Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur. Mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata. Parafrasando Tito Livio, mentre gli attuali azionisti biancoblu (maggioranza vs minoranza) se le danno di santa ragione via note e comunicati ufficiali, la Pro Patria sul campo rischia l’osso del collo (leggasi retrocessione). Difficile interpretare diversamente il botta e risposta di ieri tra l’ex numero uno Patrizia Testa (comunque titolare del 10% del club di via Cà Bianca nonché Presidente Onorario), e il Consorzio Sgai (espressione maggioritaria del 90% delle quote sociali). Nel primo pomeriggio il consigliere comunale bustocco aveva invitato la proprietà consortile a mantenere gli impegni assunti: “Chi ha preso le redini deve adempiere ai propri obblighi contrattuali”. In serata la società napoletana ha seccamente rimbalzato l’intimazione:

In relazione alle recenti dichiarazioni di Patrizia Testa, il Consorzio Sgai sottolinea ancora una volta di aver provveduto puntualmente all’adempimento dei principali obblighi contrattuali pattuiti per l’acquisto del 90% della società Aurora Pro Patria 1919 srl. Poiché riteniamo che il perdurare di tali infondate affermazioni sono lesive principalmente degli interessi della squadra e dei tifosi, oltre che irrispettoso dell’intelligenza di chi legge, essendo palese il tentativo di attribuire a terzi le proprie responsabilità. Naturalmente il perdurare di dichiarazioni capziose e strumentali ci costringerà a tutelare gli interessi del Consorzio e la stessa Aurora Pro Patria in tutte le opportune sedi”.                                                              

Tutto simbolicamente (o sinistramente) proprio nelle ore in cui Sandro Turotti dava fondo al manuale del buon DS avvicendando in panca Luca Prina con il ticket Sala/Le Noci. Extrema ratio tigrotta volta a salvare il salvabile. Cioè, la categoria. Augurandosi che possa servire. O bastare. Tornando a quanto sopra, nella grammatica legale quel “principali obblighi contrattuali” sottintende che non tutti gli impegni siano stati effettivamente adempiuti. Insomma, la vertenza non è chiusa. E buone ragioni potrebbero sussistere da entrambe le parti. In mezzo però c’è la squadra. Il cui futuro sportivo è oggettivamente a rischio. In epoca di ben altri conflitti, suggerire un cessate il fuoco sembra davvero il minimo. E deporre le armi l’unica scelta utile al club. Almeno pubblicamente, s’intende.              

Giovanni Castiglioni

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