Un anno fa il suo progetto sembrava solo una bella speranza in mezzo ad un mare d’incertezze. Oggi le sue idee, la sua professionalità e il suo coraggio hanno fatto sì che il mondo della Pallacanestro Varese si sia ribaltato, in meglio, riportando i biancorossi nei piani alti del basket nostrano. Di chi stiamo parlando? Ovviamente di Michael Arcieri.

Proprio con il GM biancorosso facciamo un punto della situazione al giro di boa del campionato, puntando il focus sulle prossime Final Eight di Coppa Italia e sulla crescita di staff e squadra avvenuta in queste prime 15 partite di campionato.

Più o meno un anno fa lei iniziava fattivamente il suo percorso in Pallacanestro Varese, con l’obiettivo di salvare una squadra in una situazione più che critica. Guardando ad oggi sembrano passati molto più di dodici mesi, è cambiato tutto…
“Sì, sembra passata una vita (ride, ndr). E’ stato un percorso rapido, oggi siamo in una situazione molto più tranquilla rispetto ad un annetto fa. Siamo contenti che la barca ora stia navigando in buone acque a velocità di crociera. C’è ancora tanto da fare, il nostro non è un percorso di uno o due anni ma a molta più lunga scadenza. Sicuramente siamo partiti bene, stiamo andando nella direzione giusta ma ripeto, non abbiamo fatto ancora nulla, al di là delle nove vittorie in campionato e dell’accesso alle Final Eight. Tre punti sono stati centrali nella nostra crescita finora: il primo è l’amore, l’entusiasmo e la voglia di seguire la squadra e la società che abbiamo riportato nel pubblico e questo ci dà tantissima soddisfazione; secondo punto è la cultura che stiamo costruendo, dalla squadra agli uffici a chiunque lavora nella nostra società. Il terzo punto è l’avere un’identità ben precisa, non solo riguardo allo stile di gioco ma all’idea che dobbiamo lavorare tutti in una certa maniera ogni giorno. Noi crediamo che possiamo avere successo solo partendo dalla strutturazione di una precisa identità e cultura. In questo senso stiamo facendo sicuramente bene. Poi è chiaro che i risultati sono importanti ma vanno di pari passo con questa crescita. Dobbiamo sempre essere ben focalizzati perché in questo campionato distrarsi non è permesso”.

Uno dei primi obiettivi della vostra gestione, quello di ridare credibilità ed immagine al marchio Pallacanestro Varese, lo state raggiungendo. Si sarebbe mai aspettato che avvenisse tutto in così breve tempo?
“Quando abbiamo iniziato con questo processo non ci siamo dati delle tempistiche per raggiungere quello o questo obiettivo. Quando quest’estate abbiamo costruito la squadra io, Luis e Matt (Brase), eravamo fiduciosi che potesse fare bene. Ad inizio stagione io ho parlato di obiettivi, ho detto che noi vogliamo entrare nei playoff ma po si sà che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. La nostra visione sicuramente prevede il tornare in Europa, giocare i playoff, essere una realtà che crede e punta a vincere qualcosa ogni anno. Noi siamo qui per vincere. Come ci si riesce? Facendo quello che ho detto prima, questa è la nostra idea. Vogliamo provare ad essere sempre più competitivi a tutti i livelli. Per rispondere alla domanda, io speravo di essere dove siamo, non potevo averne la certezza ma me lo auguravo. Avevamo tante incognite ad inizio anno: Brase era nuovo sia nel ruolo che nel paese, che nel tipo di basket, gli incastri tra giocatori non sapevamo se potessero essere azzeccati o meno, abbiamo avuto però fiducia nelle nostre idee”.

