Prosegue il nostro viaggio nel mondo Varese BasketBall e questa volta a farci strada nella scopert del nuovo settore giovanile congiunto tra Pallacanestro Varese e Robur Et Fides è coach Andrea Mai, responsabile del gruppo Under 14 Elite, assistente di Marco Allegretti nell’Under 14 Gold e assistente allenatore del Campus Varese in Serie B.

Tanti compiti, una sola passione verrebbe da dire, ed è proprio così per coach Mai che ci racconta come sta vivendo l’integrazione nel nuovo mondo Varese BasketBall e come, tra Under 14 e Serie B, si sta sviluppando il processo di crescita dei ragazzi.

Dopo aver vissuto la realtà Robur Et Fides lo scorso anno, a distanza di qualche mese dall’inizio del nuovo progetto Varese BasketBall, quali sono i cambiamenti più significativi che riscontra?
“Io penso di essere forse l’unico che vive entrambe le realtà, ovvero la sponda Robur e quella Pallacanestro Varese, anche se poi confluiamo in un’entità sola e, a dispetto di tutti gli scetticismi su questo accordo, la sensazione che ho dopo 4/5 mesi è che tutti stiano lavorando nel modo giusto per andare in una buona direzione. C’è dialogo tra le due fazioni, ci si parla tra allenatori e c’è un ottimo corridoio di sviluppo per crescere insieme”.

Con il nuovo corso ha preso piede anche un progetto tecnico ben definito. Lei ha dovuto cambiare qualcosa nei propri metodi di lavoro per allinearsi alle nuove direttive?
“Premesso che a me piace ogni anno riuscire a mettere un pezzettino in più, qualcosa di nuovo nel mio percorso formativo, non ho dovuto cambiare granchè nella mia metodologia di lavoro perché, lavorando sulle fasce basse come Under 14, il focus principale lo si ha ancora sulla crescita individuale dei ragazzi, che poi è il mantra del nuovo corso. Quindi da questo punto di vista mi sono subito trovato a mio agio con la nuova filosofia tecnica societaria. Nel complesso non ho dovuto adeguare nulla, è stato un passaggio molto sereno”.

Oggi nel mondo Varese BasketBall si fa sempre meno selezione e si cerca sempre più di trovare il posto giusto per ogni giocatore, è vero?
“Assolutamente sì. Tant’è che bene o male abbiamo per ogni annata due gruppi, il che significa avere una media di trenta ragazzi ad annata. Questo agevola in due cose: la prima, che i ragazzi si sentano parte di un’unica grande famiglia e possano giocare a basket in un’organizzazione come la nostra, la seconda è che possano esprimersi al meglio del loro livello senza che nessuno venga lasciato indietro ma dando la possibilità a tutti di giocare. L’obiettivo non è vincere o perdere ma formare giocatori per il livello più alto possibile”.

Parlando più nello specifico del suo gruppo Under 14 Elite, arrivati al giro di boa stagionale, come valuta il lavoro fatto fino ad oggi e dove vorrebbe vedere un ulteriore step di crescita da parte dei suoi ragazzi?
“Sono molto contento del mio gruppo per il fatto che sono dei ragazzi super, mi trovo benissimo con loro dentro e fuori dal campo. Si applicano in palestra e sono molto attenti durante gli allenamenti. Per quanto riguarda i risultati di campo sono mediamente soddisfatto, ci siamo tolti qualche soddisfazione, poi vincere o perdere è relativo, però l’approccio fin dall’inizio è stato ottimo. Quello che mi piacerebbe vedere come step è una migliore gestione nelle partite punto a punto, che poi si possono vincere o perdere, ma è nella gestione del momento che vorrei vedere una crescita, una sorta di prova di maturità della mia squadra”.

Passando alla Serie B invece, dall’anno scorso a quest’anno è cambiato tutto. Il pericolo maggiore poteva sembrare quello di dover far crescere il gruppo pur con il rischio di perdere tante se non tutte le partite. Arrivati a dicembre possiamo dire che questo è stato scongiurato e state dando prova di una buona crescita giorno dopo giorno, o sbaglio?
“Premesso che, come diceva qualcuno, bisogna saper perdere quando fai giocare i giovani, quando fai un progetto di questo genere devi sapere a cosa vai incontro. Devo dire che, in un campionato molto spaccato, dove ci sono 3 realtà che fanno un torneo a sè, noi come Langhe o College che per progettualità siamo più indietro e poi un gruppone centrale che può vincere o perdere con chiunque, stiamo dicendo la nostra. I ragazzi hanno fatto dei passi in avanti, anche solo per il semplice fatto che molti di loro non avevano mai approcciato né ad una B né ad un campionato Senior in generale, esempio massimo è Zhao che oggi è il top scorer del girone con 18 punti di media e lo scorso anno faceva fatica in CGold. Stiamo crescendo in esperienza, anche guidati dalla sapienza di Marco Allegretti e a metà stagione devo dire che abbiamo portato a casa dei miglioramenti rispetto all’inizio dell’anno. Al di là dei risultati, c’è stato finora un percorso di crescita dei ragazzi importante. Nell’ultimo mese siamo cresciuti in difesa, vero, prendiamo ancora troppi punti, però il modo in cui li subiamo è diverso. Tutti i ragazzi hanno voglia, stanno approcciando bene al progetto e questo è molto importante”.

Infine le chiedo quanto è importante sentire la vicinanza costante della società e della Prima Squadra?
“Tantissimo. Scola addirittura a volte fa sedute individuali con i nostri ragazzi della B e questo non può che essere uno stimolo ed una fortuna, per loro come per noi, che da lui abbiamo solo da imparare. E’ chiaro che per noi sentire il sostegno e il seguito costante della Serie A, squadra e società, è importantissimo e molto costruttivo”.

Alessandro Burin
Foto di Camilla Bettoni

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