Si usa spesso, talvolta in maniera impropria, l’espressione: “Chiudere un cerchio”. Ebbene, nel caso di Lorenzo Piccinelli mai detto fu più azzeccato: il difensore classe ’92 torna a Varese nell’anno della rifondazione per guidare l’HCMV verso (si spera) una stagione ricca di successi.

“Nella mia carriera ho sempre messo al primo posto il progetto – esordisce Piccinelli – e qui ho visto subito le solide basi messe dalla dirigenza. Conoscendo bene Matteo Malfatti non ho alcun dubbio in merito al nuovo corso dei Mastini: c’è un gran bel progetto ambizioso a lungo termine ed è per questo che sono qui, oltre al fatto di voler tornare a Varese dopo aver giocato perlopiù solo con le giovanili”.

Cosa puoi dare ai Mastini?
“Credo di portare esperienza, dato che ho quasi sempre fatto parte di squadre competitive che lottavano per vincere. A livello di spogliatoio potrei essere definito un leader perché cerco sempre di unire la squadra e di fare gruppo anche quando le cose vanno male; se c’è il gruppo tutto fila per il meglio, i problemi non ci sono, ed è più divertente affrontare la stagione. Poi, infine, porto lo spirito di sacrificio: mi butto su ogni disco, nell’angolo o alla balaustra, lottando fino all’ultimo secondo. Spirito Mastino? Esatto, più che i numeri e la tecnica porto grinta e voglia di non mollare mai. Detto questo, nascendo come attaccante, spero di poter dare qualcosina anche in fase offensiva”.

Come si arriva, o si ritorna nel tuo caso, a Varese dopo aver giocato nel Como?
“Con tanta tranquillità (sorride, ndr). Varese è la squadra che mi ha formato e che mi ha fatto crescere, per cui sono solo contento di poter rivestire la mia maglia del cuore. So bene che i tifosi, com’è giusto che sia, tengono molto ai campanilismi e di sciuro avrò modo di farmi perdonare (sorride ancora, ndr). Negli ultimi anni, comunque, l’hockey italiano ha vissuto non poche difficoltà, motivo per cui è difficile mantenere viva una squadra e, di conseguenza, i giocatori cambiano spesso realtà; io sono andato a Como anche perché mi veniva comodo a livello logistico. Spero che con le Olimpiadi Invernali del 2026 il movimento prenda una bella boccata d’aria fresca e vedere realtà come quella dell’HCMV che costruiscono basi solide rappresenta un segnale incoraggiante”.

Conosci i tuoi compagni di reparto?
“Ho giocato insieme a Schina a Milano, forse non siamo stati nella stessa linea, ma lo conosco bene, così come conosco da sempre Erik Mazzacane visto che abbiamo fatto le giovanili insieme. Non so però risponderti su Mathieu Desautels perché è un elemento totalmente nuovo per la realtà giallonera”.

A tal proposito, al buio, cosa potrebbe dare un difensore straniero?
“Io mi auguro che sia la pescata buona e visto che tutti me ne hanno parlato benissimo sono certo che sarà così. Anche da questo particolare, comunque, si denota la bontà del progetto dell’HCMV: per come sono fatto, avere la possibilità di confrontarsi con gli stranieri e gente d’esperienza che arriva da campionati più importanti è un toccasana. Il confronto sano e positivo è sempre ben accetto e Desautels, che arriva da un campionato di livello superiore al nostro, potrà darci tanto. Sono curioso di conoscerlo, di conoscere il suo stile e il suo modo di giocare”.

Ormai l’hanno detto tutti: le ambizioni devono essere alte. Confermi?
“Spero di sì. Di solito vado in una squadra per puntare al massimo e anche l’anno scorso a Como, una squadra che non è magari abituata a stare in alto, siamo riusciti ad ottenere un buonissimo risultato dopo anni rivedibili. Io sono qui a Varese per vincere, per migliorare e per prendermi tutto ciò che c’è da prendere; se poi gli altri si dimostreranno più forti daremo loro i giusti meriti. Coach Devèze? Non lo conosco personalmente. So che ha vinto il campionato in Francia e, visto ciò che si dice di lui, sono ansioso di conoscerlo: ogni allenatore ha il suo stile e voglio capire in fretta quale sia il suo per mettermi a disposizione, confrontarmi e migliorare”.

Che IHL sarà secondo te?
“Non saprei. Unterland, che era la squadra più forte, è salita in Alps e ora bisognerà capire quali giocatori saranno riconfermati e chi invece si accaserà altrove. Vedo grande equilibrio, sarà un campionato combattuto, così come del resto lo è stato l’anno scorso: magari c’è stata qualche goleada, forse Appiano era un gradino sotto le altre, ma tutti se la sono giocata contro tutti”.

A livello personale, invece, quali saranno le tue ambizioni?
“Voglio riuscire a dare più di quello che ho e portare a casa tutto ciò che c’è da portare a casa. Poi è chiaro che bisogna essere realisti e accettare il verdetto del ghiaccio, ma di certo sarebbe bello portare tutto a Varese. La squadra c’è e vogliamo arrivare a giocarci ogni competizione: conquistare subito un trofeo dopo anni di digiuno sarebbe il massimo per la squadra, per la società e per i tifosi”.

Matteo Carraro

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui