Torniamo nell’ASD Cistellum Judo-Karate di Cislago, dove l’allenatore, arbitro nazionale UISP ed insegnante di difesa personale Iosif Fodor ci spiega la differenza tra il Judo tradizionale e quello sportivo, focalizzandone in dettaglio le tecniche.

Allenatore Fodor, come si avvicinò al Judo?
Da ragazzino, iniziai a praticare il pugilato ma successivamente in Romania mi appassionai al Judo grazie ad un Maestro rumeno, ingegnere, che nel periodo in cui visse in Marocco, lo praticò a sua volta sotto gli insegnamenti di un Sensei giapponese. Nel 2004 arrivai in Italia e ripresi a praticare il Judo, che comprende anche dei valori come l’onestà, amicizia e solidarietà. Il Judo sportivo richiede delle abilità motorie e include dei limiti per proteggere gli atleti, mentre quello tradizionale, oltre alle tecniche di leve e proiezioni, prevede anche quelle di pugni e calci. Il codificatore del Judo è Jigoro Kano, il quale importò le pratiche del Ju-Jitsu e le finalizzò allo sport. Per me è anche uno stile di vita, sono cintura nera al terzo dan, e dall’anno scorso ho acquisito la qualifica di allenatore Judo FIJLKAM. Ho la qualifica di insegnante di difesa personale secondo livello FIJLKAM. In precedenza, sono stato arbitro regionale di Judo ed attualmente ne sono arbitro nazionale, nell’ambito dei campionati UISP”.

Qual è il suo giudizio in merito alle gare?
Io ho arbitrato solo i duelli di Judo, noti come shiai, in ambito agonistico. Questa diffusa arte marziale nipponica per i bambini giova al contatto fisico. Fino all’età di undici anni, il combattimento può verificarsi anche tra un maschio e una femmina, perché è concepito come un metodo educativo. A partire dai dodici invece, si verifica la divisione sportiva tra il Judo maschile e quello femminile. Uno shiai si vince ottenendo l’ippon o il punto, nel momento in cui l’avversario è proiettato a terra sul dorso, oppure quando lo si immobilizza con una presa. Il duello di Judo dura in generale quattro minuti e chiunque esegua delle tecniche non ammesse, viene squalificato. Nel complesso, non avvengono scorrettezze”.

Quali cinture segue?
Dalle bianche alle nere. Il Judo nei bambini sviluppa le loro abilità motorie di base, mentre negli adulti e agonisti ne consolida quelle coordinative. Nel Judo è fondamentale il principio di flessibilità ed i judoka di tutte le cinture apprendono i diversi metodi per cadere correttamente. Ai bambini, che svolgono una ginnastica propedeutica al Judo, si insegnano le cadute di base, da seduti e successivamente, ai livelli successivi, anche quelle partendo da in piedi. Le cinture bianche, all’esame devono dimostrare di saper effettuare le cadute basilari, come quella all’ indietro, la rotolata in avanti, e quella laterale. Nel passaggio ad esempio, dalla verde alla blu, sono richieste sia le tecniche di base da fermi che quelle in movimento, mentre in quello dalla marrone alla nera, le cadute partendo dallo stare in piedi e quelle in movimento. Il Judo prevede diversi katà, ossia un lavoro tra due persone ma solo 7 sono risconosciute dal Kodojkan di Tokyo, che svolgono solo le cinture nere, perché nel percorso delle colorate, i judoka imparano le tecniche basilari”.

Cosa sono le leve e gli strangolamenti?
Le leve, proiezioni e strangolamenti, sono insegnate solo a partire dall’età di sedici anni, perché i judoka sono in grado di effettuarle con razionalità ed equilibrio. Fino a quell’età gli atleti apprendono invece delle tecniche di spazzata e gancio, oltre a delle proiezioni con braccia e gambe. Dopo i sedici anni, lo scopo delle proiezioni è quello di far perdere l’ equilibrio all’ avversario e portarlo a terra. Le leve, consentite solo all’ altezza del gomito, sono allungamenti o torsioni, fatte affinchè l’avversario si arrenda, battendo mani o piedi sul tatami. Sono consentiti solo gli strangolamenti utilizzando il judogi”.

Avete dei judoka agonisti?
Abbiamo dei bambini che svolgono le gare regionali di pre-agonistica, le quali prevedono degli shiai o duelli arbitrati, senza protezioni, perché non includono i colpi, dalla durata di un minuto o un minuto e mezzo l’uno; i tempi d’immobilizzazione del contendente sono di dieci o quindici secondi. I primi shiai, dalla durata di quattro minuti, si svolgono solo a partire dai diciotto anni”.

Quali sono i vostri obiettivi futuri?
Tra i miei personali, quello di ottenere la qualifica d’Istruttore di Judo e di formare delle persone oneste e solidali. Come società invece, vogliamo dedicarci con maggior attenzione, oltre agli agonisti, anche ai nostri judoka amatoriali, che sono in maggioranza”.

Nabil Morcos   

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui