso che l’unica che potrebbe rientrare in zona playoff sia il Verbano. Però c’è da dire che Vogherese, Varzi e anche noi viaggiamo a un passo sostenuto, quindi chi insegue dovrebbe essere bravo a vincere tutti gli scontri diretti per colmare il gap. Noi, a questo punto, vogliamo giocarci il posto migliore nei playoff, quindi il nostro obiettivo primario sarà di provare a superare la Castanese. Se puntiamo in alto, male che vada cadremo comunque bene; l’importante sarà non guardarci indietro, altrimenti rischiamo di avere più paura che altro. Continueremo a dare il massimo, poi vedremo cosa succederà”.

Silvia Alabardi

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