Domenica sarà la volta del campo (il derby con la Caronnese dell’ex Simone Moretti incombe e sarà un autentico scontro salvezza), ma in casa Città di Varese l’attenzione è inevitabilmente catalizzata da altre discussioni. Le scelte della società capeggiata da Stefano Amirante (Donato Disabato e Francesco Mapelli tagliati fuori, i primi di una lunga lista) non sono piaciute ai tifosi che chiedono risposte chiare e, soprattutto, un mercato invernale all’altezza del nome di Varese per risollevarsi in classifica e schiodarsi dall’incubo della terzultima posizione.
Un duplice compito che la società biancorossa, nella persona di Stefano Amirante, sembra riuscire parzialmente a fare: da una parte il mercato (ufficialmente iniziato ieri, giovedì 1 dicembre) è pronto ad esplodere con nomi di livello per la categoria (Mecca, Rossi e Rossini) che dovranno rispondere sul campo, dall’altra la politica comunicativa intrapresa fin qui (e più volte criticata) viene ampiamente difesa.
Obiettivi stagionali
“Non ho mai detto che avremmo vinto il campionato – comincia il presidente –, anzi: ho detto che la nostra intenzione era quella di vincere, ma che non era scontato farlo. Ero convinto che potessimo vincere confermando il gruppo dello scorso anno con Gianluca Porro, ma evidentemente non è stato così perché il rendimento della squadra è sotto gli occhi di tutti. Abbiamo sbagliato? A quanto pare sì e se un gruppo fallisce va cambiato. Siamo intervenuti dapprima sulla guida tecnica, poi sulla squadra“.
Sulla gestione comunicativa, Amirante prosegue: “Abbiamo agito nel modo migliore per tutta una serie di motivi. Il mio interesse principale era svincolare la squadra dalla pressione e noi come società siamo stati pronti a prendere scelte drastiche attirandoci critiche che, altrimenti, sarebbero state rivolte ai giocatori. Non c’era però bisogno di un comunicato per dirlo. Io, per come sono fatto, ho sempre preferito dire le cose direttamente: a inizio anno avevamo detto di voler aprire un canale di condivisione di scelte con chi avesse voluto contribuire con una piccola partecipazione economica in più e, per questo, mi è sembrato giusto parlare prima con chi si era impegnato sottoscrivendo l’abbonamento Biancorosso. Poi, quest’oggi, ho voluto parlare con la stampa in modo tale che anche tutti gli altri sapessero“.
Disabato, Mapelli e Piraccini
Tema caldo della discussione delle ultime settimane, la gestione dei casi Disabato e Mapelli. Il presidente spiega: “La scelta è stata di valore esclusivamente tecnico, vale a dire legata ai risultati. Parliamo di due giocatori che erano centrali nelle nostre scelte estive e, nel momento in cui ci siamo resi conto che non stavano rendendo quanto avremmo voluto, abbiamo ritenuto che fosse necessario agire. Quando le cose vanno bene i protagonisti in campo diventano eroi, ma i giocatori devono prendersi le responsabilità anche quando le cose vanno male. All’indomani della sconfitta con il Sona, partita davvero imbarazzante, ho voluto confrontarmi personalmente con la squadra e le risposte che ho ottenuto non erano in linea con ciò che mi aspettavo: ho percepito poca consapevolezza della gravità della situazione e, dal confronto con la parte tecnica, vale a dire allenatore e chi si occupa del mercato, abbiamo optato per una scelta forte“.
“Il campo ha deciso che Disabato non faceva più parte del nostro progetto – continua Amirante –, non noi. Come ho spiegato a Donato stesso, lo abbiamo fatto per tre motivi: tutela del gruppo, per fargli lo spot e per il suo bene. In primis, poiché non sarebbe stato convocato per la partita successiva, abbiamo voluto evitare il caos mediatico del weekend anticipando la scelta a martedì e consentendo alla squadra di assimilare. Poi, con quindici giorni d’anticipo rispetto all’apertura del mercato, gli abbiamo dato la chance ci cercarsi squadra con calma e, al tempo stesso, di far sapere a chiunque che Disabato sarebbe partito; inoltre, il non giocare lo ha preservato da eventuali infortuni. Arrivare a questa decisione è stato un fallimento della società, della squadra e del giocatore: il nostro errore, evidentemente, è stato quello di sceglierlo ritenendolo all’altezza del compito. Detto questo, smaltita la comprensibile delusione, ho parlato con lui e Disabato stesso ha capito la nostra mossa che lo ha trasformato in un simbolo positivo nonostante il campionato al di sotto delle aspettative. Lo ripeto: preferiamo ricevere noi le critiche piuttosto che riservarle ai giocatori“.
Su Mapelli, come testimonia il presidente, sono state fatte le stesse valutazioni per quanto, inizialmente, il difensore classe ’97 non rientrasse in questa decisione. Diverso il discorso su Piraccini, e Amirante puntualizza: “Visto il mercato che stiamo facendo per allestire una rosa più funzionale a De Paola, un giocatore come Piraccini avrebbe potuto trovare meno spazi. Lui ha anche proposto di ridursi l’ingaggio, ma il problema non è certo economico: ci sarebbe dispiaciuto vedere uno come lui costretto a qualche tribuna, come successo a Cantatore lo scorso anno. Pertanto, gli abbiamo detto di sentirsi libero di accasarsi altrove e lui ha scelto la Caronnese: avremmo potuto impedirglielo, ma il rispetto per noi viene prima di tutto e domenica sarà probabilmente in campo all’Ossola con la maglia rossoblù“.
Rossi, Porro e De Paola
Gianluca Porro ha avuto la possibilità di sedere in panchina per cinque partite, portando a casa cinque punti; media di un punto a partita. Con De Paola al timone la media si è abbassata a 0,625. Visto che si è parlato di scelte errate in estate, il cambio di guida tecnica a campionato in corso come va valutato? “A inizio anno – risponde Amirante – abbiamo sbagliato a pensare che questo gruppo avesse la forza mentale di reggere e di arrivare insieme ad un allenatore esordiente su cui credevamo al 120% che ci aveva portato al trionfo playoff. Purtroppo, non si sono rivelati un mix vincente e lo stesso Porro ha condiviso la nostra scelta restando con noi, seppur attualmente con un incarico dormiente. Tra l’altro, voglio precisare, Porro aveva ereditato una squadra che si trovava nei playoff, visto che Rossi se n’era andato solo ed esclusivamente per questioni ambientali. De Paola è invece subentrato in corsa prendendo una squadra in netta difficoltà che con lui ha poco a che spartire; paradossalmente oggi ci servirebbe un Ezio Rossi. Questo non vuol dire che Rossi sia meglio di De Paola, ma spero che da qui a dieci giorni ci serva De Paola: il mister ha la nostra totale fiducia, ma ha bisogno di una squadra che possa giocare come dice lui. Esattamente ciò che stiamo costruendo.
Mercato in uscita
“Il Città di Varese comunica sempre le scelte definitive“. Con queste parole il presidente annuncia le uscite di Emanuele Marcaletti (Gozzano) e Piraccini (Caronnese). Sugli altri, Amirante prosegue: “Disabato è in lista svincolo, Mapelli è in uscita ma deve trovare squadra. Sugli altri stiamo facendo valutazioni che dipendono anche dal mercato in entrata. Potrebbero salutare Gabriele Premoli e Roberto Cappai, mentre Marco Pastore non è in dubbio e Riccardo Goffi al momento non ha richieste. I giovani non credo abbiano fatto male, ma hanno pagato l’aver fatto male dei vecchi. Valerio Pinto? Parliamo di un giocatore arrivato in prova su indicazione dell’allenatore, ma non è stato preso: è stato tesserato per vederlo in campo, ma l’accordo economico era stato ipotizzato da dicembre e purtroppo non ci ha dato quello che ci poteva servire. Diciamo che la prova è fallita“.
Sulla situazione attaccanti, poi, Amirante si toglie un sassolino: “Nella passata stagione Luca Di Renzo è stato massacrato, non dalla società, nonostante io fossi ben consapevole del suo valore: se l’avessi riconfermato, però, avremmo ricevuto una serie di critiche che il giocatore non avrebbe sopportato. Ora, invece, al Vado ha trovato la società e l’ambiente giusto per rendere come sa fare e di questo sono solo contento. Cappai lo scorso anno non ha potuto performare al meglio a causa di un infortunio, mentre quest’anno si è messo in discussione anche dal punto di vista economico riducendosi l’ingaggio; purtroppo non ha trovato con continuità la via del gol, compito che invece Ferrario, il sostituto che abbiamo scelto per Di Renzo, sta svolgendo al meglio“.
