La sconfitta interna contro il Chisola ha aperto ad una settimana di riflessioni in casa Varese: con l’Alcione scappato a +11 (in attesa dell’esito del ricorso del Bra) e un’evidente alternanza tra gioco/non gioco, ci si interroga su quale potrà essere il prosieguo del campionato biancorosso.

Quella di domenica è stata la prima sconfitta stagionale (derby di Coppa Italia a parte) con più di un gol di scarto, nonché la prima partita con più di due reti al passivo. Tra i demeriti biancorossi spiccano ovviamente anche i meriti di un Chisola che, a scapito di una tradizione non certo paragonabile a quella bosina, si è dimostrato più cinico e compatto, riuscendo a trovare sistematicamente dei punti di cedimento nella difesa biancorossa approfittando del lavoro di Ponsat tra le linee, della velocità di Rizq e dell’abilità nell’aprire il gioco sugli esterni con lanci lunghi a scavalcare il centrocampo.

Se il Varese ha sofferto come non mai in difesa, anche l’attacco (già ben noto tallone d’Achille) non ha certo brillato. L’esperimento di Furlan prima punta non sembra esser riuscito, perendo di qualità sull’esterno e costringendo Banfi ad un maggior lavoro di sacrificio; mancando ampiezza anche Liberati ha faticato a costruire gioco, limitandosi a qualche acuto individuale che non ha avuto seguito. Il peso offensivo è arrivato nella ripresa con gli ingressi di Guri e Di Maira: il primo ha provato a mettersi in luce con qualche bella giocata sull’out, mentre il secondo ha preso possesso dell’area di rigore senza però di fatto avere un solo pallone giocabile. Una giornata storta condita anche dal giro a vuoto del centrocampo con un Palazzolo spento, un Mandelli costretto agli straordinari per arginare gli avversari e un Vitofrancesco che ha provato a salvare il salvabile.

Una serie di campanelli d’allarme che dovranno essere spenti il prima possibile. A tal proposito la posizione di mister Cotta non è in dubbio, anche se la dirigenza biancorossa si aspetta comprensibilmente un cambio di passo a livello di atteggiamento e di rendimento. Se per i tifosi il campionato è andato, la matematica dice ben altro con 63 punti ancora a disposizione che potrebbero proiettare il Varese a quota 89. Sia chiaro, è alquanto utopistico pensare che i biancorossi possano inanellare un filotto di 21 vittorie consecutive da qui alla fine del campionato, ma fare meglio degli ultimi sei risultati utili consecutivi (prima del ko di domenica) è d’obbligo.

Prendendo in esame il Girone A (raggruppamento sempre a 20 squadre), l’anno scorso il Sestri Levante chiuse con ben 94 punti un campionato straordinario sotto tutti i punti di vista. Il Novara la stagione precedente vinse con 85 punti, mentre l’anno prima ancora il Gozzano si “limitò” a 78. La proiezione stagionale porterebbe idealmente intorno agli 80 punti: traguardo difficile da raggiungere per un Varese che dovrebbe perdere appena 9 punti su 63 a disposizione (ad oggi i biancorossi ne hanno totalizzati 27 su 51 senza considerare la penalità di -1 che, comunque, influisce). Dall’altra parte l’auspicio è che però possa arrivare un cambio di passo che porti la squadra ad un’ascesa verticale sia dal punto di vista qualitativo sia, di conseguenza, in classifica. E, per intenderci, le qualità ci sono. Il Varese non sarà certo la squadra dal gioco più spumeggiante della categoria, eppure in alcuni frangenti delle 17 partite viste fin qui, i biancorossi hanno saputo regalare sprazzi di grande calcio con triangolazioni nello stretto e giocate di assoluto livello. La pecca più grande è stata ovviamente la mancanza di continuità, dando l’idea di una squadra che vive di fiammate.

Di fiammate, molto probabilmente, si dovrà vivere anche domenica prossima a Voghera, visto che il terreno di gioco del “Giovanni Parisi” versa in condizioni decisamente pessime e non sembra poter offrire i margini per il tanto bramato calcio champagne. Paradossalmente giocare in un campo del genere potrebbe però far scattare la scintilla visto che si andrà incontro ad un match di assoluta garra; una partita da Varese che, se affrontata (e chiusa) nel modo giusto, aprirebbe ad un nuovo campionato.

Matteo Carraro

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