Quando d’inverno rimani con la coperta corta, anzi cortissima, la possibilità di sentire freddo è praticamente certa. Il -12 finale del derby di ieri sera, lunedì 26 dicembre , contro l’Olimpia Milano è addirittura una temperatura tutto sommato calda visto il corso del match e soprattutto le condizioni in cui la Pallacanestro Varese ha dovuto affrontare la partita.
E’ chiaro che il quadro dei 40′ del Fortum lo si poteva dipingere ancor prima che fosse alzata la palla a due, quando è arrivata la notizia che Owens non avrebbe giocato, al di là poi della reale entità dell’infortunio del lungo americano, lasciando così il pitturato varesino completamente sguarnito e nelle mani delle guglie del Duomo milanesi.
Il solo Caruso, autore di un’ottima prova, la sciato da solo a lottare e sgomitare nulla di più ha potuto contro una formazione fisicamente strabordante che ha stravinto la sfida a rimbalzo 51-28. Una statistica che racconta tanto ma non tutto della sconfitta, onorevole, della OJM.
Perché sul risultato finale pesa moltissimo la pochissima consistenza difensiva della Varese di oggi, che, sempre circostanziando ogni valutazione ad una squadra presentatasi al Forum senza due interpreti importanti del roster, non ha saputo reggere nemmeno 10 minuti all’onda meneghina, che ha trovaolto tutto fin dai primi minuti del match.
Un’inconsistenza difensiva che passa dalle prove opacissime di un De Nicolao in netta difficioltà, che per la seconda volta consecutiva sta in campo meno di Librizzi, di un Woldetensae dalle polveri bagnatissime e di un Johnson alla seconda uscita consecutiva incolore. Su quest’ultimo però è giusto aprire una parentesi, perché il suo calo è facilmente spiegabile con l’adattamento a 4 che non gli si addice ma che è necessario in questo momento di coperta corta, anzi cortissima, della Pallacanestro Varese e torniamo sempre lì.
Si invocherà al mercato, impossibile pensarlo in questo momento per diversi motivi, economici e temporali, si potrà discutere la scelta di quest’estate di costruire una squadra corta sotto le plance, si potrà invocare alla sfiga, che ad una vittoria dall’accesso alle Final Eight di Coppa Italia ti toglie due lunghi su 3 e ti mette davanti una salita molto più ripida di quanto non fosse un paio di settimane fa.
Si potrà dire il contrario di tutto ma la situazione non cambierà e l’unica cosa che Varese può fare in questo momento è ripartire dalla sua encomiabile capacità di resistere, di non morire mai, di riuscire a rimanere nella partita anche quando sembra ormai andata e puntare su questo per trovare due punti tra Tortona, Brindisi e Napoli che possono regalare il primo traguardo stagionale. Sperando che nel frattempo la coperta si allunghi e il freddo dell’inverno lasci spazio al sole della primavera, rigorosamente biancorossa.
Alessandro Burin