Mercato in entrata
Domenica in campo contro la Caronnese ci saranno Bryan Mecca (dal Fanfulla), Riccardo Rossini e Alessandro Rossi (dal Casale); non ci sarà Jonathan Adusa (Vado) poiché il problema patito nell’infortunio di mercoledì lo costringerebbe ad oltre un mese di stop. “Mi è stato detto che abbiamo costruito una squadra prendendo gente solo di Varese – commenta Amirante –; Rossini è di Gallarate. In questo momento mi interessa solo gente che sia funzionale alle nostre esigenze e innesti di questo tipo sono perfettamente adatti al modo di giocare di mister De Paola. Adusa, purtroppo, ha avuto questo problema: apprezzo l’onestà del Vado, che ci ha consentito di provarlo, e del ragazzo che ha capito la situazione. Arriverà quindi un suo sostituto e potrebbe esserci l’innesto di altro profilo esperto multiruolo. Sui giovani, salvo esigenze, non arriverà nessuno eccezion fatta per Nicolò Gremi che è un esterno basso“.
Due giocatori di assoluto livello come Rossi e Rossini hanno faticato in un Casale che, per quanto la situazione sia diversa, ha attraversato non poche difficoltà. Varese occasione di riscatto? “Per quello li abbiamo presi – certifica Amirante –, anche perché a Casale hanno pagato la situazione esterna alla squadra con il Comune che, a quanto leggo, potrebbe togliergli la concessione dello stadio. Qui arrivano in una società sana che non è assolutamente in difficoltà economica: ci daranno una mano per risollevarci“.
Società
“La società è più solida che mai – certifica Amirante – e mi è spiaciuto non vedere enfatizzato abbastanza il nuovo sponsor sulla maglia dell’Under19 “Arte nel Colore”, un’impresa del territorio di un tifoso storico come Sergio Canali. A livello sportivo mi piace inoltre sottolineare come ci sia una bella unione d’intenti: le scelte vengono condivise da me e da Alessandro Merlin visto che gli allenatori passano, i proprietari hanno fanno altro e serve qualcuno che operi nel concreto. Nel dilettantismo, lo ribadisco, il direttore sportivo non esiste: è più che altro un responsabile del mercato che fa scelte strategiche in condivisione con me, con il mister e con Roberto Verdelli che si occupa del settore giovanile. Mecca è una scelta mia, ma se Merlin avesse mosso dei dubbi non sarebbe arrivato qui perché ogni decisione deve essere presa in totale sintonia“.
L’ultimo tema di discussione è stato relativo al poco sentimento che la città di Varese nutre per il Città di Varese. “Non dobbiamo commettere l’errore di focalizzarci sulla bolla social – ribatte Amirante – perché in realtà non mi sembra che la nostra società sia così distante da Varese o che Varese sia così distante da noi; semplicemente la poca presenza allo stadio è figlia dei risultati e della carenza della struttura. C’è un bellissimo palaghiaccio, vorrei che mi facessero anche un bellissimo stadio perché le strutture nello sport fanno la differenza: tra l’altro sottolineo con piacere come si siano aperti dei canali di comunicazione con il Comune in merito alla situazione delle Bustecche, su cui presto potrebbero esserci delle novità. Aggiungo anche che per tutti i tesserati del settore giovanile è previsto un biglietto omaggio per le partite con tanto di accompagnatore; ovvio che avendo numeri più bassi rispetto ad altre realtà, e avendo uno stadio molto più grande, si ha l’illusione ottica di un Ossola sempre vuoto“.
“Sulla nostra presenza in città – conclude Amirante – dico solo che il tempo sarà galantuomo: io preferisco lavorare sulle cose concrete, lontano dai riflettori. Per questo tutte le società che usano il palaghiaccio, ad eccezione della prima squadra dei Mastini, vestono Kappa; perché ho fatto da tramite tra loro e Matteo Cesarini. Non per questo, però, abbiamo dovuto presenziare alla passerella per il presidente Mattarella in occasione dell’inaugurazione, anche per quel giorno eravamo alle prese con la gestione della situazione relativa a Disabato. Non trovo quindi giusto dire che il Città di Varese sia isolato dalla città perché io vivo Varese quotidianamente e, per quanto molti siano indifferenti al calcio, come del resto e sempre stato, non mancano le sacche di tifo su cui si potrà sempre fare affidamento. Per chiudere sottoscrivo un concetto: io volevo vincere, oggi voglio salvarmi e domani vorrò ancora vincere. Ma non è detto che ci si riesca“.
Matteo Carraro