Di solito si parla di solitudine dei numeri primi, ma la classifica di Terza Categoria del Girone B mostra che i primi non sono per niente soli. Il Varano Borghi è circondato da squadre che vogliono scalzarli dalla testa della classifica: durante il girone d’andata in tanti ci hanno provato, ma solo pochi sono riusciti a fermarli.

Una squadra compatta, in grado di fare gruppo e si conosce a menadito, è difficile da battere; lo sanno bene i diretti contendenti che provano comunque a tenere aperta la contesta. Risultato? Un bel Campionato, che si spera possa dare spettacolo anche nel 2022.

Oggi parliamo con Matteo Croci, difensore rosanero classe ’94 e veterano della Terza Categoria, che ci racconta i segreti del suo Varano Borghi.

Siete primi in classifica ma dietro non mollano…
“Quest’anno è un bel campionato. Noi essendo zona lago conosciamo meglio le squadre dell’altro girone e questa stagione è nuova per noi. Abbiamo avuto un paio di infortuni pesanti che ci hanno condizionato un po’ ma alla fine, anche se capita a volte di non esprimere il miglior calcio, è venuto fuori il gruppo che riesce a portare a casa il risultato. Magari l’anno scorso giocavamo meglio e i risultati non arrivavano; quest’anno c’è molta voglia di vincere da parte di tutti”.

Dopo una partenza di petto avete perso un po’ il fiato nelle ultime tre giornate di campionato: cosa è successo?
“Conto il Sumirago è stata una partita molto strana perché il campo non ci ha aiutato e abbiamo un po’ perso la testa. Contro l’Orasport abbiamo forse pagato il turnover contro una bella squadra che passava un periodo positivo e lo mostrava sul campo… non abbiamo potuto dare il meglio. Contro l’Oratorio San Filippo è stata una bella battaglia: il campo ha influito di nuovo perché aveva piovuto fino al giorno prima e i nostri avversari erano molto fisici. Nonostante questo, grazie al gruppo, siamo riusciti a ribaltare una partita che si mostrava molto difficile e a portare a casa i tre punti”.

Quale squadra temete di più per la vittoria del campionato?
“L’Orasport Gazzada. La classifica dice che sono quinti ma giocano un calcio eccellente. Quando abbiamo giocato l’andata io ero infortunato e non ho potuto dare il mio contributo, ma al ritorno voglio scendere in campo e cambiare il risultato mettendo in cassaforte tre punti”.

Sei con mister Antonuccio dai tempi della Ternatese: è bello avere un solo allenatore che ti segue e vede costantemente i tuoi progressi come calciatore?
“Sì, perché così facendo il mister conosce le tue doti e qualità. Poi se continua a chiamarti vuol dire che ti rispetta come giocatore e, viceversa, se lo segui ovunque la cosa è reciproca. Ho passato praticamente tutti gli anni con Antonuccio: abbiamo vinto campionati e costruito stagione spettacolari, c’è un bel rapporto che si rispecchia nel gruppo e in campo perché la squadra sta bene con lui e viceversa. Dopo la Terantese e la parentesi Biandronno, ha deciso di trasferirsi al Varano Borghi e insieme ad altri lo abbiamo seguito. C’è rispetto, stima e fiducia immensa da entrambe le parti: siamo felici di giocare allenati da una persona così”.

Qualcuno ti ha ispirato a giocare a calcio o hai semplicemente iniziato e ti è entrato il pallone nelle vene?
“All’inizio lo sport è una cosa che accomuna tutti. Ci sono i tuoi compagni di classe, altri bambini, si fa conoscenza… poi negli anni è diventata una passione e non riesco a smettere di pensare al pallone. Le pause di campionato sono infinite per me (ride n.d.r.) e smanio per scendere in campo. Stresso tutti quelli che conosco per andare a giocare a calcetto, in vacanza ho sempre in testa il pallone, faccio tornei ovunque… Ho iniziato al Don Bosco, perché sono di Bodio, in prima elementare. Poi ci siamo trasferiti, insieme ad altri ragazzi, alla Ternatese quando avevamo 10 anni e da lì siamo rimasti fino al 2019. Abbiamo fatto le nostre belle stagioni, abbiamo costruito un gruppo. Gioco da quando ho cinque anni, e penso che questa mia voglia non andrà mai via. Anche se a volte sembra scemare ogni anno quando sento il profumo dell’erba è irrefrenabile la voglia di toccare un pallone. Ora con la pausa inverale sono in astinenza… mi manca giocare e non vedo l’ora di ricominciare”.

Sono più di vent’anni che giochi, quali sono i calciatori con cui hai espresso il tuo miglior calcio?
“Sicuramente ho un forte feeling con il mio compagno di reparto, Zanettichini. Gioco con lui dai tempi della Ternatese e ci completiamo a vicenda come giocatori: lui è più razionale e io più istintivo, lui aspetta il giocatore e io attacco… ci dividiamo i compiti sempre (ride n.d.r.). Un altro è Galbignani, che sfortunatamente non ha giocato il girone d’andata per una lesione. È un centromediano, costruisce il gioco e quando c’è lui si percepisce un altro modo di giocare, non c’è nemmeno bisogno di parlare: ognuno sa già ciò che pensano gli altri. Potrebbero bendarci e giocheremo comunque”.

Dall’alto della tua età sei sicuramente uno dei pilastri dello spogliatoio: sei una persona che parla molto e cerca di dare consigli?
“Sono uno che magari esterna in modo un po’ aggressivo. Chi non mi conosce potrebbe pensare che io stia urlando contro tutti, ma in realtà cerco di dare una mano. A fine partita ci capiamo sempre. Poi in quei 90′ in campo, con tutta la pressione che senti, può capitare di esprimerti male, ma c’è un forte gruppo e un’ottima comunicazione tra di noi. In ogni caso, non abbiamo un solo leader perché siamo tutti sullo stesso piano: ognuno cerca di dare il proprio contributo, non importa quanti anni abbia o in quale ruolo giochi o se stia giocando o meno in quel momento… abbiamo tutti la stessa idea e la seguiamo”.

Vista la classifica attuale, l’obiettivo sarà la promozione…
“Sicuramente si punta verso l’alta classifica: si gioca per vincere e stare lassù. Il mio obiettivo personae, comunque, è quello di fare sempre bene nel rispetto dei miei compagni che si impegnano durante in allenamento e in partita”.

Simone Canil

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