In attesa di vedere in campo, finalmente, la nuova Pallacanestro Varese 2022-2023, dopo tanti, troppi giorni di attesa, in casa biancorossa si inizia a fare qualche considerazione su quelli che potranno essere i veri temi di dibattito dell’annata della Openjobmetis.

Primo fra tutti, in questo senso, è la scelta della società di costruire una squadra molto mobile e agile, lasciando il peso del pitturato sulle spalle di Owens e Caruso, affiancati da Reyes e dal duo Ferrero – Virginio.
Una scelta che, al netto delle valutazioni puramente sulla carta che si possono fare finora e delle prime indicazioni lasciate dagli allenamenti biancorossi, crea qualche dubbio.

Il principale, risaputo e sicuramente calcolato anche dalla società biancorossa, è la tenuta fisica di Owens. Il lungo USA infatti, viene da una stagione di completa inattività e dopo i primi giorni di carico, si è subito fatto male, riportando una lesione di primo grado del muscolo adduttore lungo di destra.

Un infortunio che, in fase di preprazione estiva, può assolutamente starci ma che deve anche far accendere una prima spia dell’attenzione in casa biancorossa, per non sottovalutare quello che potrebbe essere un problema ricorrente durante tutto l’anno. Non è infatti un mistero che, per quanto Owens sia un atleta importante, con doti atletiche di assoluto valore, pecchi dal punto di vista fisico, visto che parliamo di un centro di 206 centimetri che non supera i 90 kg di peso.

Una conformazione fisica già di per sé molto particolare, a maggior ragione per un centro, che sommata al recente trascorso clinico del giocatore, crea incertezza su come e quanto possa sapersi ben districare nel mare magnum di solidi 5 che compongono i roster della LBA, che lo sottoporrano ad uno stress a livello di contatti continuo e molto forte.

In risposta a tutto ciò la società ha spiegato di aver scelto con fermezza Owens per avere un lungo mobile, verticale, che sappia anche aprire l’area e non si fossilizzi nel pitturato, creando altrimenti una staticità di gioco che poco si addice alla nuova filosofia tattica biancorossa. Il tutto, ovviamente, a discapito di una certa struttura fisica nel reparto. Struttura che dovrebbe arrivare da Caruso, anche lui però punto di domanda in questa nuova stagione, dopo la stagione passata, contrassegnata da più ombre che luci.

Un rischio calcolato dunque che, in attesa di essere superato e vinto (ci auguriamo tutti), lascia più di un dubbio, anche legato all’esperienza della stagione passata. Varese con Roijakkers optò infatti per una conformazione di squadra molto simile a quella di quest’anno, giocando con Sorokas come 5 affiancato però dal peso, tecnico e tattico e dalla struttura di Vene, ottenendo grandi risultati.
Risultati che però, esclusi i discorsi extra campo, iniziarono a mostrare evidenti lacune quando, nelle sfide con Pesaro, Treviso e Trieste, rispettivamente Jones, Sims e Konate, banchettarono nell’area biancorossa, cercando spesso e ripetutamente un gioco 1vs1 che mise in grande difficoltà Varese. Tre esempi scelti non a caso e che per tipologia di giocatore sono molto distanti da Owens.

Se quest’anno a livello di centimetri la sfida nel pitturato per Varese dovrebbe essere più sostenibile, a livello di chili qualcosa sicuramente mancherà, soprattutto in termini di rotazioni difensive, anche quando sul parquet si ritroveranno sia Reyes che Owens in un ipotetico quintetto tipo e qui dovrà essere brava la coppia BraseGalbiati a studiare la formula migliore per sopperire a questa mancanza di fisicità.

Alessandro Burin

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