Tra BasketBall Gallarate e Pallacanestro Varese sarà una stagione da vivere tutta d’un fiato per Thomas Valentino, presidente dei biancoblu appena promossi in Serie B e Consigliere dei biancorossi, nonchè Delegato all’area marketing della società di Piazzale Gramsci.

Un’annata sportiva, quella 2022-2023, pronta a partire all’insegna dell’entusiasmo e della voglia di fare, nel segno dell’organizzazione e della programmazione, parole chiave che hanno permesso a Gallarate di raggiungere un traguardo mai tagliato prima e a Varese di iniziare al meglio il nuovo corso targato Luis Scola.

Partirei da Gallarate, le chiedo quanta emozione ha provato in questi giorni nel leggere il nome della squadra sia nel Girone A di Serie B che negli accoppiamenti di Supercoppa?
“E’ il sentimento che ti spinge a giustificare i pagamenti che stiamo facendo per affrontare il nuovo campionato. Sono partite che hanno un perché e vanno progettate e organizzate come tali, con tutti i costi che ne derivano. Vedere Gallarate in un contesto del genere era quello che avevamo immaginato 4 anni fa, dove l’obiettivo era salvarsi in CGold e che abbiamo raggiunto anno dopo anno, passo dopo passo con molti sforzi e tanto, tantissimo lavoro. Vedere Gallarate oggi in mezzo ai grandi significa probabilmente che meritiamo di stare tra di loro. Siamo al nostro posto. Mi permetto di dire che squadre molto più blasonate di noi in CGold come Saronno, che ha fatto degli anni favolosi ha rifiutato per due volte il titolo. I motivi sono molteplici e tutti legittimi, noi invece siamo magari un po’ più pazzi o irrazionali ma siamo dove vogliamo essere e stare”.

La parola d’ordine in vista della prossima stagione, visto come vi state muovendo sul mercato, è continuità. Perché questa scelta?
“Perché lo staff e i giocatori che abbiamo deciso di confermare sono ragazzi che hanno sempre fatto ottime cose, grandi campionati e sono stati protagonisti in CGold. Il mio personale parere è che, ad esempio Matteo Clerici, ha sempre meritato un palcoscenico come la B e sono felice ora lo abbia raggiunto e come lui gli altri. Tanti nostri giocatori lo scorso anno hanno fatto un down grade per sposare il nostro progetto, vedasi De Bettin e Filippi ad esempio, ed oggi tornano nel loro habitat naturale. Qui mi ricongiungo a quello che dicevo prima, siamo e i ragazzi sono dove dobbiamo essere, al posto giusto, in B”.

A queste conferme avete aggiunto un grande acquisto come Riccardo Antonelli e ce ne sono altri pronti per realizzarsi..
“Il nostro mantra è quello di sposare progetti e persone, non giocatori o agenti. Chi vede in Gallarate la possibilità di vincere un campionato, di buttare il cuore oltre l’ostacolo facendo un challenge, di cercare di dimostrare di essere un giocatore capace di spiccare anche il volo verso lidi più altri è il profilo che fa per noi. Tra questi rientra Antonelli così come rientra Gravaghi, giocatore su cui siamo molto forti e che vorremmo portare in biancoblu. E’ un ragazzo che si è ritagliato un ottimo spazio in A2 con Urania Milano prima di infortunarsi al ginocchio ed ora è carico e voglioso di recuperare quanto questo stop gli ha tolto. E’ nel nostro mirino, abbiamo già parlato con lui, esprimendo la voglia di avere un under che sia protagonista. Un altro giocatore su cui siamo molto attenti è Hidalgo ma devono incastrarsi una serie di circostanze prima di affondare il colpo”.

Salto di qualità in campo che state cercando di fare anche nello staff, tecnico e non, per una crescita a 360 gradi. Corretto?
“Torniamo al discorso di prima. Stiamo dando continuità al nostro schema di lavoro. Io sono un pagliaccio che fa felici i tifosi, ma chi dirige il circo si chiama Francesco Fogato. Il circo non ha solo i pagliacci, ma ha gli animali, i giocolieri e lui è bravissimo a trovare le persone che possano far crescere in tutto e per tutto la società, dal campo a fuori. Avere ad esempio un coach come Stefano Lazzari oggi, è il segno che la società punta a delle persone, giovani, che hanno fatto molto bene in altre società, affiancando allenatori che non hanno bisogno di presentazioni come Bruno Bianchi. Puntiamo sulla capacità e sulla voglia di crescere di questi ragazzi per fare un salto in più in Serie B”.

