Sta tutto lì, in quelle lacrime a fine partita di capitan Ferrero, che poi sono anche quelle di un popolo intero che è tornato ad emozionarsi e a vivere quelle sensazioni che ormai da un anno e mezzo erano sopite dietro la paura di perdere ciò che è sempre stato veramente importante a Varese, l’identità.

Ma la Pallacanestro Varese di oggi un’identità chiara e definita ce l’ha, un’anima nordica, come il sangue del suo artefice principale, quel coach Roijakkers arrivato come uno sconosciuto ai più e diventato il condottiero della rinascita biancorossa, non solo in campo ma anche al di fuori di esso.
Un allenatore che ha saputo riportare voglia di sacrificarsi, entusiasmo, coinvolgimento e normalità, che forse era ciò che davvero mancava ad un gruppo incapace fino ad un mese fa di esprimersi e di giocare d’insieme.

Sta tutto lì, nella semplicità dell’essere squadra, che è così difficile da trovare ma talmente forte da poter superare ogni difficoltà, nella capacità di mettere ognuno al proprio posto senza cercare di inventare un basket che non può esistere in questo momento storico a Varese, ma ripartendo da dettami chiari e definiti: la corsa, il sacrificio, la fame.

Così la metamorfosi varesina si è compiuta, ripartendo dalla meritocrazia, da un allenatore che non guarda in faccia a nessuno, che fa giocare chi se lo merita con il lavoro settimanale sul parquet del Lino Oldrini, che sa riportare alla giovinezza anche capitan Ferrero, restituendogli quel ruolo di capitano e leader non solo nello spogliatoio ma anche in campo, non solo con le parole di circostanza ma anche con i fatti, alla faccia di chi gli aveva intimato uno 0-10 minuti massimo a partita.

Sta tutto lì, nell’intelligenza di affidarsi ai veri veterani di questa Varese, di chi il biancorosso lo ha nel cuore e non a ipotetiche chimere che sono scappate lasciando dietro di loro solo terra bruciata, come nemmeno l’Attila dei tempi migliori sarebbe riuscito a fare. Ed allora è così che è rinata Varese, ripartendo dal concetto di squadra, che può sembrare tanto semplice ma che è così difficile da realizzare nel concreto ed ora tutti lo sanno: la OJM è tornata a fare paura, perché in fondo sta tutto lì, in quella rivoluzione d’inverno che ha ribaltato il mondo biancorosso, sta tutto lì, in quelle lacrime di gioia a fine partite che in fondo sono quelle di tutti coloro che amano la Pallacanestro Varese.

Alessandro Burin

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