Sembra sempre impossibile finché non viene fatto disse Nelson Mandela. 
Possibile ed impossibile sono gli aggettivi che si contrappongono e che raccontano a pieno l’ultima parte di stagione del Bosto. Dire che le cose non siano andate come ci si aspettava è quasi irrisorio, dai piani alti alle sabbie mobili c’è un abisso, e ci sarà tempo e modo per andare a scovarne le cause, ma l’ultimo mese, o poco più, è proprio il labile confine tra il “non ce la faremo mai” e il “possiamo riuscirci”, dove i gialloblù si sono aggrappati a quest’ultima affermazione come l’unica e l’ultima ancora di salvataggio presente sul pianeta calcio dilettanti. Ed è per questo che sono a galla, l’ossigeno scarseggia un po’, ma tiene “vivi”.

E noi vivi lo siamo sempre stati afferma il tecnico Davide Giardinie lo siamo ancora di più adesso, adesso che sappiamo di avere una chance e di potercela giocare fino in fondo”.
Le cose non sono andate come avremmo voluto e sperato, a fine stagione come sempre faremo il nostro bilancio, ora però guardiamo in faccia alla realtà, che questa categoria vogliamo tenercela stretta è un dato di fatto, che non faremo drammi nel caso in cui non dovesse essere così è un’altra costatazione logica”.

Spiegaci meglio.
Dobbiamo partire dal nostro progetto che è quello di lavorare con i giovani ed è ovvio che ci piacerebbe continuare a farlo in Prima Categoria, non siamo ipocriti, ma se così non dovesse essere non faremo drammi, anzi, coglieremo l’opportunità per capire i nostri errori, crescere, migliorare, la verità è che se non faremo tesoretto di questa stagione non ci sarà servita a nulla a prescindere dal risultato finale”.

Ti riferisci anche alla storia di questa società?
Soprattutto a quella, tanti dimenticano da dove siamo partiti, siamo nati nel 2017 e abbiamo sempre avuto la bravura ma anche la fortuna di lottare per i vertici, quest’anno si è invertita la rotta e al di là delle considerazioni che ci hanno portato a questo, non possiamo dimenticare il nostro percorso, il nostro vissuto, saremmo folli se lo facessimo e non avrebbe capito il senso di questo club, un club che punta sulla crescita, sull’evoluzione, sui miglioramenti, sulla coesione, non faccio il “fenomeno” dicendo “a noi il risultato non interessa”, perché soprattutto per i grandi è ovvio che poi tutto passi da lì, ma resto fermo nel dire che non è mai stata la nostra priorità, ho sempre pensato, io come tutti qui, che noi siamo “diversi”, non migliori o peggiori di nessun altro, ma diversi sì, e credo che la nostra differenza passi soprattutto da qui”.

È a questo “diversi” che vi siete attaccati per vivere nel miglior modo possibile questa stagione e soprattutto questa parte finale?
Sì, esatto, è proprio quello. Forse non verrò creduto quando dico che siamo sereni, e lo eravamo anche due mesi fa, ma effettivamente se non lo fossimo stati non avremmo potuto ottenere quei punti che oggi ci permettono di respirare e di giocarci ancora tutto”.

Ci racconti il finale di Olimpia?
Incredibile davvero. Al 93’ eravamo sotto di un gol dopo un secondo tempo in cui, a mio avviso, avremmo meritato di più, troviamo il pareggio e ci gettiamo in avanti, da una palla inattiva nasce il 4-3 che però in un primo momento il direttore di gara non convalida sostenendo che la passa non fosse entrata, fortunatamente ci ripensa e non lo dico perché sono di parte ma davvero la palla sarà stata dentro di un metro, e vinciamo la partita. E con questi tre punti siamo ancora qui”.

Ed ora arriva il Laveno in quella che deve necessariamente essere “la partita della vita” seppur il vostro destino non dipende solo da voi.
Credo che nemmeno tu che segui questa categoria da anni ti sia mai trovata al cospetto di una situazione così intricata in zona playout perché può succedere di tutto. Noi dobbiamo vincere e anche sperare, sperare che Lonate o Veniano non facciano punti perché in quel caso resteremmo nella soglia del distacco per giocarci un playout con una delle due, ma anche Victoria e Valceresio sono dirette concorrenti, potremmo arrivare a pari punti, potremmo giocarci la post season con loro, potrebbe davvero succedere di tutto”.

Attenzione perché c’è anche un’ipotesi spareggio.
Esatto, anche quello. Nel caso in cui il distacco fra la penultima e la 12esima in classifica fosse maggiore di sei punti, allora potremmo parlare di retrocessione diretta e quando c’è di mezzo un titolo, una promozione o una retrocessione diretta, in caso di pari punti, si procede con lo spareggio, dove chi perde scende di categoria, chi vince si gioca il playout, insomma davvero un milione di casistiche”.

Hai citato Victoria e Valceresio, squadre che insieme a voi lo scorso anno erano nella situazione diametralmente opposta, come ti spieghi questa debacle comune?
Io credo che giocare un buon calcio non sempre ti porti a vincere le partite ruvide, e quando giochi per non retrocedere quelle che devi vincere sono proprio le partite ruvide, anche se non è nella tua indole, semplicemente noi e loro non eravamo abituati a questo tipo di sfide e non avevamo mai sviluppato la capacità di portarle a casa”.

Hai qualche rimpianto per questa stagione?
Solo quello di aver lasciato dei punti per strada, per il resto no, ripeto sono stati fatti degli errori ma li utilizzeremo come spunti per crescere, per il resto no, nessun rimpianto”.

Oggi cosa auguri al Bosto e cosa pensi che si meriti?
“Io credo che meriti di allungare la stagione, siamo sempre stati allineati e abbiamo sempre remato tutti dalla stessa parte, questo ci tengo a sottolinearlo perché i ragazzi e lo staff hanno sempre dato il massimo, in generale siamo in un momento brutto in cui il “bello” è che non è ancora finita e che diverse squadre si stanno giocando traguardi importanti, vedi il Gallarate che affronterà proprio il Lonate, però è ovvio che noi guardiamo in primis in casa nostra, spero avremo davvero la possibilità di non chiudere l’annata domenica”.

I ragazzi, gli allenatori, lo staff, i tifosi, e Davide Giardini? Non parli mai di te ma tu cosa ti porti dietro da questa stagione a prescindere dal risultato?
Mi porto dietro un’esperienza incredibile, la capacità di aver fronteggiato situazioni diverse, ma soprattutto la certezza di non potermene mai andare da qui. In tanti mi hanno detto “Poi ti prendi una pausa? Cambi aria? Molli un po’ il colpo?” …impossibile! Io sono ancora più innamorato di prima di questa società, il legame che già c’era prima si è cementificato, sono ancora più convinto del lavoro che stiamo facendo, devo dire tanti grazie ma soprattutto uno al direttore Brattesani, ci saranno tante riflessioni ma per me personalmente è una stagione da freccia in su per tutto quello che ho vissuto e che ho imparato”.

Mariella Lamonica

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