Raccontare il passato di David Silva Fernandes è quasi facile, basti pensare alle strade del Brasile che raccolgono bambini con le ginocchia sbucciate ed un pallone tra i piedi, basti pensare ad un viaggio d’oltreoceano con una valigia di cartone piena di sogni e sulla carta d’identità 14 anni appena, basti pensare al Bologna che ti dà una chance enorme e due anni di grandi prospettive. E poi metti in fila Chievo Verona, Trento, Gozzano, Varese, Legnano, Borgomanero…un’Italia girata in lungo e in largo, sempre con quegli occhi pieni, con la testa da professionista vero ed una passione troppo grande da poter misurare a parole.
Poi ci pensi bene e bastano 30 minuti al telefono per capire che anche raccontare il presente ed il futuro di David Silva Fernandes è facile, perchéQuella passione è la stessa, la stessa del me bambino a 7 anni per le strade del Brasile, non sono mai cambiato, prima di ogni partita ho ancora quell’adrenalina addosso, e finchè c’è, aiutato anche dal fisico, come faccio a smettere?”.

Classe ’86, stai per iniziare l’ennesima stagione in prima squadra, al Cantello Belfortese, da capitano e leader, sei uno dei nomi “più importanti” di questo campionato.
Davvero dici? Grazie per queste parole, ma credo ci siano tanti giocatori forti in questo campionato, poi senza la regola dei fuoriquota il livello si alzerà ulteriormente, tante squadre punteranno a stare ai vertici della classifica, credo sarà un campionato diverso da quelli del passato”. 

Un campionato diverso dove torna il Cantello Belfortese: quali sono i vostri obiettivi?
Siamo una squadra neopromossa e nella nostra testa c’è un unico obiettivo, salvarci il prima possibile. Mai come quest’anno dobbiamo partire con i piedi per terra, convinti dei nostri mezzi ma consapevoli anche di dover lavorare sodo e sudarci ogni punto, non possiamo fare un altro campionato di sofferenza come già successo in passato, salvarci al più presto serve anche per essere sereni, e quando sei sereno poi lavori diversamente”.

Come è stato l’approccio con il nuovo allenatore Mario Fusillo? E con i compagni appena arrivati?
Non lo conoscevo e devo dire che mi sto trovando bene, non abbiamo avuto molto tempo per confrontarci, ci siamo messi subito al lavoro e posso dire che è molto preparato e che sta dimostrando voglia, ora tocca a noi giocatori seguirlo e dimostrare sul campo, devo dire che dai nuovi ai vecchi vedo grande impegno, dobbiamo continuare con questa concentrazione”.

Sei in questa piazza da quattro anni e l’hai sempre definita una piazza “speciale”, da cosa è dettato questo legame?
Cantello mi ha accolto nel miglior modo possibile ed ogni giorno dimostra una passione immensa, a partire dai presidenti, sempre presenti, qui c’è gente che ci mette l’anima e lo fa nelle piccole e nelle grandi cose, un magazziniere che aspetta le 22.30, quando finisci gli allenamenti, per ritirare il materiale, pulire gli spogliatoi, è perché ha passione e per questa sacrifica tutto, anche la famiglia, queste cose non ci sono ovunque, vanno capite, e quando scendi in campo devi sapere che la corsa in più devi farla soprattutto per quello che hai alle spalle, per quello che non tutti vedono, io lo dico sempre se capisci questo sei un passo avanti, il dispiacere più grande è stato retrocedere in Seconda Categoria con un club che meriterebbe altri palcoscenici, anche la Prima gli sta stretta a mio avviso, ma ora siamo qui in punta di piedi, ed in punta di piedi dobbiamo mettere in fila un passo dopo l’altro per raggiungere i nostri obiettivi”.

A Cantello ti hanno dato in mano anche le chiavi del settore giovanile, ti piace questo ruolo? Come state lavorando?
Ecco vedi, la fiducia che questa società ha riposto in me anche affidandomi la parte più giovane, è un altro elemento che mi rende orgoglioso, fare calcio a Cantello non è facile perché non parliamo del centro del mondo, eppure si lavora con attenzione, con serietà, con un pulmino che va a prendere i ragazzi e li porta al campo, quest’anno abbiamo aggiunto circa 50 nuovi iscritti, dei 2009 faremo due squadre, mi arrivano messaggi di genitori che mi ringraziano dopo solo una settimana di allenamento (sospira ndr)…quello che posso dire è che farò sempre del mio meglio per ripagare la società e per aiutare questi ragazzi a crescere, nella speranza di vederli un giorno, chissà, magari in una squadra professionistica, ma soprattutto nella nostra prima squadra, ecco un altro obiettivo che mi sono prefissato”.

