C’è una famosa canzone italiana che dice: “Ci vuole calma e sangue freddo, calma yeah“, ecco questo deve essere il mantra che dovrà accompagnare la Openjobmetis Varese da qui alla delicata sfida di Brindisi del 3 aprile, alle prossime gare, fino alla fine del campionato.

Una considerazione che arriva al termine della pesante batosta subita nel derby contro Milano, perso 95-77, con un divario ben inferiore a quanto mostrato in campo per 30 minuti, ovvero prima che i meneghini tirassero in barca i così detti remi per concentrarsi sugli impegni di Eurolega che l’attendono e che hanno riconsegnato a Varese una fragilità ed il sapore di una sconfitta davvero amara, che era stato quasi dimenticato.

Ci vuole però molta razionalità nell’analizzare una partita senza storia, in cui i ragazzi di coach Roijakkers non sono mai davvero entrati in partita, cosa mai accaduta nella gestione del coach olandese, con attenuanti però che sono ben più che pure scuse campate per aria.

Le due settimane passate, quella di Pesaro e questa, si sono portate dietro un virus influenzale che ha debilitato gran parte del gruppo, togliendo forza ed energia a interpreti di primo pelo della OJM come Sorokas e Vene, apparsi in riserva sia contro la Carpegna Prosciutto che contro l’Olimpia. Ma non solo, perché l’assenza dello scardinatore Marcus Keene, il giocatore capace di sublimare quel gioco fatto di rapidità ed imprevedibilità che ha reso di nuovo grande Varese, si sta facendo sentire più forte che mai.

A questo ci si aggiunga che le squadre di LBA hanno iniziato a studiare il nuovo modo di giocare varesino, soprattutto una squadra scafata ed esperta come Milano, che è riuscita a non fare mai alzare il ritmo e l’intensità a Varese, costringendola ad affidarsi alla propria sola pura tecnica, non certo l’arma migliore della OJM di oggi.

Varese si è riscoperta così nuda davanti ad una manifesta superiorità che ad esempio con l’altra capolista del campionato, la Virtus Bologna, non aveva palesato, mostrando un netto calo fisico come ammesso dallo stesso coach nel post gara, conditio si ne qua non delle difficoltà OJM, senza ritmo e con percentuali bassissime al tiro nei primi due quarti.

Ci vuole però calma e sangue freddo per analizzare il tutto, contestualizzando la partita ed il momento ma soprattutto il calendario e la classifica, perché in questo torneo basta un attimo per passare dalle stelle alle stalle. Varese ha in mano il proprio destino e può ancora sognare un finale di stagione inaspettato ma dovrà mostrare, ora più che mai, quella forza mentale che in campo fino a due settimane fa ha fatto la differenza, senza farsi travolgere da un vortice di negatività e paura che sarebbe molto pericoloso.

Alessandro Burin

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