Non è stata una prima parte di stagione facile per il Torino Club, che dopo le prime 10 partite fin qui disputate si trova fuori dalla zona play-off, e distante 9 lunghezze dal primo posto. Un risultato che sicuramente è da considerarsi una sorpresa in negativo, per una squadra che ai nastri di partenza veniva indicata come una delle potenziali pretendenti alla promozione.

La forza di una squadra tuttavia, sta anche nel prendere atto dei propri errori e lavorare per cercare di superarli, ed è proprio questa la strada che traccia il capitano granata Alessandro De Palma, che ha analizzato insieme a noi questa prima parte di stagione del Torino Club.

In maniera molto diretta, vedervi al settimo posto al termine del girone d’andata non era quello che ci si aspettava, ed immagino sia così anche per voi. Cosa fin qui non ha funzionato?
“Potremmo raccontare ed inventarci tante cose, trovare alibi e scuse. Semplicemente abbiamo performato sotto le aspettative, non so di preciso per quali motivi, anche se abbiamo avuto diversi problemi soprattutto a portare a casa il risultato. Siamo una squadra che tendenzialmente è prestata alla categoria, perché comunque cerchiamo sempre di giocare a calcio e di farlo con un gioco palla a terra; il problema è che spesso in Terza si trovano squadre che approcciano le partite puntando più sulla grinta e sulla cattiveria agonistica, e questo ci mette in grande difficoltà. Poi volendo, si potrebbe andare anche più nel dettaglio dei vari problemi, ma di fatto la cosa principale è questa”.

Un dettaglio, ad esempio, potrebbe essere anche il terreno di gioco. La vostra è una squadra che punta molto sul gioco e sulla costruzione, elementi che tuttavia non riescono a combaciarsi bene con il terreno del campo di via Passo Sella su cui avete giocato in casa fin qui. Il ritorno sul campo principale in sintetico potrà in questo senso essere un elemento a vostro vantaggio?
“Sì, si spera. Sicuramente anche noi dovremmo cambiare marcia, perché io dico sempre che una squadra se è forte lo deve dimostrare su qualsiasi terreno. Poi, chiaro, anche il Real Madrid se lo fai giocare su un campo in sabbia non si trova a suo agio, però di fondo devi comunque dimostrare il tuo valore, e noi questo non lo abbiamo fatto. Proveremo sicuramente, perché comunque è nel nostro obiettivo saltare questa categoria, a recuperare il terreno nel ritorno dove ritorneremo a giocare sul nostro campo”.

Passando a te, nasci centrocampista, ma spesso e volentieri ti abbiamo visto in difesa, come terzino e anche come esterno alto. C’è la possibilità di vederti anche in porta?
“È possibile (ride, ndr)! Io sono un mancino, quindi ho sempre giocato sulla fascia sinistra, come mezzala principalmente, però diciamo che nei miei 30 anni di calcio ho svariato sia come terzino sinistro che come esterno d’attacco. Sono sempre stato abbastanza duttile, e mi va bene così, mi piace essere polivalente, anche perché il fatto di potermi adattarmi in qualsiasi posizione penso che sia un valore aggiunto”.

So che sei molto amico di Marco Parolo, il figlio del vostro presidente. Com’è il vostro rapporto?
“Noi ci siamo conosciuti a scuola, facendo gli anni del liceo insieme. La cosa bella è che abbiamo iniziato a giocare assieme nel Torino Club da piccolissimi, a 5-6 anni, e che per la chiusura della mia e della sua carriera ci siamo trovati nella stessa società, perché lui è tornato a fare il presidente, ed io sono tornato da dove tutto è iniziato, quindi è un po’ una chiusura di un cerchio”.

Sei al Torino Club da tre anni ormai, ma in passato hai accumulato esperienza in diversi campionati di Seconda e, soprattutto, la fantastica vittoria della Terza di quattro anni fa con il Coarezza. Tu che ci sei passato, quindi, come si vince un campionato complicato come quello di Terza Categoria?
“Principalmente con un gruppo forte: bisogna remare tutti dalla stessa parte, si vince con il compagno che fa la corsa in più anche per gli altri, con l’unità d’intenti, e poi ci sono sicuramente anche dei valori tecnici da mettere in campo. Naturalmente non basta solamente la buona volontà, ci vuole anche la tecnica però, in una categoria come la Terza, la voglia e la fame di vincere sono gli elementi principali. Purtroppo lo dico perché spesso nel girone d’andata ci sono state squadre che, seppur meno dotate di noi tecnicamente, ci hanno messo in difficoltà; questo perché sul campo hanno dimostrato di avere più fame di noi”.

Nel girone di ritorno sarete chiamati ad un importante rimonta per riuscire a ritornare nelle posizioni di vetta. Credete ancora nella possibilità di rientrare nella corsa ai play-off?
“Io di non entrare nei play-off non ci voglio nemmeno pensare perché lo reputo l’obiettivo minimo. Siamo a 9 punti dalla prima, è vero che le partite purtroppo sono poche, e questo significa che per vincere il campionato non possiamo più permetterci di sbagliare. Sappiamo che nel ritorno dovremmo cambiare marcia, provare a vincerle tutte e vedere dove arriviamo. Non sarà facile, però ce la metteremo tutta. Sono 9 punti, dovranno sbagliare anche le altre squadre e noi non dovremmo più farlo”.

Francesco Vasco

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