Continua il nostro viaggio nel mondo della nuova Varese BasketBall. Dopo Prima Squadra e Under 19 questa volta è il turno della squadra Under 17, guidata quest’anno da Stefano Corengia, squadra che gioca nel campionato di Eccellenza e che, nonostante siano solo passati pochi mesi dalla nascita del gruppo, sta già portando ottimi risultati.

Ne abbiamo parlato proprio con coach Corengia che, dopo il lungo e fruttuoso percorso fatto aLissone, ha deciso di sposare il progetto Varese BasketBall quest’estate, per continuare un percorso professionale in continua ascesa.

Coach intanto, quanto è stata importante l’avventura a Lissone nel suo percorso formativo?
“Moltissimo, ovviamente. A Lissone ho avuto modo non solo di vivere delle bellissime esperienze come giocatore ma anche e soprattutto come allenatore. Lì sono nato e cresciuto come coach e devo dire che i risultati ottenuti anche insieme a tutti gli altri allenatori sono stati veramente straordinari. Siamo passati dall’avere un settore giovanile provinciale, ad uno con tutte le squadre partecipanti ai campionati d’Eccellenza. Il top che si possa desiderare. E’ stato un percorso lungo e faticoso ma che ha portato poi i suoi frutti”.

Cosa l’ha portata a Varese quest’estate?
“Ho conosciuto l’ambiente di Varese nel corso degli anni, proprio quando ero a Lissone. C’è sempre stata da parte mia una grande stima per la società Pallacanestro Varese, una realtà storica del nostro basket. Quest’estate è arrivata prima la chiamata di Matteo Jemoli e poi quella di Max Ferraiuolo, con cui ho avuto contatti continui e svariati colloqui nei quali mi hanno esposto il nuovo progetto e fin da subito mi hanno convinto. Devo dire che anche solo il fatto che mi abbiano contattato mi ha riempito di orgoglio. Son molto felice di essere qui”.

Il progetto Varese BasketBall nasce quest’anno e si pone come una grande novità, soprattutto per le idee che vuole portare avanti. Lei come lo valuta?
“Come tutti i nuovi progetti, l’ambizione è tanta e la voglia di intraprendere un nuovo percorso altrettanto. Ogni giorno ci interroghiamo su cosa dover fare per cercare di far crescere i giocatori giorno dopo giorno. Siamo tutti sempre alla prova per cercare di trovare, ogni allenamento, qualcosa di nuovo e di diverso su cui crescere. Non si guarda mai al vincere o perdere la partita ma al cercare di crescere a livello individuale, che il giocatore abbia più o meno margini di crescita. E’ un progetto nuovo su svariati fronti ma tutti noi coach cerchiamo di arricchire sempre più il progetto giorno dopo giorno”.

Arrivati a dicembre, che giudizio dà sul percorso che il gruppo che sta facendo in campionato?
“Sicuramente positivo. Abbiamo una squadra super con ragazzi ottimi a livello cestistico e umano. Hanno voglia d’imparare, di venire a migliorarsi, di lavorare duro tutti i giorni. Vedo grande disponibilità e questo è fondamentale poi per poter crescere. Siamo solo all’inizio però. I frutti del lavoro ancora non si vedono e non si vedranno del tutto prima di 3-4 anni. Il nostro è un progetto a lungo termine che mira a fare importanti step di crescita ogni anno, però è chiaro che per raggiungere determinati obiettivi ci vuole del tempo. Ogni giorno siamo l’1% migliori rispetto al giorno precedente e questo è l’importante”.

Lei è un coach che guarda più la tecnica o la tattica?
“A livello giovanile io guardo la crescita del giocatore all’interno della squadra. Lo sviluppo individuale di un giocatore va poi a migliorare di conseguenza tutto il collettivo. La tattica secondo me a livello giovanile va in secondo piano, a me piace puntare sulla tecnica, sulle qualità dei giocatori, cercando di arricchirli quotidianamente. Abbiamo Marcelo Lopez e Giacomo D’Ascanio, preparatori con cui lavoriamo ogni giono che ci aiutano in questo percorso, nel quale puntiamo a crerare dei giocatori. La vittoria o la sconfitta sono secondarie, anche se si lavora bene poi le vittorie arrivano di conseguenza”.

Non è un domanda che le ho fatto a caso, perché il nuovo progetto si basa proprio sulla crescita individuale dei ragazzi. Quindi direi che il suo pensiero e quello societario vanno a braccetto..
“Assolutamente sì. Questo è sempre stato il mio credo. Due anni fa con il mio amico Niccolò De Vico abbiamo messo su un camp per la crescita individuale dei giocatori. Questo per far capire l’idea di basket che ho io e di crescita per i ragazzi. La prima cosa a livello giovanile per me è la crescita del singolo”.

Se dovesse porsi un obiettivo a livello di risultati, dove le piacerebbe arrivare a fine stagione?
“Obiettivi, a livello di risultati, non me ne pongo io così come non se ne pone la società. Non è che non voglio rispondere alla domanda ma è chiaro che per tutto il discorso fatto fino adesso questo passa in secondo piano. Poi dico però che mi piacerebbe questi ragazzi potessero vivere l’esperienza di giocare partite da dentro o fuori perché penso siano molto formative non solo da un punto di vista puramente tecnico quanto mentale e di approccio psicologico. In tutto questo ci tengo a sottolineare l’apporto che Stefano Bianchi mi dà ogni giorno, un grande allenatore che mi aiuta a portare avanti questo nuovo percorso”.

Alessandro Burin
Foto di Camilla Bettoni

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