In maglia rossoblù da quest’estate, Alessio Bernardi ha alzato un muro nella retroguardia della Varesina con il suo fisico imponente e i suoi 190 centimetri di altezza. Difensore centrale classe 1997, si è formato nelle giovanili del Como e dell’Inter prima di approdare alla Primavera del Cagliari. È proprio in questa piazza che nel 2015 ha esordito in Prima Squadra nel calcio professionistico, entrando dalla panchina nella gara di Coppa Italia contro il Sassuolo. Da lì, tanta esperienza in Serie D tra Pro Sesto e Borgosesia Calcio, fino all’ultima annata al NibionnOggiono, con cui lo scorso giugno ha vinto i playoff di Serie D. Questa stagione è quindi la sua prima avventura in Eccellenza, iniziata nel migliore dei modi con 25 punti in 12 partite e un quarto posto che, considerando le partite da recuperare, potrebbe durare ancora per poco.

Com’è stato il tuo approccio alla categoria dal punto di vista della squadra e della competitività del girone?
“Posso dire che in una squadra come la Varesina la differenza di categoria praticamente non si sente, perché a livello di strutture, preparazione e competenza dello staff e della dirigenza è una realtà persino migliore di tante altre di Serie D. Una società strutturata in questo modo è da prendere come esempio, e infatti anche la rosa allestita si compone di giocatori che hanno giocato in categorie superiori. Sono veramente contento di essere qui perché mi sono trovato in un ottimo ambiente che non ha nulla a che fare con il campionato che si sta facendo, quindi si cercherà in ogni modo di salire per conquistare la categoria che compete a questa società. Per quanto riguarda il girone, pensavo che avrei trovato un livello tecnico-tattico un po’ inferiore rispetto alla D, ma mi sono dovuto ricredere perché non ho notato questa differenza. Magari solo in qualche partita il tasso tecnico degli avversari era leggermente più basso rispetto al nostro, ma in quel caso era compensato da un’intensità fisica e da un livello atletico elevati. C’è anche da dire che quando una squadra incontra la Varesina mette sempre il cuore in campo, quindi non c’è mai stata una domenica in cui ci è sembrato di avere la partita in pugno. Per tutti questi motivi, penso che ci sia abbastanza equilibrio tra le due categorie. Difatti sto anche ritrovando in Eccellenza tanti giocatori con cui avevo giocato insieme in D, come Pedrabissi, e tanti altri che avevo incrociato da avversari, quindi ho avvertito ben poco questo balzo all’indietro”.

Guardando indietro, c’è un momento nella tua carriera che ricordi con particolare piacere?
L’anno scorso a Nibionno è stata una stagione speciale, non tanto dal punto di vista delle prestazioni personali, visto che avendo fatto una quindicina di presenze non sono stato uno degli attori principali, quanto per il gruppo che si era creato e per quello che abbiamo vissuto insieme. Da squadra che doveva salvarsi o che era già retrocessa a settembre, a giugno siamo arrivati terzi e abbiamo vinto i playoff, un’emozione che non capita tutti gli anni”.

Al tuo arrivo alla Varesina ti sei insediato sin da subito al centro della difesa. Come ti trovi con il resto della retroguardia e in particolare con il tuo compagno di reparto Gregov?
“Con Gregov mi trovo veramente bene: abbiamo fatto tutte le partite insieme, quindi si è creata quella sintonia che deve esserci in una coppia difensiva e che si ottiene solamente giocando. Paradossalmente negli allenamenti non siamo mai in squadra assieme, quindi questa intesa dobbiamo trovarla la domenica e devo dire che ci siamo riusciti sin da subito. Se per la questione della lingua sono più che altro io quello che parla con i compagni in campo, lui è un giocatore con molta esperienza che mi segue sempre in ogni manovra e i risultati concreti si vedono, dato che siamo la migliore difesa. Mi è capitato di fare coppia anche con Zefi, come nell’ultima partita contro il Verbano, e sono stato veramente contento perché pur non giocando insieme tutte le domeniche abbiamo disputato un’ottima gara riuscendo a portare a casa tre punti contro una squadra ostica”.

Con appena 10 gol subiti, come hai detto tu siete la miglior difesa del girone. Anche dal punto di vista personale è una bella soddisfazione, no?
“Sì, sono molto contento perché da difensore queste statistiche sono la prima cosa che vado a guardare. Sicuramente la squadra ha fatto bene perché è riuscita a subire poche reti, ma io cerco sempre di analizzare cosa si potrebbe migliorare. Per esempio, un dato che a me non piace molto è che prendiamo gol da sette partite di fila; è vero che non è mai stato più di uno, però sotto questo aspetto si può essere ancora più bravi e granitici perché le capacità non ci mancano. I buoni risultati ottenuti si devono a tutta la squadra, dai centrocampisti e dagli attaccanti fino a noi difensori, quindi si tratta di cercare il pelo nell’uovo per fare sempre meglio“.

Rispetto ad agosto la rosa è cambiata leggermente e avete perso degli elementi importanti come Erbini e Sogno, oltre a Romeo infortunato. Non sono mancati, però, i nuovi innesti. Pensi che il piatto della bilancia sia tornato in una posizione di equilibrio?
“Innanzitutto dispiace aver perso tre giocatori importanti, però vedendo i rinforzi della società in questi mesi, penso che meglio di così non si potesse trovare. García si è messo subito a disposizione contro il Verbano e Gaetano (Grasso, ndr) è un giovane che ci può aiutare sulle fasce. Scaramuzza sta già mostrando le sua qualità in questi primi allenamenti e Fumagalli è stato mio compagno di squadra per tre anni; oltre che un amico, è un giocatore preziosissimo che ha giocato sempre in categorie più alte, quindi rappresenta un valore aggiunto per la squadra. A parte lui, sto conoscendo tutti i nuovi arrivati e so che potranno darci una grossa mano”.

A meno tre dalla vetta con due partite in meno rispetto alle prime della classe, senza rinvii avreste potuto chiudere il girone d’andata in un’altra posizione. Pensando ai recuperi in sospeso (contro Accademia Pavese San Genesio, Base 96 Seveso e Settimo Milanese) confidate in un sorpasso a breve?
“Sì, il nostro obiettivo sarà di fare bottino pieno, pur sapendo che non sarà facile perché alla fine è sempre il campo a parlare. Non giocheremo contro nostre dirette concorrenti, ma paradossalmente le squadre sulla carta abbordabili sono le più difficili da affrontare, perché magari sono più chiuse e quindi fai fatica a trovare spazi e devi stare attento alle ripartenze. Se per un’imprecisione nostra o per bravura loro non riuscissimo a sbloccare subito la partita, con un pareggio sarebbe più quello che andremmo a perdere che quello che andremmo a guadagnare”.

Qual è secondo te il vostro punto di forza?
“Uno degli aspetti più importanti di ogni squadra è il gruppo che si crea. Siamo tutti bravi ragazzi e tra di noi c’è sempre una parola di conforto nei momenti difficili e la voglia di migliorare sotto ogni aspetto, fisico, mentale, tattico e tecnico. Questo affiatamento è molto importante perché aiuta anche i più giovani a fare allenamenti ad alta intensità e a rispondere al meglio quando vengono chiamati in causa. Un altro fattore è che in questo gruppo ci sono giocatori di altre categorie come Poesio, Mira, Fumagalli, Spadavecchia e tanti altri, oltre a giovani che dimostrano di avere grandi capacità e che con l’impegno costante in allenamento e in partita possono arrivare più in alto dell’Eccellenza. Quindi penso che il nostro punto di forza sia questo mix tra la coesione del gruppo e il lavoro tecnico svolto con il mister e lo staff, che ci aiuta a scendere in campo nel migliore dei modi”.

Da ultimo un commento sulla situazione attuale. Pensi che questo stop si farà sentire? Come stanno procedendo gli allenamenti?
“Noi abbiamo ripreso lunedì dopo una piccola sosta per il Capodanno e ovviamente la situazione non aiuta perché ci alleniamo senza sapere quando potremo scendere in campo. C’è una grande voglia di giocare e non poterlo fare innervosisce e fa perdere un po’ di vista l’obiettivo principale, ma ovviamente stiamo lavorando bene e mettendo benzina nelle gambe per cercare di essere pronti nel momento in cui verremo chiamati in causa per i recuperi o per il girone di ritorno. Questi giorni sono importanti per caricarci il più possibile e non dobbiamo assolutamente staccare la spina, in modo da farci trovare al top della forma per la ripresa”.

Silvia Alabardi
(foto di Enrico Scaringi)

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