Moralismi? No. Parliamoci chiaro: se c’è la possibilità di vincere chiunque lo farebbe a prescindere dal come e il Città di Varese non può essere criticato perché sta cercando di vincere un ricorso che salverebbe i biancorossi da una retrocessione sul campo. “Il fine giustifica i mezzi” disse uno dei più grandi pensatori italiani di sempre e, oltre 500 anni dopo, il pensiero di Niccolò Machiavelli è più che mai attuale: siamo in Italia (un po’ di sani stereotipi non fanno mai male) e fatta la regola ecco trovato l’inganno. Ma se c’è una regola questa va rispettata e, pertanto, il Varese ha tutte le ragioni del caso per portare avanti la propria battaglia.

Antefatto

Dopo una stagione disastrosa a livello sportivo (concentriamoci solo su questo), il Varese ha fallito lo spareggio salvezza di domenica scorsa contro la Folgore Caratese arrendendosi ai brianzoli con un dolorosissimo ma sacrosanto 2-0. Eppure già prima del match si respirava la sensazione che la partita non si sarebbe giocata solo in campo: porte troppo basse (2,36 metri da una parte, 2,39 metri dall’altra). Attimi di tensione, soluzione trovata sul momento: la Caratese aveva 45’ per regolamentare il terreno di gioco scavando sulle linee (guarda qui il video) e la missione è stata portata a termine con l’arbitro che ha dato il via libera al match avendo raggiunto l’altezza standard di 2,44 metri. Ecco l’inganno: sicuramente le porte sono state messe a norma, ma tutto il resto del campo? Di fatto si è giocato alla presenza di due avvallamenti agli estremi del terreno di gioco.

Fatto

Fughiamo ancora una volta ogni dubbio: il Città di Varese non è certo stato penalizzato da questo aspetto, visto che anche la Folgore Caratese ha giocato su quello stesso campo e lo ha fatto meglio, con più decisione e più voglia di vincere. Probabilmente anche lo scorso dicembre le porte erano già troppo basse (vero che il campo si usura, ma che i pali affondino nel terreno di una decina di centimetri in sei mesi è poco plausibile), eppure in quel caso andò tutto per il meglio visto che il Varese di De Paola vinse in rimonta 2-1. Episodio che l’allenatore dei brianzoli, nonché ex biancorosso, Giuliano Melosi non ha mancato di sottolineare lasciandosi andare ad un sincero botta e risposta online su Facebook con alcuni tifosi bosini. Gioco delle parti: il tecnico guarda al suo e difende (giustamente) il risultato del campo, i supporter biancorossi sperano (giustamente) di potersi appellare al regolamento. Mors tua vita mea.

Post-fatto

Primo tempo, secondo tempo, supplementari, terzo tempo e via ancora. Caratese-Varese non finisce certo qui: dopo il verdetto del campo, i biancorossi hanno presentato immediato reclamo che è stato respinto dal Giudice Sportivo. Visti i precedenti era lecito aspettarselo ma, proprio alla luce dei precedenti (Grosseto docet), era altrettanto ovvio che il Varese alzasse il tiro rivolgendosi alla Corte Federale d’Appello: i biancorossi si sono affidati all’Avvocato Mattia Grassani, volto noto in provincia visto che già nel 2005 aveva consentito al Varese di ottenere la Serie D tramite domanda di ripescaggio. Lo stesso Grassani, tra l’altro, proprio quest’anno ha permesso al Grosseto di vincere il ricorso presentato guarda caso alla Corte Federale d’Appello assicurandosi la vittoria per 3-0 a tavolino sulla Sangiovannese per un episodio analogo (altezza delle porte non regolamentare e risultato di 1-1 sul campo cancellato). Nei prossimi giorni il verdetto.

Misfatto

Detto del gioco delle parti, chiaramente anche i tifosi hanno opinioni contrastanti che confluiscono in un unico punto comune: il bene del Varese. A prescindere dai moralismi di cui sopra, qualsiasi tifoso spera che possa arrivare in fretta una vittoria a tavolino per garantirsi la certezza di restare in Serie D. A margine, poi, ci si potrà interrogare su quello che è stata la stagione, sulle scelte dirigenziali, sul rendimento della squadra e su qualsiasi altro fattore si voglia discutere. In ultima analisi, qualora il ricorso venisse accolto, sarebbe però altrettanto doveroso sottolineare l’ingiustizia di una immeritata retrocessione da parte della Folgore Caratese: a prescindere da quei (dannati, a questo punto) pochi centimetri che separavano la traversa dai 2,44 metri previsti dal regolamento, i brianzoli si erano conquistati sul campo il diritto di disputare un’altra stagione all’apice del dilettantismo visto che i punti raccolti in stagione non sono certo stati frutto delle porte più basse.

Qualora il ricorso del Varese venisse accolto in pochi si ricorderanno di questa partita proprio perché “il fine giustifica i mezzi”: se il fine è la salvezza allora qualsiasi mezzo va bene al Varese. Tra l’altro, lo stesso Machiavelli diceva anche: “Gli  uomini non operano mai nulla bene, se non per necessità”. Il Varese (e chi vi opera) ha bisogno di questa salvezza.

Matteo Carraro

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