Serie B di cui non farà parte Busto Arsizio. Qual’è la sua opinione su tutto quello che è successo in casa rossoblu?
“Un giorno dirò tutta la verità e nient’altro che la verità su tutta la vicenda. Sono rimasto imbarazzato per le falsità che sono state scritte da qualcuno, mettendo in giro congetture, citando il Sindaco di Gallarate, il mio nome e altre persone. Quello che ho provato è stata davvero tanta tenerezza per chi ha fatto questo. In tutta la questione Busto ho notato una grandissima confusione, poi sfociata in quello che è successo. Mi sento davvero vicino a tre figure colpite da tutta questa situazione: una è Alessandro Bonicalzi, perché so cosa vuol dire investire in un progetto e trovarselo scippato perché manca organizzazione e struttura societaria. La seconda figura, che non è singola ma un gruppo, sono allenatore, staff e giocatori che hanno vinto un campionato e avrebbero meritato di giocare in Serie B. La terza componente sono i tifosi, perché Busto ha un pubblico caldissimo, che ha sostenuto la squadra tutto l’anno con grande passione e ha visto infrangersi un sogno sul più bello. Li vedo come i passeggeri di un aereo: se vai in picchiata con il muso loro rimangono vittima dell’incidente. Tutto questo si poteva evitare molto prima se alcune persone avessero fatto quello che dovevano”.

In che senso?
“Nel senso che le stagione vanno programmate e strutturate. Ora tutti pensano a Ferrarini ma non è solo lui. Mi viene in mente che durante la stagione c’è stato chi ha trovato tempo e modo di venire a prenderci in giro in un nostro canale privato invece di pensare alla propria situazione di squadra e società. Chi invece di pensare al bene ed al futuro di Busto era più intento a guardare in casa di Gallarate, ottenendo cosa? Che Gallarate c’è, esiste e farà la B Busto no. C’è chi non sa gestire determinate situazioni perché non ne ha le capacità e poi si verifica quello che è successo a Busto, trovatasi completamente scoperta nel momento in cui doveva fare il salto di qualità. Ci sono state figure in società che hanno fatto solo danni e la cui fama era già nota dai tempi di Casorate. Purtroppo per Busto, tolti i due sponsor Bonicalzi e Barbera che sono stati dei signori e tolto tutto il gruppo squadra, dov’era la società? Non c’era. Ma questo è frutto di una presunzione nata fin dal principio, dalle frasi di scherno addirittura delle istituzioni cittadine nei confronti di Gallarate ad inizio stagione. Tutto questo a cosa ha portato? Al fallimento di Busto. Bisogna essere reali manager per condurre e dirigere delle realtà, grandi o piccole che siano, come due società di basket, non farlocchi. Ci tengo a sottolineare che c’è stato chi, ad inizio stagione, ha fatto di tutto per non permettere un unione tra Gallarate e Busto sotto un’unica società, che ha sputato su un accordo che avrebbe fatto il bene di entrambe. Da Busto, al momento della proposta, c’è stato un rifiuto categorico ed inderogabile con parte della dirigenza bustocca che ha risposto: “Finché esistiamo questa cosa non si farà mai“. Complimenti vivissimi. Invece di preoccuparsi su come salvare la società e proseguire il percorso iniziato quest’anno, alcuni dirgenti bustocchi venivano in HUB a cercare allenatori a cui poi non avrebbero potuto dare un futuro. Queste sono tante cose che portano poi al quadro generale di una società mal gestita che è finita per implodere nei suoi stessi peccati”.

Dalla B a Varese, la società ha mosso i primi passi sul mercato innanzitutto cambiando lo staff tecnico con l’arrivo di coach Brase e di Galbiati, cosa ne pensa?
“Con molta umiltà dico che Brase non lo conosco e Galbiati non ho strumenti per valutare se il suo incarico potrà essere appagante quanto, ad esempio, lo fu a Torino. Di una cosa però sono certo, che se Scola e Arcieri hanno deciso di puntare su di loro vuol dire che li reputano pronti e adatti al nuovo progetto e questo mi basta per stare tranquillo”.

Sul fronte giocatori invece qualcosa inizia a muoversi ma la gestione del mercato abbiamo capito che è cambiata. Come vive lei questo nuovo modo di gestire la campagna acquisti?
“Io vado controcorrente e vedo questo modo di gestire il mercato in maniera positiva. Abbiamo un budget superiore rispetto agli altri anni e soprattutto quest’anno ripartiamo da un panchina che ha dimostrato di avere grandissimi valori. E’ il primo anno, tra gli ultimi, che abbiamo un gruppo forte su cui inserire le pedine straniere. Avere queste certezze sia in campo che nello spogliatoio è determinante. La ricerca che si sta facendo è molto oculata, con una politica attendista giusta per trovare gli elementi migliori, al posto giusto e al prezzo corretto”.

Alessandro Burin

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