Un giocatore con la tua esperienza, con la tua leadership, è un faro per i compagni: dicci la verità ti ascoltano o sbuffano?
(Ride ndr) “Io provo a farmi ascoltare, tanti mi chiedono consiglio, dal canto mio io chiedo loro serietà, lo so che questo è un divertimento e non un lavoro, ma l’impegno preso vale tutto, nella mia carriera mi hanno sempre insegnato ad avere rispetto ed è quello che provo a trasmettere, poi sono il capitano, il giocatore più esperto, per me dare l’esempio è tutto, il giorno in cui non potrò permettermi di essere d’esempio perché la mia testa ed il mio fisico non me lo concederanno, allora saprò che avrò una passione che non morirà mai ma che sarà anche giunto il momento di smettere. Cosa consiglio loro?prosegueDi sacrificarsi, senza sacrificio non vai da nessuna parte. Sai, se tu vuoi fare l’avvocato studi, t’impegni e prima o poi diventi un avvocato, nel calcio non è sempre così perché per arrivare nel mondo dei professionisti il sacrificio non basta, ma se non parti da quello sai di aver perso già in partenza”.

Questo è il tuo presente, ma il futuro? Ti ci vedi nel ruolo di allenatore di una prima squadra?
Devo dire la verità, sto studiando e sto lavorando molto anche in questo senso perché mi piacerebbe fra un paio d’anni mi venisse data quest’opportunità, non dico che sarò all’altezza, poi i risultati diranno la loro, ma ho troppa passione e vorrei provare, già vedere crescere i ragazzini è una soddisfazione enorme, con i grandi sarebbe molto più difficile ma anche stimolante, vedremo cosa succederà ma ripeto, mi piacerebbe molto”.

E nel frattempo in questi due anni dove lo porti il Cantello Belfortese? Ti piacerebbe magari chiudere con un playoff?
A dire il vero mi piacerebbe chiudere con una promozione, sarebbe il giusto merito per questa società, non quest’anno però, lo ribadisco, quest’anno conta solo la salvezza, poi se dovesse arrivare qualcosa in più ci penseremo, ma quest’anno il nostro obiettivo deve essere quello”.

Il presente parla anche di Morazzone, vostra prima avversaria in campionato, subito un impegno tosto.
Abbiamo una partenza davvero difficile, a partire dal Morazzone che è una squadra che arriva dalla Promozione, che ha tanti giocatori forti, come ad esempio Libralon, e che nonostante fosse già uno squadrone ha aggiunto qualità…c’è un giocatore che conosco e con cui ho giocato che per me non c’entra niente con il calcio dilettanti, lui è davvero un acquisto super. Di chi parlo? Parlo di Riccardo Da Pos, un valore aggiunto per una squadra già fortissima”. 

Metti il Morazzone tra le favorite alla vittoria finale? 
Assolutamente sì e lo faccio insieme all’Olimpia Tresiana che non solo ha allestito una grande squadra ma che ha un presidente, che conosco bene, a cui stava stretta la Promozione qualche anno fa figuriamoci la Prima Categoria, poi non è certo uno che si tira indietro, ed insieme al Luino, di cui, confesso, non conosco bene difesa e centrocampo ma conosco bene l’attacco, là davanti sono fortissimi con Lercara che è un giocatore molto molto forte, abbiamo anche giocato insieme, e con Pavanello, altro attaccante che mi piace molto”. “Aspetta aspetta”. Dimmi. “Quasi mi dimenticavo, non posso non dire la Nuova Abbiate tra le favorite. La squadra non la conosco a fondo ma conosco bene Cristian Caon, lui è veramente bravo e nella sua testa punta sempre a vincere, ecco per me le favorite sono loro quattro”.

E tu cosa ti auguri per te e per i tuoi compagni in quest’annata?
Io mi auguro di stare bene per poter dare il meglio di me e alla mia squadra auguro di poter raggiungere la salvezza quanto prima per mettere al sicuro una stagione in cui dobbiamo divertirci ed essere sereni”.

Qualche mese fa lessi questa frase: “Quando ero ragazzino un mio vecchio allenatore ripeteva sempre “Ragazzi quando vedete un pallone, vi devono brillare gli occhi. Nel momento in cui questo non succede più, vuol dire che è finita”; aveva ragione…per il me il pallone è ancora il migliore dei diamanti in circolazione, è la mia cura al tempo che passa”. Firmato Fabio Quagliarella. 
Facciamo un patto David? “Sì, finché mi brillano gli occhi”.

Mariella Lamonica

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui