Finisce qui la stagione della Pallacanestro Varese. I biancorossi chiudono l’annata 2021/2022 sì con una sconfitta ma con la consapevolezza di aver portato a casa il bottino grosso tre giornate fa contro la Fortitudo Bologna.

E sì, parlare di bottino grosso riferendosi alla salvezza può sembrare ossimorico ma in realtà non è così. Il valore di questo risultato lo si capirà tra un po’, quando si riguarderà indietro e si penserà a tutto quello che è stata questa stagione. Turbolenta, tormentata, piena di errori, è vero, ma che ha portato in dote ancora una volta la permanenza in Serie A che vuol dire futuro, vuol dire rilancio, vuol dire sviluppo.

Tutte cose che ovviamente ci si augura e si auspica che arrivino con l’inizio a tutti gli effetti del progetto targato Luis Scola e che, ad esso, dovrebbero dare una spinta ulteriore, perché un conto sarebbe stato partire dalla A2, un conto sarà farlo in A1 con prospettiva e probabile realtà europea, che vuol dire blasone, vuol dire visibilità, vuol dire attrattività per investitori ed investimenti.

Se si guarda a tutto questo, pensando alla situazione di inizio gennaio, sembra di parlare di un sogno lontanissimo e l’amaro in bocca per non aver centrato i playoff, che c’è e rimane, assume un sapore dolce. Perché diciamolo, in una stagione in cui cambi 3 allenatori, tutto il quintetto base e figure chiave in società, essersi salvati significa aver superato la tempesta più grande che si sia mai vista a Varese negli ultimi anni.

Il tutto merito di un gruppo, che non si limita alla squadra ma comprende tutti coloro che in Pallacanestro Varese lavorano e che sono stati, ognuno nel proprio ruolo, il collante di un vaso pronto ad infrangersi in maniera irreparabile da un momento all’altro.

Ed allora, nonostante tutti gli errori, si ripartirà il prossimo anno con la certezza di essere usciti più forti da tutto questo trambusto e consapevoli che stabilità ed unità dovranno essere i mantra da difendere contro tutto e tutti, per tornare al più presto a lottare per qualcosa di più una salvezza che ad oggi, però, vale al di sopra di ogni cosa.

Alessandro Burin

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