L’ha nominato lei, coach Matt Brase. Al termine di questo girone d’andata lo trova cresciuto e soprattutto come valuta finora la convivenza con coach Galbiati?
“Parto dalla seconda parte della domanda. La scelta di Galbiati è stata fondamentale per noi. Avere un coach con esperienza che potesse affiancare Brase, è stata una scelta che abbiamo fortemente voluto ed è un matrimonio che finora si sta dimostrando molto ben congeniato. Paolo, oltre che avere una grande conoscenza tecnico-tattica, riesce a trasmettere una fortissima passione per questo sport e questo è molto importante. Brase, dal canto suo, è una persona molto aperta anche nel lavoro, non è il tipo di allenatore che vuole decidere tutto lui e avere voce in capitolo solo lui, è felice quando sia Galbiati che Mandole intervengono e parlano con i giocatori e questo penso sia un aspetto fondamentale alla base del buon funzionamento della loro collaborazione. Questo lavoro di squadra si trasmette ai giocatori, li aiuta a capire quanto sia importante essere un gruppo affiatato ancor prima che una buona squadra. Andando su Brase, devo dire che dopo 15 partite sta facendo un lavoro davvero straordinario. Ero convinto della sua scelta ma non pensavo avesse questo impatto. Lavora davvero come un matto, guarda partite non solo del nostro campionato ma anche delle competizioni europee, vuole conoscere al meglio il contesto di gioco nel quale siamo. Se poi lo valutiamo dal punto di vista del rapporto con i giocatori, di gestione degli stessi, lui è fantastico ma lo è sempre stato, è il suo marchio di fabbrica. Non è una sopresa quindi ma è una bella conferma. A volte può sembrare distaccato ma in realtà lui ha un grandissimo fuoco dentro, un po’ come me, soprattutto nei minuti finali delle partite (ride, ndr)”.

Forse l’ultimo step che deve fare la squadra è nella gestione dei vantaggi. Tanti dicono che questo gruppo non possa gestire per filosofia di gioco e per caratteristiche dei giocatori, io invece sono convinto questa squadra possa e debba crescere sotto questo punto di vista. Lei come la pensa?
“Sono assolutamente d’accordo con te. E’ vero che abbiamo costruito la squadra per seguire una filosofia di gioco ben precisa nella quale, partendo dalla difesa, vogliamo attaccare velocemente il ferro nei primi secondi dell’azione ma quando c’è un vantaggio questo va gestito e lì noi dobbiamo migliorare. Il nostro gioco non è improvvisato o senza una logica, anzi, ed è per questo che sono convinto che i ragazzi possano crescere sotto il punto di vista della gestione dei possessi. Stiamo migliorando in questo e sono convinto che cresceremo sempre più”.

Andando sui singoli, l’Owens delle ultime due partite è sembrato un giocatore completamente trasformato rispetto al resto del girone d’andata..
“Senza dubbio le ultime due gare di Tariq sono state le sue migliori di questo inizio di stagione e lo dicono anche i numeri. Noto che sta giocando con un impatto maggiore sul match, sia mentale che fisico. Il gioco in Italia e in Europa è molto differente da quello a cui lui era abituato ma la sua intelligenza cestistica lo sta aiutando ad adattarsi sempre meglio. Penso che nella prima parte di stagione il recupero dall’infortunio al ginocchio e l’ambientamento fuori dal campo, dove ha cambiato usi, costumi e dmodi di vivere abbiano influito sul suo rendimento. Devo dire però che in questi mesi io in lui ho sempre visto un processo di crescita. E’ un giocatore che determina, che fa tante cose buone che magari non finiscono a referto: se noi possiamo correre in transizione è perché lui è un lungo veloce, se cerchiamo di giocare tanto mettendo palla sopra al ferro è grazie al suo atletismo. Sta imparando ancora molto, sta crescendo, sta facendo passi in avanti ma finora è stato molto importante per noi”.

Guardando alle Final Eight, incontrerete Pesaro ai quarti, che gara si aspetta?
“Sicuramente tosta. Contro Pesaro abbiamo giocato la peggior partita di tutto il nostro girone d’andata. Siamo entrati male in campo, abbiamo sbagliato l’approccio alla gara. Loro sono una squadra che ha tante armi a disposizione, ha giocatori molto versatili ed è brava ad affidarsi ad intepreti diversi a seconda dell’evenienza. Moretti, Cheatham, Rahkman, Kravic, hanno tanti giocatori che possono fare male in tanti modi diversi. Non dico è una squadra che gioca come noi ma è molto simile a noi nell’idea di cercare tanti più protagonisti possibili all’interno della stessa partita. Sono felice che prima di arrivare a questa partita avremo delle sfide in campionato molto probanti come Trento, Brescia e Tortona, contro le quali vogliamo riscattare le sconfitte dell’andata e che ci permettaranno di arrivare pronti a questa partita”.

Alessandro Burin

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui