Mi sono preso il giusto tempo e soprattutto creato l’ambiente idoneo per vederlo, cioè nel silenzio… Bellissimo, fluido, interessante ed emozionante per chi ha a cuore la Pro. Il giusto omaggio alla storia, al simbolo, il giusto messaggio per chi vuole coltivare una passione, un amore, un valore vero. E’ importante raccontarla, per non dimenticare, per imparare, per riflettere, per poter raccontare ai più giovani. Io personalmente ti ringrazio per avermi fatto passare 44 minuti di qualità, di lezioni di vita, di essermi sentito parte di una storia che porto dentro con orgoglio e umiltà, consapevole di aver fatto parte di un storia grande”.

La recensione di cui sopra è farina del sacco di Ivan Javorcic, uno che ha sempre mostrato rispetto per il valore pedagogico della storia. Nella vita ed ancor più nello sport. L’oggetto del giudizio metacinematografico (letto in testa alla proiezione) è invece “389 volte Pippo”, docufilm di Filippo D’Angelo con la consulenza giornalistica di Ottavio Tognola nucleo della serata amarcord andata in scena ieri al CineTeatro Lux di Sacconago di Busto Arsizio. Al centro la parabola umana e sportiva di Giuseppe (per tutti Pippo) Taglioretti, fagnanese classe ’36, primatista di presenze con la maglia della Pro Patria a quota (appunto) 389 (per il solo Campionato più 8 in Coppa Italia). Una vicenda esemplare di un’epoca (quella dell’universo tigrotto a cavallo tra l’età dell’oro dell’ultima Serie A nel 55/56 ed il successivo declino), utile al parallelismo con il calcio attuale. Rappresentato dalla presenza in sala dell’intera rosa attuale. Guidata in panca (neanche a dirlo) da un altro fagnanese, Riccardo Colombo, ideale erede in senso territorial/pallonaro del portato dell’indimenticato Pippo (“Mi ha scosso rivedermi nelle immagini da ragazzino”). Emozione condivisa con Eugenia Taglioretti e Federico (rispettivamente moglie e nipote) che hanno incarnato la famiglia per l’occasione.

Posto che la nitida sintassi filmica di D’Angelo e la impattante colonna sonora de L’Avversario sarebbero bastate ed avanzate per giustificare il mercoledì sinaghino, il protocollo dell’evento organizzato dal Panathlon Club La Malpensa con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Busto Arsizio ha previsto anche le parole. In ambito cronachistico, la scaletta ha visto sull’antipalco gli interventi del Sindaco Emanuele Antonelli (“Questa Pro Patria mi ha fatto tornare la voglia di tornare allo stadio”), della Presidente Patrizia Testa (“Mi piace pensare che il nostro Mister Riccardo Colombo sia il traino giusto per i miei ragazzi”), l’Assessore allo Sport Maurizio Artusa (“Serviva una serata esclusivamente dedicata alla Pro Patria nell’anno di Busto Arsizio Città Europea dello Sport”), dell’ex Responsabile della Comunicazione ed ora giornalista Sky Nicolò Ramella (“Il messaggio che mi sento di portare è che fare bene le cose semplici è la cosa più difficile”), del Capitano Giovanni Fietta (“Fondamentale promuovere certi valori”), del DS Sandro Turotti (“Abbiamo diversi giocatori oltre le 100 presenze, è la nostra politica”), dell’Assessore allo Sport di Fagnano Olona Dario Moretti (“Colgo l’etica di certe testimonianze”), dell’attuale Ufficio Stampa biancoblu Martina Crosta (“Questo documentario ha lasciato tanto alla squadra”), e del Parroco di Sacconago Don Claudio Caregnato (“Partire in 10 ed arrivare in 15. Questo è il vero successo per un gruppo squadra. Non il risultato sul campo” ).

Sul piano delle spigolature, invece, di livello il siparietto tra Turotti (“Ho visto che allora i campi erano messi male. Evidentemente non sono cambiate tanto le cose…”) e Antonelli (“Vuol dire che non c’è bisogno dei campi in sintetico”), rispetto alla datata vicenda dei campi di allenamento. E icastica la chiosa di Ottavio Tognola: “Oggi abbiamo giocato tutti la 390^ di Pippo Taglioretti”. Della serie, per chi avesse bisogno di un titolo…

A margine è ricicciata la questione dell’iconico gol di Taglioretti a Dino Zoff in un Udinese – Pro Patria dei primi anni ’60. Roba da tramandare ai nipotini. Anche se, per la verità, i tabellini non ne danno conto. Ma, come recita un vecchio adagio del giornalismo anglosassone: “Mai rovinare una bella storia con la verità”. Ecco, appunto. Grazie Pippo! E 389 di queste partite!            

Giovanni Castiglioni

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