Spesso accade che le storie dei grandi campioni dello sport percorrano e lascino un segno anche nella storia, nei momenti più iconici di essa. Lo fanno perché in qualche modo la loro presenza cambia le direttrici di questa storia, la modifica o più semplicemente, segue il percorso che il destino aveva già previsto per loro.

E’ questo il caso della storia, della vita di Sandro Gamba. Un viaggio passato dalle pagine più buie della guerra arrivato fino al tetto d’Europa, il tutto collegato da un unico grande amore, una passione che vale più di tutto il resto, la pallacanestro.

Pallacanestro che per Gamba ha voluto dire in principio salvezza, per quella mano destra martoriata dai colpi di mitragliatrice nel ’45 quando Sandro era solo un bambino e che proprio grazie agli schiaffi su un pallone da basket è tornata a funzionare, regalando a tutto il mondo cestistico uno dei più grandi personaggi della storia di questo sport.

Sì perché a volte il destino, quando ci si mette, sa davvero essere tanto imprevedibile quanto eccezionale.

Il film sulla vita di Sandro Gamba, diretto dal regista Massimiliano Finazzer Flory, ha visto andare in scena la sua prima qui a Varese, nella città che forse più di tutte ha consacarato il Gamba allenatore, nella serata di ieri, lunedì 5 dicembre, davanti ad un parterre di tutt’eccezione.

Un pubblico che ben rappresenta l’essenza di un uomo capace di unire le generazioni: quella dei suoi ex giocatori, da Vittori a Villalta, passando per Ossola, con Meneghin e Caglieris attori del film, arrivando a coach Matt Brase, coach Paolo Galbiati, Luis Scola, Michael Arcieri, Giancarlo Ferrero e Max Ferraiuolo.

Insomma, la pallacanestro di un tempo con quella di oggi, quest’ultima in rigorosa tinta biancorossa, per un film che è un collegamento perfetto, quasi fatto apposta, per una Pallacanestro Varese che sta rinascendo sotto un modello americano che partecipa alla prima di un film in cui il suot attore protagonista racconta di aver imparato dall’America e dal modello NBA tantissimo a livello di formazione professionale.

Ed ancora una volta il destino sembra davvero divertirsi a giocare con noi, raccontando di un personaggio che pur mantenedo quel distacco che reputava fondamentale ed invalicalbile tra coach e giocatori, è ruscito ad allenare i più grandi, facendosi amare da tutti loro, mantenendo, come racconta Dan Peterson, un braccio di distanza tra lui e i suoi ragazzi, non troppo vicino per farsi toccare, non troppo lontano per perdere il contatto.

Un film che attraversa le epoche ed i corsi e i ricorsi della storia, cestistica e non, una rappresentazione che lascia emozioni particolari nei cuori di chi è vissuto, chi è cresciuto, chi lavora ogni giorno nel mito di Sandro Gamba come coach Paolo Galbiati: “Vedere questo film è stata una bella emozione. La storia di Sandro Gamba la conoscevo, ho avuto la fortuna di passare del tempo con alcuni suoi giocatori, di parlare con lui nel mio periodo all’Olimpia tra giovanili e Prima Squadra ed onestamente rivedere tutte le emozioni provate dagli altri mi ha dato delle scariche di adrenalina pazzesche. E’ una storia incredibile che spero possano vedere più persone possibili perché è un stato un viaggio fantastico. Ho allenato alla secondaria del Pala Lido per diversi anni, in quello che era il tempio di questi grandi campioni della Milano di Sandro Gamba e ogni tanto non credevo di lavorare dove erano passati loro. Onestamente ti lascia delle cose questo, il pensiero di sedermi a Varese sulla stessa panchina mi segna ogni volta, voi non lo vedete ma ho gli occhi rossi ora (ride, ndr), però onestamente è molto emozionante. Rivedere il nostro palazzetto e pensare alla storia che è passata è tanta roba, come dicono i giovani oggi. Se dovessi rubare qualcosa al Sandro Gamba allenatore? Gli ruberei quel braccio di distanza, in quella bellissima immagine che ha lasciato coach Dan Peterson e che racconta quel rispetto, affetto ed amore che Gamba è riuscito a costruire con ognuno dei suoi giocatori e che ancora oggi nutrono per questo grandissimo uomo e allenatore“.

Cosa aggiungere a queste parole se non un grande grazie all’uomo Sandro e all’allenatore Gamba, che ha valicato i confini anche dell’Oceano, che ha portato la pallacanestro italiana e varesina sulle più alte vette del continente, che ha tracciato un solco nel quale le generazioni future continuano a crescere, mantenendo sempre quel braccio di distanza che rappresenta tutta l’essenza della grandezza di Sandro Gamba che forse non riusciremo mai a comprendere fino in fondo.

Alessandro Burin

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