La stagione appena conclusa è stata, per Carola Cavelli, indubbiamente, la migliore della sua giovane carriera. Dal primo punto WTA in singolare, ottenuto a Monastir, alla prima semifinale a livello ITF in quel di Solarino. Insomma, una serie di buoni risultati, sia in singolare che in doppio, che l’ha portata sino al proprio best ranking di 1189 WTA. Per ripercorrere tutte le tappe che l’hanno portata a raggiungere questo livello, l’abbiamo incontrata e le abbiamo fatto qualche domanda

Partiamo dall’immediato. Come stai e come procede la preparazione?
“Tutto bene, grazie. Anche per la preparazione in vista della nuova stagione è tutto a posto. Saranno sei settimane intense. Due sono appena passate e le ho svolte al mio circolo (Parabiago, ndr). Dopodiché partirò per Barcellona per giocare un torneo di esibizione, chiamato UTR Pro Series, dove mi confronterò con atlete del mio livello e anche superiori. Questo mi servirà a mettere un po’ di benzina nel motore e non perdere l’abitudine ai match. Dopo due settimane in Spagna, ultimerò la pre-season ancora a Parabiago, col mio coach Mauro Arnone e il preparatore atletico Davide Moneta. Spero di riuscire a fare tutto al meglio”.

Riavvolgiamo invece un attimo il nastro e ripercorriamo dall’inizio la tua carriera. Come hai cominciato ad appassionarti al tennis?
“Ho iniziato a giocare all’età di sei anni con il maestro Paolo Zingale di ASD Tennis Time. È stato subito amore a prima vista. Fino a dodici anni, però, la mia attività è stata più che altro ludica. In quel periodo ho fatto uno step successivo, cominciando a giocare tornei e fare del vero e proprio agonismo. Infine, a quattordici anni, ho compiuto un ulteriore passo in avanti, iniziando ad allenarmi tutti i giorni al TC Gallarate. Questo passaggio mi ha fatto capire ancora di più la volontà di provare ad essere una professionista. Il percorso per consolidarmi è ancora lungo, ma ce la metterò tutta”

È proprio durante questo periodo che hai cominciato a giocare anche tornei internazionali, giusto?
“Giustissimo. Tra i quindici e i sedici anni ho intrapreso, non in maniera continuativa, la carriera Junior. Ho avuto un best ranking di 500 ITF (classifica Under18, ndr). Poi però, per me come per molte altre ragazze, la carriera junior è stata solamente una palestra per evitare di entrare senza esperienza nel circuito maggiore. Infatti, già da quei momenti, ho iniziato a giocare anche tornei del circuito pro, partendo dalle qualificazioni. La differenza con le giocatrici più esperte, come è ovvio che sia, l’ho sentita tanto, ma non vedevo il mio livello così distante”.

Arriviamo, dunque, a quando decidi di trasferirti a Palermo. Perché questa decisione comunque non facile per una ragazzina?
“Avevo solo sedici anni, ma sentivo che sarebbe stata l’esperienza giusta nel momento giusto. Allenarsi all’accademia di Francesco Cinà, ex coach di Roberta Vinci, con tante ragazze e ragazzi di ottimo livello, mi avrebbe portata, nella mia testa, a giocare un tennis ancora migliore e colmare le mie lacune. E così è stato. Oltre a questo, la crescita e le esperienze a livello umano che ho fatto a Palermo mi sono servite tanto per crescere. Durante quei due anni mi sono allenata tantissimo, ho fatto più che altro attività nazionale a livello Open ed ho imparato tanto, dentro e fuori dal campo. Ho fatto anche tante amicizie che mi porto ancora dietro, ad esempio quella con Roberto e Filippo (Marcora e Baldi, ndr), che vivevano con me”.

Nonostante tu ti sia trovata bene, hai deciso di tornare a casa. Come mai?
“Tutte le cose belle nella vita finiscono (ride, ndr). L’avvento del Covid mi aveva già riportata dalla mia famiglia, a Busto Arsizio. Durante il lockdown, in cui ho potuto allenarmi pochissimo, ma sono stata tanto con i miei cari, ho capito veramente la loro importanza. Allora, mi sono messa a cercare un circolo ed un maestro che mi potessero far migliorare ulteriormente. Questa realtà l’ho trovata con Mauro Arnone al Circolo Tennis Parabiago”.

A proposito, so che siete un bel gruppo di ragazze e che vi state togliendo tante soddisfazioni nei campionati a squadre..
“Proprio così. La cosa più bella e importante è che siamo un bel gruppo, amiche dentro e fuori dal campo, ci aiutiamo e supportiamo a vicenda. Abbiamo raggiunto dei bei risultati, oltre che per il nostro livello tecnico, anche per l’affiatamento che abbiamo. In tre anni sono arrivate due promozioni e dalla serie C, l’anno prossimo, ci troveremo in B1. Anche questa sarà un’esperienza entusiasmante che ci darà modo di affrontare giocatrici forti, ma noi ci metteremo tutte noi stesse”.

Facciamo ancora un passo in avanti, oltreconfine. Come sono state le sensazioni di prendere i tuoi primi punti WTA?
“I miei primi punti sono arrivati al termine del 2021 a Monastir (Tunisia, ndr) , ma quelli veri e propri, conquistati superando i turni nei tabelloni principali ITF, sono arrivati quest’anno. L’emozione è stata tanta ma ero e sono consapevole che siano solamente un punto di partenza. La prima parte del 2022 è stata caratterizzata, per me, da tanta attività nazionale Open, per entrare in ritmo. La valutazione fatta è stata corretta e ha dato i suoi frutti, dato che la maggior parte dei miei risultati positivi sono arrivati da giugno in poi”.

Arriviamo quindi a novembre, quando hai raggiunto le semifinale all’ITF di Solarino
“Che settimana è stata, quella! Dalle qualificazioni del torneo sono arrivata fino alla semifinale, dove, purtroppo, ho perso da una giocatrice più forte ed esperta di me. Non pensavo di poter giocare così bene sui quei campi in erba sintetica, mi sono anche un po’ stupita di me stessa (ride, ndr). Aver battuto delle giocatrici di ottimo livello, in quella manifestazione, mi ha dato tanta consapevolezza per poter andare avanti ancora con più forza e volontà. È stato il livello di gioco più alto che abbia mai raggiunto, ma so che posso e devo mantenerlo costante durante molte settimane e molti tornei per poter fare un altro passo in avanti”.

Concludiamo con i buoni propositi per l’anno nuovo
“L’obiettivo principale è quello di giocare ad un buon livello, con continuità. A livello tecnico ho ancora tante cose da sistemare, proverò a farlo. A livello invece di classifica, non ho un obiettivo preciso. Sicuramente mi piacerebbe salire ancora, lavoro per questo. Sono sicura però che, giocando senza pressione e divertendomi, il lavoro fatto sul campo mi ripagherà. E poi, alla fine, il ranking è la proiezione dei risultati e della continuità. Se giocherò bene e metterò in pratica ciò che ho imparato, la classifica migliorerà senza accorgermene.”

Filippo Salmini

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